La postazione diplomatica dell’Ue in Libia riparte. L’ambasciatore sottolinea l’importanza di essere a Tripoli
La delegazione dell’Unione europea riapre oggi a Tripoli. “Enormi progressi, saremo in grado di lavorare in modo più diretto ed efficace con le autorità libiche, la società civile e i partner”, annuncia Jose Sabadell, direttore della postazione diplomatica con cui Bruxelles intende mostrare presenza diretta in un dossier delicato, cruciale per il Mediterraneo.
“Personalmente — aggiunge Sabadell — sono molto entusiasta di essere lì con il mio team su base permanente e non vedo l’ora di affrontare questa nuova fase”. La riapertura dell’ambasciata europea avviene in un momento particolare: il nuovo governo libico, guidato da Abdelhamid Dabaiba sotto egida Onu, è chiamato a stabilizzare il paese e traghettarlo verso le elezioni di dicembre.
”Una fase delicata questa, in cui l’Ue intende continuare ad assistere da vicino, e anche direttamente sul campo ora che le condizioni di sicurezza lo permettono, il percorso che si è innescato dopo il cessate il fuoco”, spiega con parole istituzionali un funzionario europeo a Formiche.net. Questa fase post-bellica è in effetti un molto sostenuta a livello internazionale anche perché la Libia è stata per anni un terreno di scontro proxy tra potenze regionali che si sono schierate sui due fronti, Tripolitania e Cirenaica.
E la guerra per procura si è allargata nell’intero aerale, aprendo anche spazi per problematiche di sicurezza come quelle connesse al terrorismo islamico (con elementi collegabili al contesto libico protagonisti di attacchi terroristici in Europa) o all’immigrazione (con la Libia che si conferma tuttora rubinetto da cui partono i migranti delle rotte mediterranee verso l’Italia).
Il ruolo di Sabadell sarà anche quello di coordinare le attività del cosiddetto “Quartetto per la Libia”, di cui l’Ue fa parte insieme a Unione Africana, Nazioni Unite e Lega Araba. Nell’ultima riunione il Quartetto ha sottolineato “l’urgente necessità di raggiungere una soluzione globale e duratura alla minaccia rappresentata dai gruppi armati e dalle milizie e ha chiesto l’attuazione continua di misure per identificare e smantellare completamente questi gruppi e garantire il successivo reinserimento di quegli individui che soddisfano i requisiti nelle istituzioni come delineato nell’accordo di cessate il fuoco”.
Un tema, quello delle milizie e dei gruppi armati stranieri presenti in Libia sotto ordini di paesi come Turchia, Russia, Emirati Arabi, che è ritenuto di particolare sensibilità per il proseguimento del percorso di stabilizzazione.