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Prova di forza in Iraq tra governo e milizie filo-iraniane

Dopo l’arresto di un capo delle Forze di Mobilitazione popolare (Pmu) accusato di terrorismo la capitale è stata sotto assedio dai miliziani fedeli a Teheran per 5 ore

È stata una giornata di alta tensione quella di ieri a Baghdad a causa di una nuova prova di forza registrata tra il governo del premier, Mustafa Al-Kadhimi, e le Forze di Mobilitazione Popolare (Pmu), con il primo accusato di essere al servizio degli Stati Uniti e le seconde di essere la lunga mano del regime iraniano. La giornata di tensione, iniziata all’alba con l’arresto di Qasim Musleh (nella foto), capo delle Pmu della provincia sunnita di al-Anbar, accusato di terrorismo, è culminata nel tardo pomeriggio con un ingente dispiegamento di uomini e mezzi delle Pmu che hanno messo sotto assedio la Zona Verde di Baghdad per terminare in serata con una mediazione di alcuni esponenti politici sciiti che ha portato ad una semi-liberazione di Musleh.

Il colpo a sorpresa del governo di Al-Kadhimi è scattato all’alba di ieri 26 maggio, quando i servizi segreti hanno arrestato il comandante delle Pmu di al-Anbar, Musleh, con l’accusa di essere dietro alla lunga scia di omicidi avvenuti nei mesi scorsi in Iraq ai danni degli attivisti politici che contestano lo strapotere delle formazioni filo iraniane nel Paese. Il Comitato anticorruzione dell’agenzia di intelligence ha arrestato Musleh, con l’accusa di aver assassinato gli attivisti Ihab Al-Wazni e Fahim Al-Taie di Karbala. La reazione a questo intervento delle autorità non si è fatto attendere, con le Pmu, sostenute da diverse formazioni politiche che hanno anche un braccio armato, come Hezbollah iracheno, che hanno sempre più la necessità di dimostrare di comandare nel Paese. In seguito all’annuncio dell’arresto di Musleh, la Green Zone nella capitale è stata completamente chiusa a causa delle minacce di protesta delle fazioni filo-iraniane.

Questo perché nel primo pomeriggio di ieri le Forze di mobilitazione popolare avevano dispiegato i loro uomini per le strade di Baghdad e nelle vicinanze della Zona Verde, prendendo il controllo della porta d’ingresso di questo quartiere, dalla direzione del “ponte sospeso”. Hanno inoltre circondato diversi edifici sensibili, sedi dei palazzi governativi e delle ambasciate straniere, compresa l’abitazione del premier.

La milizia Pmu ha anche inviato rinforzi da Babilonia a Baghdad con l’obiettivo di esercitare in questo modo pressioni sul governo per ottenere la liberazione del loro dirigente arrestato.

Per tutta risposta i carri armati dell’esercito iracheno sono entrati in alcuni quartieri della Green Zone, con l’ordine di impedire l’ingresso dei convogli militari delle Pmu in viaggio verso Baghdad.

Nel timore di possibili scontri tra le parti, nelle ore di massima tensione in città, l’ufficio stampa dell’esercito iracheno ha assicurato che “l’arresto di Musleh è stato effettuato in conformità con la legge. Tutti i servizi militari e di sicurezza sono affiliati al Comandante in Capo Al-Kadhimi, nelle operazioni che svolgono”. A difesa delle Pmu sono scese in campo anche altre formazioni, come Hezbollah iracheno che ha parlato di una provocazione e ha chiesto un governo di emergenza, ma anche la milizia, molto attiva nella zona di Nassiriya, di “Asaib Ahl al-Haq” associata alle Guardie rivoluzionarie iraniane. Il suo capo Kais Khazali, ha commentato che lo scopo dell’arresto fosse quello di “mescolare le carte e cercare di annullare le elezioni del 10 ottobre prossimo”. Khazali ha chiesto alle forze di sicurezza irachene di consegnare il leader arrestato alle Forze di sicurezza delle Pmu, soluzione alla quale poi si arriverà in serata per porre fine all’escalation che avrebbe potuto portare Baghdad nel mezzo di una guerra civile.

