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Libia-Italia, i tre punti di Draghi per ripartire (con Dabaiba)

Alla fine dell’incontro tra i primi ministri di Roma e Tripoli la direzione è chiara: la Libia deve continuare il percorso di stabilizzazione, l’Italia resterà al suo fianco anche pensando agli interessi nazionali

“Sono molto lieto di accogliere a Roma il primo ministro Abdelhamid Dabaiba, in questa sua prima visita ufficiale in Italia, a meno di due mesi dal mio viaggio a Tripoli. Il livello e la consistenza della delegazione confermano il rapporto speciale tra i nostri Paesi, così come il successo del Business Forum che si è appena concluso”, così il presidente del Consiglio Mario Draghi alla fine del vertice con l’omologo libico.

L’Italia rimane al fianco della Libia e conferma il suo convinto impegno per il consolidamento della pace e della sicurezza in un momento complesso dove il Paese — sebbene immerso ancora in tutte le controversie che soffre da anni — ha intrapreso un percorso di stabilizzazione. “Ribadiamo la nostra determinazione a collaborare con l’autorità esecutiva unificata ad interim e a sostenerla nelle prossime decisive fasi della transizione istituzionale. Incoraggiamo tutti gli attori libici a proseguire lungo il percorso intrapreso, per il perseguimento degli obiettivi prioritari”, ha detto Draghi.

Tre i punti indicati dal leader dell’esecutivo italiano: l’attuazione completa dell’accordo sul cessate il fuoco, a partire dal ritiro di tutte le forze e i mercenari stranieri e dalla riapertura della strada costiera Sirte-Misurata; la riunificazione delle istituzioni politiche, economiche e di sicurezza e la realizzazione delle necessarie riforme socio-economiche; la tenuta delle elezioni di fine anno e lo sviluppo del processo di riconciliazione nazionale. L’Italia è determinata a continuare ad aiutare la Libia insieme ai partner internazionali. Sosteniamo l’esigenza di incrementare e strutturare il contributo dell’Ue e contiamo naturalmente sul senso di responsabilità degli amici libici.

Il rilancio della collaborazione passa anche attraverso l’effettivo avvio di alcuni progetti infrastrutturali, di cui il Paese sente la necessità per lasciarsi alle spalle — attraverso lo sviluppo — le fasi critiche. “Penso in particolare alla realizzazione dell’autostrada costiera e al ripristino delle infrastrutture aeroportuali per la riattivazione dei collegamenti aerei, non appena gli standard di sicurezza saranno soddisfatti”, ha precisato Draghi.

Roma e Tripoli hanno concordato sull’opportunità di ampliare la già intensa collaborazione in ambito energetico: consolidare il partenariato nei settori tradizionali e investire nella trasformazione dei sistemi energetici, nel quadro del Memorandum d’intesa in via di finalizzazione tra i due paesi.

Infine, i temi legati all’immigrazione — che Draghi definisce anche “umanitari”. Priorità per l’Italia,
per cui si è preso in esame il controllo delle frontiere libiche, anche meridionali, il contrasto al traffico di esseri umani, l’assistenza ai rifugiati, la creazione di corridoi umanitari, lo sviluppo delle comunità rurali.

”L’Italia — ha detto il premier — intende continuare a finanziare i rimpatri volontari assistiti e le evacuazioni umanitarie dalla Libia. Ritengo sia interesse anche libico assicurare il pieno rispetto dei diritti di rifugiati e migranti”. Il governo Draghi continuerà a fare la sua parte in termini di risorse e capacità formative, ma Roma ha chiesto anche “un’azione dell’Ue determinata e rapida. Al Consiglio Europeo di giugno, su proposta italiana, la migrazione tornerà al centro dell’attenzione politica in tutte le sue dimensioni, interna ed esterna”.



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