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Semestre Bianco. L’ex Dc legge il gran ballo del Quirinale

Nessuno si muova. Sergio Mattarella e Mario Draghi devono restare al loro posto, dice Gerardo Bianco, una vita nella Dc e nove legislature in Parlamento. Letta? Dovrebbe dare un’anima al Pd, invece di inseguire Salvini e i Cinque Stelle. Le toghe? La politica si è presa la rivincita della storia

Menomale che Sergio c’è. Un guizzo attraversa la voce di Gerardo Bianco al telefono. “È un grande Presidente, il migliore. Mattarella, intendo. Un bis al Quirinale sarebbe una buona notizia, per me e per il Paese”.

Novant’anni, avellinese doc, Dc dop, perché come lui ormai ne sono rimasti pochi. Allo scudo crociato e ai suoi posteri ha dedicato ben nove legislature. Poi la guida del Partito popolare negli anni ’90. Sempre, ostinatamente al centro. Di staccare la spina con la politica neanche a parlarne. L’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha riacceso la vecchia fiamma.

Sarebbe bello se ci restasse fino alla fine, confida Bianco a Formiche.net. “Io non credo lo vogliano far fuori. Se tutti gli chiedono di restare fino al 2023 è perché riconoscono che la sua presenza è di grande valore per l’Italia, non può interromperla per salire al Quirinale”.

Già, il Quirinale. La partita per il Colle è l’ultimo campo di gioco rimasto alle segreterie dei partiti, costrette a muoversi negli angusti spazi che Draghi gli ha lasciato, a forza di continui “niet” alle boutades dei capi, dalla tassa di successione by Enrico Letta alla flat tax di Matteo Salvini. “Questo tira e molla con Mattarella è una grave mancanza di rispetto istituzionale – sospira Bianco, che se la ride sui dolori del Pd, dove ogni corrente ha già un candidato pronto e c’è chi è andato a tirare la giacchetta, senza successo, a Romano Prodi, l’ex premier che proprio Bianco ha contribuito a spedire a Palazzo Chigi nel 1996.

“Come al solito il Pd è pieno di candidati, mancano i voti. Spero trovino una convergenza, Mattarella sarebbe ideale, ma non è questo il momento di tirarlo in mezzo”. “Se solo Letta capisse il vero problema del Pd”. Quale? “I nomi ce li ha, non ha un’anima. Invece che ingaggiare uno scontro continuo con Salvini, Letta dovrebbe pensarci su”.

Il Pd, dice “Jerry White”, nasce “da un’idea politologica sbagliata”. Non lo dice oggi, lo pensava già quando gli chiesero di entrarci dentro, tredici anni fa, e rispose “no grazie” con un discorso alla Camera che fu sommerso di applausi. “Hanno pensato di mettere insieme due tradizioni diverse, il popolarismo di Sturzo e De Gasperi con la tradizione socialista. Poi si sono ancorati al socialismo europeo, peggio ancora”.

Adesso il Movimento Cinque Stelle rilucidato da Giuseppe Conte, alla ricerca di un’alleanza “organica”, ammesso che ne esista una. “Non esiste, mi sembra che i fatti parlino da sé. Su Conte ho un giudizio molto positivo, e infatti sono dispiaciuto per lui”. Per cosa? “Che debba governare un movimento populista fin nelle ossa, privo di sostanza. Fatto di persone che dicono di ispirarsi a Moro e poi rimangono arroccate al solito, vecchio antiparlamentarismo”.

Eppure col Pd l’alleanza c’è, e resiste. “Il Pd è una cosa diversa. Nonostante tutto, è l’unico partito che garantisce una buona politica. Con Letta può riscoprire l’ancoraggio all’Europa, a un’area liberaldemocratica. Magari coinvolgendo personalità liberali di altri partiti”. E di chi, Forza Italia? “Perché no? Io fui tra i primi a osteggiare la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Venticinque anni dopo mi rendo conto che fra le sue fila ci sono figure di livello”. Ci faccia un nome. “E va bene: Mara Carfagna. È tra i ministri migliori, affronta problemi locali con una visione nazionale”.

Chi l’avrebbe detto, Bianco che tifa Berlusconi. “Attenzione, non tifo nessuno, e vengo da una storia politica molto diversa. Dico solo che con gli anni le prospettive possono cambiare, e Berlusconi su qualcosa ha avuto ragione”. Come sulla magistratura? “Per esempio”. Che idea si è fatto del terremoto nel mondo delle toghe? “Guardi, io non sono sorpreso. E non lo dico per presunzione, semplicemente l’avevo detto anni fa. È quello che succede a un potere che non ha mai avuto un controllo. I Pm hanno pensato di poter governare l’Italia, di porre le basi di un grande rinnovamento morale della politica. Io, oggi, sono contento di stare da questa parte”.

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