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Non sottovalutare il Recovery Fund. Avrà un vero impatto sul Pil europeo

Secondo analisti e banche d’affari, il piano pandemico da 750 miliardi tra sussidi e prestiti avrà un impatto maggiore delle previsioni. A patto che se ne faccia un buon uso. Ecco la verità sul Recovery Fund di Morgan Stanley e Standard&Poor’s

Meglio del previsto. Forse il Recovery Fund formato Ue, che qualche osservatore vuole ben lontano dai mastodontici piani pandemici proposti al di là dell’Atlantico da Joe Biden non sarà un’aspirina per curare una malattia grave. L’operazione che vale oltre 750 miliardi di euro tra prestiti e sussidi dovrebbe riuscire a rimettere in piedi un’economia devastata dalla pandemia. Il Financial Times ha messo insieme alcuni pareri di esperti e banche d’affari internazionali ma con un unico filo rosso: il Recovery Plan rappresenta una buona strada per aiutare l’Europa a riprendersi in tempi ragionevoli.

Premessa: “i piani dell’Ue, sostenuti da un programma senza precedenti di prestiti collettivi della Commissione europea, sono fortemente incentrati sugli investimenti in progetti verdi e digitali, nonché sulle riforme per migliorare l’efficienza del settore pubblico”. Morgan Stanley si aspetta per esempio che il Recovery Fund possa aumentare “il Prodotto interno lordo della zona euro del 3,5 per cento”. E questo, secondo Jacob Nell, capo Ue di Morgan Stanley “aiuterà l’Unione a superare il trend di crescita pre-pandemico”.

Anche Standard&Poor’s ha fornito indicazioni decisamente positive sulla portata del Recovery Fund. “Ci sono ipotesi prudenti fatte dai governi dell’Ue sulla gittata e impatto di questi investimenti”, ha spiegato Marion Amiot, economista europeo senior presso S&P Global Ratings. “E noi prevediamo un rialzo delle previsioni attuali”. Al punto che “mentre la maggior parte dei Paesi ha ipotizzato che ogni 100 euro investiti produrrebbe un aumento di 40 di Pil, noi stimiamo un aumento superiore”.

Per tutti questi motivi l’agenzia di rating prevede i 750 miliardi del Recovery Fund aumenteranno il Pil dell’Ue fino a un massimo del 4,1% nei prossimi cinque anni, a seconda di quanto dei fondi verrà effettivamente speso e di come verranno utilizzati. Addirittura, sempre secondo Amiot è probabile che l’impatto del Recovery Fund sia addirittura maggiore, “se si considerano le riforme del settore pubblico, ad esso connesse”. Ma non c’è solo l’ottimismo di esperti e banche d’affari. C’è anche quello delle imprese: “Con le campagne di vaccinazione europee che accelerano dopo un inizio anno traballante e l’allentamento dei blocchi in alcuni Paesi, recenti sondaggi hanno riscontrato l’aumento della fiducia di famiglie e aziende. E ben al di sopra dei livelli pre-pandemici.

Tutto questo mentre a Washington si guarda al Congresso americano, chiamato a pronunciarsi su tre pacchetti di aiuti che valgono quasi 5 mila miliardi, a cui ora si aggiungono i 1.800 dell’ultimo piano allo studio dello staff di Biden, dedicato alle famiglie. Un New Deal formato pandemico di quasi 7 mila miliardi con l’American families plan che prevede 1.000 miliardi di dollari di investimenti e 800 miliardi di riduzioni delle imposte che gravano sulle fasce medie e deboli e abbraccia aree come l’assistenza all’infanzia, il congedo retribuito, l’istruzione e l’assistenza sanitaria.

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