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Lo Spazio al G20. Ecco la proposta italiana per regolamentare le orbite

L’Italia si prepara a presentare una proposta di regolamentazione delle attività spaziali in vista della presidenza del G20. Tra space debris e sfruttamento commerciale della Luna, il tema è urgente e richiede grande impegno diplomatico a livello internazionale. A lavorare sulla proposta c’è la Fondazione Leonardo, guidata da Luciano Violante, con il presidio politico sul tema del sottosegretario Bruno Tabacci. Entrambi ne hanno parlato al Centro alti studi per la Difesa, accolti dal generale Fernando Giancotti

L’Italia sta mettendo a punto una proposta di regolamentazione delle attività spaziali da portare all’attenzione del G20, che vedrà riunirsi a Roma, il prossimo ottobre, i capi di Stato e di governo delle principali economie mondiali (e potenze spaziali). Sarà l’occasione per l’Italia, che esercita la presidenza del prestigioso foro internazionale, di sottolineare alcune delle priorità percepite dal Paese nell’ambito della dimensione spaziale, sempre più rilevante nella sua dimensione tecnologica e commerciale, nonché nei suoi aspetti geopolitici.

L’ITALIA SPAZIALE AL G20

In diverse occasioni pubbliche, il sottosegretario Bruno Tabacci, delegato dal premier Mario Draghi alle politiche del settore, ha sottolineato l’esigenza di un maggior impegno internazionale per uno sviluppo “sostenibile e sicuro” della nuova economia spaziale. Ne ha parlato lo scorso 12 maggio all’Asi, in occasione della firma del protocollo d’intesa tra l’Agenzia e il Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai. “Expo sarà una grande occasione per il nostro Paese, coincidendo con la presidenza italiana del G20”, notava Tabacci, aggiungendo che in entrambe le occasioni lo Spazio sarà in prima fila, anche “promuovere una cooperazione internazionale sicura e responsabile”. Più di recente il sottosegretario è intervenuto al convegno “La Difesa e lo spazio: nuova organizzazione per il sistema-Paese”, organizzato dal Centro alti studi per la Difesa (Casd), presieduto dal generale Fernando Giancotti. “C’è la necessità di capire che lo spazio è un bene comune e, se non si imporrà una regolamentazione, lo spazio potrebbe rivelarsi una gabbia”, ha registrato Tabacci, aggiungendo che: “l’iniziativa del G20 sarà il posto giusto per mettere queste cose nella cornice adeguata”.

LA REGOLAMENTAZIONE DELLO SPAZIO

A lavoro sulla proposta c’è la Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine. Il suo presidente, Luciano Violante, intervenendo all’evento del Casd ha definito “particolarmente opportuno che le politiche dello spazio rientrino nel quadro delle iniziative del G20”. L’aumento del numero di Paesi che investono nello spazio (oggi circa ottanta) e l’ingresso dei soggetti privati hanno trasformato la dimensione extra-atmosferica in un luogo di sfruttamento economico e geopolitico. Facendo un parallelismo tra l’esplorazione dello spazio e l’era delle scoperte del XV e XVI secolo, Violante ha sottolineato come i temi della libera navigazione (del mare ieri, dello spazio oggi) e dello sfruttamento delle risorse dei corpi celesti, come fu quella delle Americhe, dovranno essere regolamentati il prima possibile per evitare le derive del passato, col il trionfo del diritto della forza. “Evidentemente – ha continuato Violante – le economie più avanzate del mondo, quelle del G20, non possono sottrarsi a questa sfida”. Soprattutto ora che si apre una nuova era dell’esplorazione spaziale, concentrata sul ritorno sulla Luna, questa volta per restarci. L’obiettivo, definito chiaramente nel programma americano Artemis, è di avere una presenza stabile e sostenibile, dunque comprensiva dello sfruttamento delle risorse in situ, anche di natura commerciale, visto che la nuova avventura avrà a bordo tanti attori privati.

LA SPAZZATURA SPAZIALE

A preoccupare di più è soprattutto la spazzatura spaziale, il cosiddetto “space debris”, cioè l’insieme degli elementi orbitanti intorno alla Terra senza controllo. I rischi per le infrastrutture operative, da cui dipende gran parte della vita sulla Terra, sono elevati. Secondo gli ultimi numeri dell’Esa, i satelliti attualmente operativi intorno al nostro Pianeta sono circa 4.300 (oltre 1.600 appartengono alla costellazione Starlink di SpaceX). Il numero di oggetti che rappresentano “debris”, da un millimetro fino a oltre dieci centimetri, si stima possa aggirarsi intorno ai 130 milioni, a fronte degli 28.600 “debris” che si riescono a tracciare. Considerando che il numero è destinato ad aumentare è particolarmente evidente l’esigenza di un maggior controllo, sia a livello di tecnologie di monitoraggio e controllo (diversi progetti sono già in campo), sia a livello di “diritto spaziale”, su cui si concentra la proposta italiana verso il G20.

