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Renzi-Mancini, Draghi cala la direttiva. Nuove regole per gli 007

Il governo Draghi interverrà con una direttiva dell’autorità delegata per l’intelligence Franco Gabrielli per regolare gli incontri fra politici e 007 italiani. Il caso Renzi-Mancini sollevato da Report sbarca al Copasir con l’audizione del capo del Dis Vecchione. Ecco le novità

Il governo Draghi interverrà sulla vicenda Renzi-Mancini con una direttiva dell’autorità delegata per l’Intelligence e la Sicurezza Franco Gabrielli. Gli incontri fra politici e dirigenti dei Servizi segreti italiani in carica saranno da ora in poi sottoposti a regole più rigide. È quanto ha annunciato in audizione al Copasir il direttore generale del Dis (Dipartimento per l’Informazione e la Sicurezza) Gennaro Vecchione.

Convocato dal comitato di controllo dell’intelligence per parlare dell’inchiesta giornalistica della trasmissione di Rai3 Report sull’incontro in un autogrill, lo scorso dicembre, fra il leader di Italia Viva Matteo Renzi e il dirigente del Dis Marco Mancini, il capo degli 007 italiani ha spiegato che, da ora in poi, ci sarà una stretta su questo tipo di tête-à-tête.

Da quanto trapela a Formiche.net, sarà prevista una specifica autorizzazione da parte dei vertici delle agenzie, che dovranno essere preventivamente informati di un eventuale incontro con un politico. Il comitato ha richiesto il testo della direttiva, in fase di ultimazione.

Il polverone sollevato dal video di Renzi e Mancini, ripresi a parlare in una piazzola di sosta dell’Autogrill a Fiano Romano lo scorso 23 dicembre, nel pieno della partita per le nomine dei Servizi che vedeva lo stesso Mancini tra i papabili nuovi vicedirettori del Dis, non è piaciuto ai vertici delle agenzie.

La legge quadro sull’intelligence italiana (124/2007) ad oggi non regola gli incontri fra agenti segreti in servizio e politici. Né, fatta eccezione per alcune restrizioni previste per gli agenti operativi di Aise ed Aisi, esiste uno specifico divieto nei regolamenti interni per i dirigenti delle agenzie.

Un vuoto normativo cui ora il governo vuole mettere mano per evitare che il comparto sia di nuovo trascinato nelle polemiche, con il danno di immagine che inevitabilmente ne deriva.

Dall’audizione del Copasir, ancora una volta riunitosi senza esponenti della minoranza, che ne reclama la presidenza con Adolfo Urso (attuale vicepresidente e senatore Fdi) in lizza per succedere al leghista Raffaele Volpi, emerge dunque la volontà di Palazzo Chigi di mettere i puntini sulle i nei rapporti fra intelligence e politica.

Respinti al mittente invece i sospetti, avanzati da Renzi, che dietro il video di una ventina di secondi pubblicato da Report non ci sia, come sostiene la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, una “insegnante” in sosta ma un’attività di dossieraggio per monitorare l’ex premier.



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