Skip to main content

La sinistra delle bandiere e quella delle bandierine. Il mosaico di Fusi

L’iniziativa del segretario del Pd ha incontrato il no di Draghi e pure di una fetta del suo partito. Conte e i 5 Stelle tacciono, a dimostrazione che l’alleanza ancora non c’è. Ma se si guarda al merito, Letta qualche freccia al suo arco ce l’ha. Il mosaico di Fusi

Ci sono le bandiere, di partito naturalmente. Sono drappi di stoffa ideologica con su scritti i principi unificanti di una aggregazione politica e che servono a radunare un popolo a cui dare un’identità, un sentimento da trasmettere, una fisionomia da condividere. E poi ci sono le bandierine, sempre di partito. Hanno lo scopo di geolocalizzare un territorio politico, di definire un perimetro d’azione, di blindare una fetta di consenso.

La proposta di Enrico Letta di una tassa ad hoc sulle successioni milionarie per assegnare ai giovani una “dote” e mettere ali ai loro desideri, appartiene ad entrambe le categorie: con effetti però assai diversificati. La bandiera ideale da raccogliere e sventolare è quella di una sinistra i cui confini ideali si sono annacquati e difettano di riconoscibilità. La bandierina da piantare serve a garantire un perimetro d’intervento con l’obiettivo di difendere – chiamiamolo così – il sacrificio della governabilità sotto la guida di Mario Draghi dalle incursioni dell’avversario: principalmente Matteo Salvini.

Che l’iniziativa del segretario del Pd riesca nel doppio intento, non è facile stabilire. Al momento sembrerebbe di no, vista la pioggia di critiche che l’hanno accolta, la più dolorosa delle quali è arrivata proprio da palazzo Chigi. Però, però… Proviamo a dividere l’effetto politico dal merito, di cui parleremo più avanti. Il primo si misura non solo da chi si oppone ma anche e soprattutto da chi concorda, sia sulla bandiera che sulla bandierina.

Sotto questo profilo, non può non sorprendere – e il primo a dolersene dovrebbe essere proprio Letta – il fatto che una siffatta incursione “di sinistra” abbia lasciato muti o indifferenti veri o presunti alleati o compagni di viaggio e di partito. Più di tutti stupisce il silenzio di Giuseppe Conte, com’è noto “fortissimo punto di riferimento delle forze progressiste” secondo la definizione di Nicola Zingaretti.

Silenzio che è ancora più sconcertante proprio perché Zingaretti la proposta di Letta la condivide eccome. Conte tace e con lui i maggiorenti dei Cinquestelle, compresi quelli che stanno al governo e che insieme al Pd vorrebbero costruire uno schieramento alternativo al centrodestra. Per non parlare del Pd stesso, dove una fetta non trascurabile – una su tutte, Base riformista di Guerini e Romano – è stata colpita da decisa afasia. Un’altra, rappresentata dall’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, si è schierata con Draghi: se non una pugnalata, quasi.

Se poi si rivolge lo sguardo ad altre forze in qualche misura riconducibili al campo progressista o non assimilabili al centrodestra, il panorama cambia nel senso che parole e giudizi sgorgano, però sono negativi: è il caso di Calenda, Italia Viva eccetera.

Dunque allo stato il bilancio è che un’alta proposta di sinistra piace ad un pezzo del Nazareno e ad uno, ristretto dal punto dei voti, che sta a sinistra del Pd. Un po’ poco, effettivamente. Un’incursione di sinistra che non scalda i cuori della sinistra, ovunque sia. Non un buon viatico per future intese e battaglie comuni. Per i maligni, l’ennesima riprova che ad allearsi con i Pentastellati il guadagno è impalpabile e dunque ci si perde. E che Conte al momento opportuno tende a sfilarsi, puntando a rifugiarsi su un’isola, quella della sua leadership, che è simile a quella cantata da Edoardo Bennato: l’isola che non c’è.

Poi c’è il merito. Qui Letta qualche freccia al suo arco ce l’ha. Nel senso che l’Italia è notoriamente un Paese per vecchi, dominato da una gerontocrazia che fatica a sloggiare, dove un ragazzo che ha idee interessanti ma poche risorse e nessun santo in Paradiso può aspirare a fare il rider o il cameriere e ritenersi fortunato se trova un impiego diverso. È la generazione 1000 euro, che la pandemia ha ulteriormente azzoppato.

Ad un simile esercito che è il nerbo del futuro, immigrati compresi vista la crescente denatalità che ci avvinghia come un sudario, bisogna offrire delle opportunità. Che debbano arrivare dalla fiscalità generale, troppo alta e troppo facile da evadere, è complicato immaginare. Le bandiere sono belle a vedersi. Ma se il vento manca, diventano pezzi di stoffa ripiegati su loro stessi.



×

Iscriviti alla newsletter