La morte di Epifani mi ha lasciato interdetto per alcuni minuti. C’eravamo conosciuti a metà degli anni ’70. Giovane e brillante, colto, un po’ sosia di Harrison Ford, venne soprannominato (il copyright è mio) “il giovane Werther”. In una certa sinistra soffriva di claustrofobia…Il ricordo di Giuliano Cazzola
La morte di Guglielmo Epifani mi ha lasciato interdetto per alcuni minuti, come quando ti arriva una notizia che non ti aspetti e non credi neppure possibile. Senti che i rintocchi della campana si avvicinano anche per te. Con Guglielmo non avevo più rapporti da tempo. Anche se avevamo intrapreso percorsi politici diversi i rapporti umani era sempre rimasti corretti. C’eravamo conosciuti a metà degli anni ’70. Nel 1973 si laureò alla Sapienza di Roma in filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff. Socialista; dopo la laurea fu assunto dalla Cgil nazionale come direttore della Casa editrice della Confederazione, l’Esi (l’attuale Ediesse). Di quel periodo si ricorda la pubblicazione di una biografia di Bruno Buozzi: tutto sommato, per quei tempi, parlare di un socialista per di più riformista non era proprio facilissimo in Cgil. Ma Buozzi era un martire e meritava rispetto.
Nel giro di due anni Guglielmo approdò prima all’Ufficio sindacale, come collaboratore di Piero Boni, e poi all’Ufficio Industria della Confederazione. Giovane e brillante, colto, un po’ sosia di Harrison Ford (che allora andava per la maggiore), venne soprannominato (il copyright è mio) “il giovane Werther”, un appellativo che si è portato appresso negli anni (del resto anche l’attore americano è invecchiato, così la somiglianza si è man mano adeguata). Nel 1979 iniziò la sua carriera di dirigente sindacale con l’incarico di segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai. Nel 1990 entrò nella segreteria confederale al posto di Enzo Ceremigna e nel 1993, all’uscita di Del Turco, fu eletto segretario generale aggiunto di Bruno Trentin.
È stato iscritto prima al Partito Socialista Italiano e, dopo la fine del Psi, al partito dei Democratici di Sinistra. Vice di Sergio Cofferati dal 1994 al 2002, a seguito della conclusione del mandato di Cofferati, divenne segretario generale della Cgil, primo (ex)socialista a guidarla dai tempi della sua ricostituzione nel 1944. Il 16 ottobre 2010 Guglielmo Epifani pronunciò il suo ultimo discorso da segretario Cgil in Piazza San Giovanni, a Roma, in occasione della manifestazione della Fiom.
Il 3 novembre 2010 fu eletta alla guida della Confederazione Susanna Camusso, anche lei ex-socialista (ancorché molto sinistrorsa) e prima donna segretaria della Cgil. Con Epifani e Camusso si è verificato in Cgil quella vendetta della storia che ha colpito anche il Pd. Gli ex democristiani hanno preso possesso del partito, mentre gli ex socialisti sono saliti al vertice della Cgil, all’insegna del solito “Parigi val bene una messa”.
A differenza di quella maggiore moderazione che di solito si acquista col passare dell’età, Guglielmo si era spostato sempre più a sinistra, fino a militare in LeU. Penso che in quel partito – lui che era abituato alle grandi organizzazioni e al dialogo con le masse – abbia molto sofferto di claustrofobia.