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Kerry arriva a Roma. Vedrà Draghi e sarà in Vaticano

L’inviato di Biden per il clima sarà a Roma da giovedì a sabato. Vedrà il presidente Draghi e i ministri Di Maio, Cingolani e Giorgetti. Poi andrà in Vaticano

John Kerry sta per arrivare a Roma. L’inviato speciale per il clima del presidente statunitense Joe Biden sarà nella capitale per tre giorni. Giovedì vedrà il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani e quello dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Venerdì sarà alle Nazioni Unite e dovrebbe incontrare anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. Sabato sarà in Vaticano e ospite degli Stati generali della natalità, ai quali sarà presente anche papa Francesco.

Un’agenda fitta, che conferma il feeling tra Stati Uniti e Italia e ribadisce la trasversalità del dossier ambiente, che incrocia quelli di relazioni internazionali e politica industriale.

LA SECONDA MISSIONE

Si tratta della seconda missione di Kerry in Europa. A inizio marzo l’ex segretario di Stato era stato a Londra (che organizza G7 e COP26, quest’ultima con l’Italia), Bruxelles (sede delle istituzioni europee) e Parigi (città dell’accordo del 2015). Al termine del suo tour, aveva poi avuto ha avuto un colloquio telefonico con il ministro Cingolani, in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26). A facilitare la chiamata era stato Armando Varricchio, l’ambasciatore italiano a Washington, recentemente designato per la sede di Berlino in un ampio valzer di feluche.

L’ASSE BIDEN-DRAGHI

La visita di Kerry conferma l’attenzione degli Stati Uniti verso l’Italia. Ma anche la sintonia tra i due Paesi, favorita anche dal feeling tra i presidenti Biden e Draghi. Il cambiamento climatico è la “crisi esistenziale del nostro tempo”, “nessun Paese da solo può salvare” la Terra ma “possiamo farlo tutti insieme” e “soprattutto chi rappresenta le economie più grandi”, aveva spiegato il presidente Biden aprendo meno di un mese fa il Leaders Summit on Climate. “Vogliamo agire ora, non pentirci domani”, gli aveva fatto eco il presidente Draghi.

L’INCONTRO DI APRILE CON DI MAIO

Pochi giorni prima di quell’evento, Kerry incontrò a Washington Di Maio, che fu il primo ministro in assoluto a essere ricevuto dalla nuova amministrazione statunitense. La presenza last minute di Kerry alla faccia a faccia tra il capo della Farnesina e l’omologo Antony Blinken fu suggerita all’inviato dal suo consigliere David Thorne, già ambasciatore degli Stati Uniti in Italia.

IL RUOLO DELL’ITALIA PER GLI USA

Dell’incontro con Di Maio l’inviato Kerry aveva parlato così nel corso di un’intervista con La Stampa: “Volevo assicurarmi di vederlo durante il suo viaggio a Washington, data la funzione strumentale che l’Italia sta giocando sui cambiamenti climatici, soprattutto quest’anno, con il suo ruolo nell’Ue, come di co-organizzatrice della COP26 e ospite di un incontro chiave prima della COP26, la sua presidenza del G20 e il suo impegno per le politiche di ‘transizione ecologica”.

IL RAPPORTO CON LA SANTA SEDE

Come notavamo su Formiche.net, dall’immigrazione al vaccino fino al clima, le politiche di Biden e papa Francesco hanno riportato gli Stati Uniti e la Santa Sede a essere vicini come poche volte. E il tema dei diritti umani sommato all’insoddisfazione trapelata dal Vaticano sull’accodo con la Cina per nomina dei vescovi potrebbe far sì che le parti si riavvicinino anche per quanto riguarda il rapporto con Pechino. Non è un caso che l’ambasciata statunitense presso la Santa Sede abbiamo recentemente organizzato una conferenza dal titolo “Diritti umani in Cina: uiguri e minoranze religiose”. Il cuore dell’evento è stata la definizione di “genocidio” degli uiguri.

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