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Turismo, gas, shipping. La triplice svolta atlantista della Grecia

I 14 aeroporti privatizzati da Fraport segnano il maggiore investimento privato nel Paese: così la Germania conquista una fetta significativa del business del turismo nell’Egeo, mentre Atene frena Pechino sul Pireo

Turismo, gas e shipping sono le tre frecce all’arco della Grecia, trasformatasi da Cenerentola d’Europa a player euromediterraneo e atlantista.La contemporanea stabilizzazione in chiave economica e geopolitica di infrastrutture chiave come gasdotti, porti e aeroporti rappresenta un investimento di primo piano nel medio-lungo periodo come dimostrano le interlocuzioni con la Germania e lo stop a Pechino su Cosco al Pireo, che già ha cambiato volto all’hub ellenico. 

QUI EGEO

Riparte il turismo in Grecia, ma ad incassare è anche Berlino, che già sotto l’Acropoli ha avuto dal 2012 in poi riflessi commerciali e politici precisi. Sono stati ultimati i lavori ai 14 aeroporti ellenici privatizzati dalla società tedesca Fraport: Salonicco, Kavala, Santorini, Mykonos, Chania, Rodi, Kos, Corfù, Zante, Cefalonia, Mitilene, Skiathos, Samos e Aktio. L’ad di Fraport Stefan Schulte ha detto ieri, in occasione di un web meeting alla presenza del prmeier greco Kyriakos Mitsotakis, che l’investimento di FRAPORT nei 14 aeroporti regionali continua a inviare un forte “segnale di fiducia” agli investitori stranieri di tutto il mondo, interessati a investire in Grecia, soprattutto nei settori del turismo, degli alberghi e dei trasporti.

L’investimento iniziale è stato di 1,7 miliardi di euro: si tratta del più grande investimento privato in Grecia. Così la Germania ha progressivamente conquistato una fetta significativa del business del turismo nell’Egeo, che si appresta a far segnare un plus a tre cifre da giugno in poi. Ma il tutto è “allargato” anche al dossier energetico, visto che partner di Fraport è il colosso Copelouzos, impegnato nella costruzione della FSRU ad Alexandroupolis, con la partecipazione di DESFA, che a sua volta è partecipata dall’italiana Snam.

ENERGIA & GEOPOLITICA

Potrebbe sembrare un facile ritornello, ma invece il dossier energetico è oggettivamente il nuovo metro di valutazione di relazioni ed alleanze nel Mediterraneo orientale, dove la Grecia si sta ritagliando un ruolo primario. Oltre alla partita dei gasdotti, che transitano e transiteranno in Grecia (come Tap, Tanap e Eastmed quando sarà ultimato), c’è anche il capitolo destinato all’idrogeno a stimolare l’interesse di investitori e stakeholders. DEPA Commercial fungerà da coordinatore del progetto “White Dragon“, innovativo step da 8 miliardi di euro per sviluppare l’idrogeno verde in Grecia e contribuire alla trasformazione energetica tanto cara a Bruxelles.

In partnership con Advent Technologies, Damco Energy SA (Copelouzos Group Company), PPC Greece, The Hellenic Gas Transmission System Operator (DESFA) SA, Hellenic Petroleum, Motor Oil, Corinth Pipeworks, TAP e Terna Energy, il progetto è stato presentato all’Unione europea, con l’obiettivo finale di decarbonizzare completamente il sistema energetico greco. Il tutto facendo transitare l’idrogeno nelle pipeline del gasdotto Tap, operative dallo scorso 31 dicembre.

QUI PIREO

Al contempo la Grecia mette un freno alla Cina nel porto del Pireo, a dimostrazione di una svolta atlantista sempre più nei fatti. E’ scaduto il termine per Cosco China per aggiungere la quota del 16% al 51% che già detiene nel Pireo (PPA), come concordato con la concessione dell’aprile 2016 fino al 2052. Nella prima fase, nell’agosto 2016, la quota del 51% è stata trasferita dietro pagamento di 314 milioni di dollari mentre il restante 16% delle azioni e il corrispettivo corrispettivo di 88 milioni di euro sono stati posti in garanzia.

La seconda fase avrebbe dovuto vedere il trasferimento del 16% cinque anni dopo, a seguito del completamento del programma di spese in conto capitale obbligatorio di 300 milioni di euro. Ma Atene ha deciso di stoppare l’invasività del dragone, mentre i proprietari dei cantieri navali greci e i sindacati puntano il dito contro Cosco, rea di non aver soddisfatto le condizioni dell’accordo di concessione riguardante la fornitura di strutture di riparazione navale all’interno dell’area portuale. Il rischio di un vero e proprio monopolio cinese al Pireo è tutt’altro che remoto, questa la ragione per cui il governo greco, alla luce della sua postura internazionale, ha mutato il suo approccio verso un soggetto così altamente invasivo.

twitter@FDepalo



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