LE NORME ATTUALI

Lo stato attuale della regolamentazione spaziale è basato principalmente sul diritto convenzionale strutturato dai trattati internazionali che si sono susseguiti nel tempo, a partire dal Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, mutuato in parte dal diritto della navigazione e dal diritto internazionale pubblico e privato. Tale legislazione risulta troppo angusta rispetto alle necessità imposte dall’attuale ambiente spaziale. L’Ufficio per gli affari dello spazio esterno delle Nazioni unite (Unoosa) ha avviato da tempo una serie di programmi di revisione e aggiornamento della space law, concentrandosi in particolare su due tematiche, lo sfruttamento controllato delle risorse dei corpi celesti e il controllo degli “space debris”. Su quest’ultimo tema è fondamentale arrivare ad implementare un sistema di prevenzione e di responsabilità che costringa gli attori spaziali a considerare, fin dalla fase di lancio, il destino finale dell’oggetto lanciato, sia attraverso il rientro controllato e la distruzione in atmosfera, che con lo spostamento sulle cosiddette “orbite cimitero”, da dove l’oggetto in questione cessa di essere una minaccia.

SPAZZINI SPAZIALI

In attesa di un intervento legislativo, alcune realtà spaziali si stanno cominciando a porre il problema di come intervenire per ripulire quei detriti che già affollano le nostre orbite. Al di là dei rischi concreti alle attuali missioni in corso, dalla distruzione di satelliti al danneggiamento potenzialmente pericoloso dei veicoli spaziali con equipaggio umano, la presenza di un numero crescente di detriti spaziali potrebbe portare al concretizzarsi della cosiddetta sindrome di Kessler, scenario nel quale il numero di “debris” diventa così elevato che gli oggetti in orbita vengono spesso in collisione, creando così una reazione a catena con incremento esponenziale del volume dei detriti stessi fino ad arrivare all’impossibilità per l’umanità di lasciare l’atmosfera terrestre. Tra le altre, l’Esa ha lanciato il programma Active debris removal (Adr) per identificare una serie di tecnologie che consentano di effettuare una vera e propria pulizia dell’orbita terrestre, tra satelliti in grado di “afferrare” i detriti e posizionarli in orbite cimitero all’impiego di gigantesche reti “acchiappa-detriti”.

LA DIFESA SPAZIALE

E poi ci sono le attività di prevenzione, come quella dimostrata dalla Difesa italiana un paio di settimane fa, quando al Centro di Vigna di Valle, in provincia di Roma, si è conclusa con successo la dismissione orbitale del satellite Sicral 1, lanciato nel 2001 e giunto a fine vita operativa. Per venti giorni, duemila ordini di manovra sono stati inviati al satellite per consentirgli di spostarsi di 400 chilometri, fino alla “orbita cimitero”, lì dove non darà problemi ad altri satelliti. È “una prima volta nella storia della Difesa”, spiegava il ministro Lorenzo Guerini, accolto al Centro dal capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e da Luca Capasso, comandante del Comando operazioni spaziali (Cos) di cui la Difesa si è dotata da un paio d’anni. “Il successo dell’operazione – ha aggiunto Guerini – conferma le grandi capacità tecnico-scientifiche dell’Italia; lo Spazio è sempre più al centro del confronto geopolitico ed economico”.

L’INTESA

La rilevanza del tema, del resto, non è nuova, e il Casd ha avviato da tempo una serie di iniziative a riguardo con l’obiettivo di potenziare la comunicazione e le interazioni tra i diversi settori del sistema-Paese, elemento fondamentale per la posizione dell’Italia nel consesso degli attori spaziali. È del resto di pochi giorni fa la sottoscrizione di un accordo tra il Casd, la Fondazione Leonardo e la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), rispettivamente rappresentati da Fernando Giancotti, Luciano Violante e Alberto De Toni, indirizzato al potenziamento dell’azione sinergica del sistema-Paese in settori cruciali, tra cui spiccano proprio space law e space economy. Come affermato dal generale Giancotti, “il significato di questa iniziativa è portare il contributo della Difesa anche oltre il livello operativo, sul piano concettuale e accademico”.

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