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L’arte della guerra di Napoleone (e quella di oggi) nel racconto di Carlo Jean

Nel bicentenario della sua morte, pubblichiamo l’articolo firmato dal generale Carlo Jean per il numero della rivista “Formiche” di febbraio 2021, dedicato al condottiero francese. Che non fu un teorico militare, ma un attento lettore dei classici militari, ricercava sempre l’effetto sorpresa e lo realizzava in rapide manovre. Creò i Corpi d’armata permanenti e la coscrizione obbligatoria

Napoleone è uno dei più grandi condottieri militari della storia. Ha rivoluzionato la strategia operativa e la tattica del XVIII secolo. Esse avevano trovato il loro apogeo con Federico II di Prussia. La sua influenza è sopravvissuta per oltre un secolo e mezzo alla sconfitta di Waterloo tramite due opposte scuole di pensiero: quella “scientifica” e geometrica di Jomini; e quella più politica, filosofica e sociale di Clausewitz. La prima, centrata sulle dimensioni militari, prevalse fino alle vittorie prussiane di Sadowa e di Sedan. La seconda, centrata sulla natura della guerra e sui rapporti fra politica e strategia, mantiene gran parte della sua validità anche nell’era spaziale e cibernetica.

Clausewitz, pur riconoscendo il “genio militare” e il carisma di Napoleone, ne sottolinea le cause socio-politiche dei successi, ma anche i suoi limiti. Era portato a ridurre la politica alla guerra, a identificare la vittoria con l’annientamento dell’esercito nemico in una battaglia decisiva, a rifiutare il concetto di guerra politicamente e militarmente limitata. Quest’interpretazione derivava dall’essere al tempo stesso capo politico e comandante militare e fatalmente lo portò alla sconfitta totale, quando perse la superiorità militare e i suoi avversari impiegarono il sistema francese della coscrizione, adottando una strategia di logoramento che finì per esaurire le risorse francesi.

Napoleone non è un teorico militare, sebbene abbia scritto un libro di “massime” che illustra i principi strategici operativi e tattici che l’avevano ispirato. Sosteneva che l’arte della guerra è fatta tutta d’esecuzione, di “fiuto” e di colpo d’occhio. Era però un attento lettore dei classici militari. S’ispirò soprattutto ai riformatori francesi del XVIII secolo, in particolare a Jacques de Guibert, fautore dell’esercito di cittadini, del sistema divisionario e dello sfrutta- mento logistico dei territori conquistati, per aumentare la velocità di movimento.

Fautore dell’offensiva a oltranza, Napoleone ricercava sempre l’effetto sorpresa e lo realizzava in rapide manovre nel punto decisivo. Cercava di colpire sul fianco o sul retro l’esercito nemico con l’aggiramento. Oppure, se esso era impossibile, cercava di creare una breccia nella linea nemica, attaccando preferibilmente il punto di giunzione fra due degli eserciti della coalizione avversaria, attraverso il quale lanciava la riserva e la cavalleria leggera, destinata a un implacabile inseguimento. Adottava, per questo, l’“ordine profondo” e la colonna, che privilegiavano l’urto, rispetto all’“ordine lineare”, che ottimizzava il fuoco. Dal punto di vista tecnologico, Napoleone trasse vantaggio dalle riforme di Gribeauval, che avevano reso mobile l’artiglieria, aumentato la sua gittata e unificato i calibri.

Tra le principali innovazioni organizzative introdotte da Napoleone vi fu sicuramente la creazione di Corpi d’armata permanenti, veri e propri piccoli eserciti, che muovevano su itinerari separati, ma che convergevano sul luogo scelto per la battaglia supportandosi sempre a vicenda; e l’introduzione della coscrizione obbligatoria che, a partire dal 1798, aumentò enormemente il numero degli effettivi. Si trattò di un cambiamento con profonde implicazioni politico-sociali. Gli eserciti dinastici divennero nazionali, la loro coesione era garantita dal patriottismo e ciò comportò una democratizzazione della guerra. La carriera d’ufficiale fu aperta anche alla borghesia, facilitando così una maggiore liberalizzazione della politica.

Oggi, la “democratizzazione” della guerra è accresciuta dai social media. La guerra costa sempre più e rende sempre meno. Per renderla politicamente possibile si sono sviluppate teorie come quella della “guerra a zero morti”, della “guerra umanitaria” e del maggiore ricorso alle compagnie militari private e ai contractor. La coscrizione è stata quasi ovunque abolita. La tecnologia ha sostituito la quantità di effettivi. Si è tornati, per certi versi, a condizioni pre-napoleoniche. I conflitti sono soprattutto limitati e la strategia indiretta prevale su quella diretta. Si cerca di evitare la guerra a oltranza e la battaglia decisiva. Lo scontro fra le grandi potenze non più militare ma economico, finanziario e, soprattutto, tecnologico.

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