Intervista all’economista e docente della Fordham University Dominick Salvatore: i piani pandemici di Biden potrebbero spingere l’inflazione al 3% e a quel punto sarà inevitabile un intervento della Fed per un rialzo dei tassi. Yellen ha voluto sondare il terreno, i mercati hanno reagito. L’accordo Ue-Cina sugli investimenti? Non vale la carta su cui è scritto
Forse il segretario al Tesoro Janet Yellen ha ragione. I tassi negli Stati Uniti presto o tardi torneranno a salire, per frenare un’inflazione innescata da una crescita dell’economia al di sopra delle aspettative e figlia dei mastodontici piani pandemici, tre nel giro di quattro mesi, messi in piedi da Joe Biden. Una potenza di fuoco da 5 mila miliardi di dollari che non può non avere delle conseguenze. Un’economia imbottita di liquidità vuol dire più spesa pubblica e dunque più propensione al consumo e in ultima istanza una risalita dei prezzi, quindi più inflazione.
Per questo, una stretta sul costo del denaro può essere un primo passo per evitare il surriscaldamento dell’economia. Sempre che il governatore della Fed, Jerome Powell, sia d’accordo. A Wall Street, vista la reazione negativa alle parole di Yellen, non lo sono. Formiche.net ne ha parlato con Dominick Salvatore, professore della Fordham University e tra i maggiori esperti di politica economica internazionale.
Il segretario al Tesoro, Janet Yellen ha paventato un rialzo dei tassi, dopo anni di politiche espansive. Se lo aspettava?
No, non me lo aspettavo. E nemmeno la Borsa, che infatti ha reagito piuttosto male. Forse è anche per questo che Yellen ha parzialmente corretto le sue affermazioni, paventando un rischio inflazione ma senza l’automatico rialzo dei tassi. Ma sono parole di circostanza, per calmare i mercati.
Allora il rischio di un surriscaldamento dell’economia statunitense c’è…
In realtà sta già avvenendo, è qualcosa in più di un rischio. L’inflazione, con gli stimoli fiscali messi in campo da Biden, salirà. E schizzerà anche la crescita americana, le cui stime per il 2021 sono passate dal +3,5 al +6,5%. Questi stimoli d’altronde non si erano mai visti prima e poi sono arrivati uno dietro l’altro, a distanza ravvicinata. Naturale che vi siano delle conseguenze per l’economia degli Usa, a cominciare dall’inflazione.
A questo punto è lecito attendersi un rialzo dei tassi, se non altro nel lungo termine?
L’inflazione quest’anno dovrebbe essere del 2,4%, ha detto la Fed. E il prossimo anno dovrebbe tornare al 2%. Ora, siccome gli stimoli fiscali di Biden avranno un impatto inaspettato sulla crescita, come abbiamo visto sopra, credo sia inevitabile arrivare a un’inflazione vicina al 3%. Da quel momento, la Banca centrale dovrà intervenire per forza di cose. Finché l’inflazione sarà sotto il 3% i tassi non aumenteranno ma non appena superata quella soglia, ci sarà un ritocco. Alla fine, credo che Yellen abbia voluto sondare il terreno, per capire come si muoveranno le borse in caso di rialzo. Quasi avesse voluto preparare psicologicamente i mercati e l’economia a un aumento dei tassi.
E quali conseguenze potrebbe avere, oltre alla reazione violenta di Wall Street, un rialzo dei tassi?
Direi piuttosto gravi. Pensiamo solo ai Paesi emergenti, Cina inclusa, fortemente indebitati con gli Stati Uniti. Potrebbe essere l’inizio di una nuova crisi globale, di stampo finanziario.
Parliamo dei piani pandemici di Biden. Uno dei pilastri è l’aumento delle tasse sulle classi più ricche e agiate. Ma i Repubblicani daranno battaglia al Congresso. Lei come la vede?
Biden vuole un’aliquota sulle società al 28%, Trump l’aveva portata al 21%. I Repubblicani sono molto compatti nell’essere contrari all’aumento delle tasse. e al Senato, dove di fatto c’è una parità, il presidente rischia grosso. Potrebbe esserci un voto favorevole senza l’approvazione del Senato, come fece Trump, che fece passare alcuni provvedimenti a suon di ordini esecutivi. E così potrebbe fare anche Biden. Il problema però è che oltre ai Repubblicani, anche i mercati contrasteranno simili scelte fiscali.
Perché?
Perché tassare chi guadagna oltre un milione di dollari, agli occhi di Wall Street è un po’ come uccidere la gallina dalle uova d’oro, il motore della Borsa. Il problema per Biden è il rinnovo del Congresso, tra due anni, le elezioni di mid-term. Ovviamente punta a vincere, ma non sarà facile.
Salvatore, un po’ di geopolitica. L’Ue sembra voler frenare la ratifica del Cai, l’accordo sugli investimenti tra Europa e Cina. Crede sia una mossa azzeccata?
Quell’accordo non vale nemmeno la carta su cui è scritto. Perché quando si negozia con la Cina bisogna sempre ricordarsi che sono i migliori al mondo nelle trattative. L’Europa sta rivedendo le sue posizioni con la Cina, un po’ come l’Italia le ha cambiate sulla Via della Seta. Alla fine credo che una ratifica non ci sarà. Anche se molti Paesi sono a favore del Cai, a cominciare dalla Germania che guida l’Europa.