Un altro esponente di “Asaib Ahl al-Haq”, il deputato iracheno del gruppo parlamentare “Sadiqun”, Fadel Jaber ha spiegato a Formiche.net che “il prendere di mira i simboli nazionali come gli esponenti delle Pmu è un fatto inaccettabile che deve cessare, soprattutto se è collegato alle agende straniere degli Stati Uniti”. Un altro deputato sciita, dell’Alleanza Al-Fateh (Alleanza delle forze sciite), Mahdi Taqi, ci ha detto che “l’attuazione da parte del governo degli arresti dei leader delle Pmu conferma la sua volontà di seguire delle agende straniere che cercano di privare il Paese dei leader che hanno ottenuto la vittoria sul terrorismo”, riferendosi alla sconfitta dello Stato islamico. Anche il capogruppo del partito Badr (sciita) in Parlamento, Hassan Shaker, ha commentato: “Il governo non dovrebbe sottomettersi agli Usa e ai suoi piani, ed è sbagliato prendere di mira i leader delle Forze di mobilitazione popolare che hanno combattuto per la vittoria sul terrorismo”.

In poche ore ieri, quindi, Baghdad è stata teatro di uno scontro che ha visto da un lato tutte le milizie e le forze politiche fedeli a Teheran e dall’altro il governo accusato di essere appiattito sulle posizioni dell’Occidente e degli Stati Uniti. A spiegare la situazione a Formiche.net è stato Hashem Al-Kindi, presidente del Gruppo “Al-Hadaf” per gli Studi strategici, un centro studi affiliato alla milizia di Hezbollah irachena. Secondo la visione del suo gruppo, che è la stessa delle Pmu, “tutta la storia dietro l’arresto del comandante delle operazioni delle Forze di mobilitazione popolare di al-Anbar è avvenuta per le pressioni esercitate dagli Stati Uniti e su ordine di sul Al-Kathimi che cerca di sfruttare la questione per provocare scalpore e rinviare le elezioni o per dichiarare un’emergenza governo”. Per l’esponente della fazione filo-Teheran “dietro questo episodio c’è il fatto che una grande forza legata agli Usa stava arrivando dalla Siria e voleva entrare nelle territorio iracheno e il governo di Baghdad non ne era a conoscenza. Il comandante delle Forze di mobilitazione popolare ad al-Anbar, Musleh, ha bloccato l’ingresso di queste forze provocando un grande risentimento degli Usa”.

Questa stessa fonte ha riferito che la crisi è rientrata ieri sera, con la scarcerazione di Musleh, che sarebbe stato consegnato dalle forze governative irachene agli apparati di sicurezza legati alle Pmu. Un modo per placare gli animi pur potendo affermare che il miliziano sarebbe ancora sottoposto a fermo giudiziario.

A guidare la mediazione, che ha consentito di arrivare ad una soluzione simile a quella auspicata dalle “Asaib Ahl al-Haq” di Nassiriya, è stato il leader dell’Alleanza Al-Fateh, Hadi Al-Amiri. Il politico sciita è arrivato ieri sera nella Green Zone nel centro di Baghdad, per mediare dopo aver contattato i leader delle Pmu che si trovavano nella sede ad Al-Khadra. Successivamente ha incontrato il premier al-Kathimi e dopo 5 ore di tensioni, con le forze delle milizie sciite che si fronteggiavano con l’esercito nel centro di Baghdad, si è giunti alle 20 ora italiana ad una soluzione. Un comitato congiunto di ufficiali della sicurezza e delle istituzioni militari è stato formato per indagare sul caso Musleh, che era stato arrestato dal Comitato anticorruzione, guidato dal tenente generale Ahmed Abu Ragheef. Ma al tempo stesso il capo delle Pmu di al-Anbar è stato consegnato ai suoi stessi colleghi della formazione filo iraniana, che lo tengono in custodia, consentendo così la ritirata dei miliziani sciiti dal centro della capitale. Un video mostrerebbe l’arrivo dei capi delle Pmu nella zona verde per prelevare Musleh.

Non sono mancate in serata le manifestazioni di giubilo per le strade di Baghdad da parte delle varie fazioni sciite filo-iraniane, mentre il governo si affrettava a chiarire tramite i media ufficiali che Mosleh risulta formalmente ancora agli arresti.

Alla fine della giornata resta però ancora in corso la prova di forza tra le forze fedeli a Teheran e il governo che avrebbe voluto arrestare un terrorista, già incarcerato dai militari Usa in Iraq dal 2006 al 2009 con l’accusa di terrorismo, considerato come il responsabile degli omicidi che da mesi colpiscono gli attivisti iracheni. L’azione di queste milizie fedeli a Teheran conferma non solo le difficoltà del governo iracheno nel fermare lo strapotere di queste forze, sempre più fuori controllo, ma anche il ruolo dell’Iran teso a fermare ogni iniziativa che minaccia la sua influenza nel Paese. Lo scontro avviene a poche settimane dalle elezioni a Teheran, previste per il prossimo 18 giugno, che potrebbero portare alla vittoria del fronte conservatore dopo due mandati di presidenza di Hassan Rouhani.


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