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Scuola d’estate? La controproposta del preside Ciccotti

Forse i corsi estivi non avranno successo. Le famiglie e i ragazzi hanno desiderio di tornare a “fare le vacanze”. Ecco la proposta del preside Eusebio Ciccotti per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi

Gentile ministro Patrizio Bianchi,

Le posso assicurare che docenti alunni e personale scolastico hanno lavorato con impegno in questi ultimi 12 mesi. E la Dad ha “erogato” il miglior servizio che potesse. Non bisogna credere ai luoghi comuni colmi di autocommiserazione e vittimismo melodrammatico: “Due anni persi nella vita dei nostri figli”; “Due anni senza scuola”, “un danno irreparabile nella vita dei nostri figli”, che, a mio parere, sono esagerazioni, o, come direbbe il saggio Giuseppe Gioachino Belli, “frescacce”.

Dopo le prime settimane di assestamento digitale e didattico nei mesi di marzo-aprile 2020, cui l’Italia non era preparata, già da maggio, quasi tutti gli studenti erano collegati in Dad. Diverse scuole, poi, nel periodo settembre-novembre 2020, ossia nel corrente anno scolastico 2020/21, sono tornate in presenza; altre, hanno alternato didattica in presenza e Dad, o, come si dice, in “forma mista” (Ddi). Grazie ai finanziamenti governativi del Conte bis, ad esempio, la scuola in cui lavoro, ha, tra l’altro, acquistato e distribuito più di 50 tablet alle famiglie in difficoltà. Da novembre 2020 siamo tornati tutti in Dad sino al 18 gennaio 2021. Successivamente, di nuovo in didattica mista.

Dall’aprile 2021 siamo al 75% in presenza. Gli insegnanti hanno dato di più, in didattica e verifiche, in questo tempo di didattica mista, spesso per timore di “rimanere indietro”, che nel periodo precedente la situazione pandemica.
Non risponde a verità quello che certa stampa afferma, circa questi 12 mesi (marzo 2020- aprile 2021, togliamo i mesi estivi 2020) didatticamente “zoppi”. Ripetiamolo: i nostri docenti hanno svolto l’intero programma con le dovute verifiche nella quasi totalità dei casi. Il docente che “rimane indietro” con le verifiche lo abbiamo sempre avuto, anche nell’“età della spensieratezza”, ossia quella pre-Covid-19. Anzi, va detto che il sillogismo (chiamiamolo così per comodità espositiva) “chi non studiava in presenza non ha studiato neanche in Dad; chi studiava in presenza ha studiato anche in Dad” è veritiero. Con casi di ragazzi che hanno avuto delle difficoltà a lavorare via telecamera, ma anche altri con varianti positive: “Mio figlio, davanti al computer, si è impegnato di più di quando era in classe, si è responsabilizzato, è cresciuto”.

La didattica per l’estate 2021 (luglio e agosto), per la quale ci sarebbero disponibili 510 milioni, a mio parere, non è necessaria e non praticabile, per questioni oggettive, che riassumo.

1) I docenti non hanno niente “da recuperare”, avendo svolto i loro programmi regolarmente e completamente; con le dovute verifiche;
2) Docenti, allievi e personale sono stanchi e meritano il giusto riposo;
3) Non abbiamo le strutture interne ed esterne adeguate per aprire la scuola in estate in un Paese del sud Europa con le temperature che conosciamo;
4) I ragazzi vanno a passare l’estate nei paesi di origine dei loro genitori e dei loro nonni. In montagna, in campagna o al mare. Gli stranieri ritornano in Romania, Moldavia, Polonia, Africa del nord, ecc. Possiamo chiamarle come vogliamo, “vacanze” o “villeggiatura”, e gli alunni sono smaniosi di andarci, come direbbe il buon Carlo Goldoni;
5) Il turismo aspetta le nostre famiglie.

Abbiamo istituti privi di Cpi (Certificato Prevenzione Incendio) dopo 40 anni dalla loro edificazione; altri Istituti con plessi, o parti di questi, non a norma. Finestre, porte, scale interne, scale di emergenza, controsoffitti (pensiamo alla tragedia di Torino) da rimettere in sicurezza. Mancano aule che si potrebbero edificare in edilizia leggera, in tre mesi. Campetti per attività sportive, da realizzare in poche settimane. Sale polivalenti. Insomma, radicale messa a norma dell’esistente ed edilizia scolastica integrativa in nuove aree.

Si potrebbe, per esempio, destinare la prima tranche di 1 milione di euro alle 510 scuole più “bisognose”. Oppure 500 mila euro a 1000 scuole. O somme diverse a seconda delle necessità, dei singoli Istituti, già segnalate dagli enti locali, nelle rispettive graduatorie. Una semplice idea, ministro Bianchi, che mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione.



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