Skip to main content

Aperture, così Draghi ha salvato il turismo. L’encomio di Lalli (Federturismo)

Il presidente di Federturismo, Marina Lalli: dal premier un messaggio di speranza che aspettavamo da tempo. Il green pass è la soluzione più adeguata per regolare i flussi in tutta sicurezza. Le imprese sono pronte da oltre un anno a questo momento, perché abbiamo investito molti soldi

Euforia è dire poco. Le parole uscite dalla bocca di Mario Draghi non potevano essere più dolci per le imprese del turismo. Dopo quattordici mesi di buio pesto, finalmente la prima luce, preludio, forse, di una rinascita per uno dei pilastri dell’economia nazionale, grazie a un peso (pre-pandemia) del 13% sul Pil nazionale. Draghi ha suonato la sveglia, il turismo può ripartire, i cittadini del mondo sono ufficialmente invitati a rimettere piede sulle nostre spiagge, laghi o montagne. In sicurezza, si intende, senza pulsioni al tana libera tutti.

Lo strumento per irreggimentare i flussi è Il green pass covid dell’Unione Europea, atteso per giugno. Ma in attesa del lasciapassare internazionale per vaccinati e guariti, in Italia verrà utilizzato il green pass nazionale, operativo dal 15 maggio, come ha ricordato Draghi alla conferenza stampa sull’esito della riunione ministeriale del G20 Turismo. Il pass, tra le altre cose, renderà più fluidi i movimenti in entrata e in uscita da regioni rosse e arancioni. Un piccolo grande passo per un settore letteralmente demolito dalla pandemia, come spiega a Formiche.net Marina Lalli, presidente di Confindustria Federturismo, la principale associazione di settore.

“Finalmente il segnale che attendevamo, musica per le nostre orecchie”, esordisce Lalli. “Il premier è stato bravo, perché ha annunciato questa svolta nel modo giusto, in un contesto ragionato, concludendo con un caldo invito affinché i turisti tornino nei nostri bellissimi luoghi di vacanza. Naturalmente adesso bisogna passare dalle parole ai fatti e rispettare le scadenze indicate sia per il green pass nazionale sia per quello europeo”. E proprio il green pass è la soluzione più adeguata secondo gli imprenditori del turismo.

“Certamente il green pass è di per sé una limitazione la quale però, se comparata alle restrizioni di questi mesi terribili, ecco che assume forma e sembianze di una via di uscita di cui il settore aveva un disperato bisogno. Una via di uscita ragionata e ben calibrata sulla nostra situazione: non ha senso continuare a tenere ferme persone che hanno avuto già la doppia dose di vaccinazione e dunque sicure. Non dobbiamo certo abbassare la guardia, ma l’indicazione data dal premier sulla ripartenza del settore è una manna dal cielo”. C’è però da fare i conti con la paura che, nonostante i vaccini, alberga ancora nella mente delle persone. E qui entra in gioco il lavoro collaterale agli sforzi del governo, delle imprese.

“Conferenze stampa come quelle del premier, hanno un impatto fortissimo, lo abbiamo visto con la riaperture in seguito al ritorno delle zone gialle. I telefoni hanno ricominciato a squillare”, spiega Lalli. “Si parla di vacanze ed è quello che serve per dare fiducia. Ma noi, come strutture, dobbiamo assumerci l’onere di saper fronteggiare un ritorno dei flussi turistici. Non basta lo sforzo del governo, noi dobbiamo fare la nostra parte, con misure di sicurezza certificate e ben funzionanti e dobbiamo farlo vedere al cliente, per rassicurarlo. Perché anche l’impresa e non solo la politica deve dare sicurezza alle persone che vogliono viaggiare. Su questo siamo assolutamente pronti e lo siamo da mesi, nella maniera più totale. Ci stiamo preparando da un anno, investendo molto denaro in dispositivi di protezione individuali, sanificazioni, barriere. Molto semplicemente non vediamo l’ora di lavorare”.


×

Iscriviti alla newsletter