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Dalla crisi all’arrivo di Draghi. Professori e politologi sul libro di Tivelli

Recovery Fund, programmazione, crisi dei partiti e le sfide per uscire dalla crisi pandemico-sanitaria. Il libro di Luigi Tivelli, dal governo Conte all’esecutivo guidato da Mario Draghi. La presentazione organizzata da Formiche.net con Giovannini, Pisicchio, Ventura, La Malfa

C’è un prima e un dopo anche in questo strano anno pandemico. Il prima è rappresentato dalla gestione dell’emergenza da parte del governo Conte bis. Il dopo è la nascita del governo Draghi, immaginato per tenere la barra dritta dalle ceneri dell’esecutivo giallorosso, stilare il Recovery Plan e traghettare il Paese fuori dalla crisi economica e sanitaria. Si gioca su questa dicotomia il libro ‘Dalla brutte epoque al governo Draghi (Rubbettino) di Luigi Tivelli, per anni consigliere parlamentare, civil servant e firma di Formiche.net, presentato ieri in un evento streaming organizzato dalla nostra testata e moderato dal direttore Giorgio Rutelli. Tra i relatori si sono alternati il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, il docente di diritto pubblico comparato Pino Pisicchio, la politologa Sofia Ventura docente all’Università di Bologna e Giorgio La Malfa, presidente della fondazione ‘Ugo La Malfa’, ex ministro ed esponente del Partito Repubblicano.

L’intervento introduttivo è affidato al titolare del dicastero alle infrastrutture sostenibili, che rimarca a più riprese il tema legato alla programmazione. “Questo testo – dice Giovannini – ha il merito di analizzare il modo critico un periodo cruciare del nostro tempo. Peraltro induce a una riflessione sugli errori fatti in passato, per costruire un nuovo futuro”. E su questo “il piano di ripresa e resilienza ha obbligato il nostro Paese a ripensare alla programmazione a breve e medio termine, che da tanti anni non era oggetto di esercizio in Italia. Motivo per il quale siamo arrivati alla stesura del Piano sostanzialmente impreparati”.

Sotto questo profilo, secondo Giovannini, in Italia, specie durante la crisi covid, è pesata molto “l’assenza di un istituto di studi sul futuro della programmazione strategica, presente invece in altre realtà europee”. Tornando al tema della programmazione, il ministro sostiene che “la logica complessiva deve comprendere anche altri livelli di governance (Comuni e Regioni), oltre che corroborare il rapporto fra enti pubblici e realtà private incoraggiando anche forme di partnership di finanza mista”. In ultima analisi, chiude Giovannini, “è necessario che le scelte che verranno intraprese siano efficaci e si riverberino positivamente sulla vita delle persone, sulla competitività delle imprese e sulla transizione ecologica”.

Luigi Tivelli parla di politica. Confessa di “continuare a stupirsi, nonostante un’esperienza ultra trentennale passata tra governi, parlamento e istituzioni”. Dalle sue parole, oltre che dalla sua scrittura, emerge sempre una lettura non convenzionale della realtà, figlia della formazione laica e librale a cui lo stesso Tivelli fa più volte cenno. “In questo anno di pandemia – dice Tivelli – man mano che passava il tempo, mi stupivo sempre di più di come questa emergenza veniva trattata sotto il profilo politico-istituzionale. Dalla centralizzazione del potere a Palazzo Chigi, all’utilizzo smodato dei Dpcm, a una forma di statalizzazione sempre più presente anche nelle dinamiche economiche”. Il tutto ha avuto come effetto “una sostanziale marginalizzazione del ruolo del parlamento. Ed è questo che, da liberaldemocratico, mi preoccupa maggiormente”, confessa l’autore. Anche sull’interpretazione del ruolo di premier, oltre che sui rapporti con il parlamento e i partiti, si concretizza la discontinuità fra il governo Conte e il Governo Draghi. “Quest’ultimo particolarmente aperto e ben disposto verso l’operato delle Camere”.

Pino Pisicchio interpreta come una grande “apertura di credito nei confronti del governo Draghi” le pagine del libro di Tivelli che riguardano l’attuale fase politica. Mentre, su Conte, “Tivelli utilizza in modo chiaramente negativo il termine ‘dilettantistico’ per descrivere l’azione del governo Conte”. Secondo Pisicchio dal testo emerge anche la volontà, da parte dell’autore, di “sottolineare l’importanza delle singole azioni di Parlamento e Governo. Ben chiare e ben distinte”. Senza contare le sfide che si presenteranno di qui a qualche tempo: dall’approvazione della legge elettorale all’elezione del capo dello Stato.

La politologa Sofia Ventura identifica nella crisi strutturale del sistema il fil rouge dell’intero saggio. “La crisi strutturale del sistema e della politica italiana con la pandemia è emerso in tutta la sua evidenza. Ma, paradossalmente, è un’occasione per ripartire”’. Circostanziando i presupposti di partenza, Ventura ammette che “l’azione del Governo Conte è stata essenzialmente balbettante, architettata secondo una strategia che puntava a fornire l’immagine del bravo leader decisionista. In realtà, il governo Conte bis ha basato il suo operato sui rinvii e sulla distribuzione a pioggia, oltre che sui Dpcm e sulle non meglio identificate task force”. Questo è però un effetto da un lato della debolezza dei partiti, dall’altro di una concatenazione di lacerazioni del sistema. “Il covid – spiega Ventura – non ha fatto altro che mettere in luce una difficoltà istituzionale lampante nei rapporti fra Governo e Parlamento. Il paradosso è che un governo debole (perché incardinato su una maggioranza claudicante), ha di fatto marginalizzato l’azione del Parlamento”.

La Malfa dal canto suo analizza il libro concentrandosi in particolare sul Recovery Fund, sull’azione dell’esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce e sulla crisi dei partiti. “Tivelli nel suo saggio spiega in maniera chiara che il governo Conte, per stilare il Recovery Plan, avrebbe potuto impiegare due differenti tipologie di approccio. O dal basso, scegliendo di coinvolgere tutte le amministrazioni, accogliendo le istanze che provenivano da queste ultime, oppure dall’alto dando mandato al Governo stesso di redigere il piano. Ha scelto il primo approccio”.

Che in linea teorica avrebbe anche potuto essere una scelta lodevole “peccato che non ci fosse nessun tipo di organicità in queste proposte. Si trattava invece di un’accozzaglia di idee che provenivano dai territori, magari progetti che giacciono nelle scrivanie dei ministeri da decenni, rispolverate solamente ora”. Dunque la partita dell’esecutivo di Draghi è partita proprio da qui: “Conte è caduto sulla governance del Recovery perché i partiti non sono riusciti a sbrogliare una matassa complicatissima”.

Draghi invece “ha ereditato un lavoro mal concepito e ha dato organicità al piano”. Ora si tratta di capire chi all’atto pratico porterà avanti le scelte contenute nel piano. L’auspicio di La Malfa che la ‘cura Draghi’ possa durare “anni e anni” nasce da un’amara constatazione: “Questo esecutivo è nato dalla crisi dei partiti e della politica. I partiti non riescono più a parlare alle persone, Quindi l’auspicio, anche per le forze politiche affinché trovino una nuova prospettiva, è che il governo Draghi perduri”.

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