Alla luce del nuovo caso in Liguria, il Cts si è espresso con un nuovo cambio di linea. L’opinione pubblica, intanto, rimane esitante di fronte all’ennesima controversia. Se per Manfredi (Consigliere Ordine dei Medici di Milano), si tratta solo di responsabilità scientifica, il governo non esita ad attribuire responsabilità politica a CTS e Regioni
La campagna vaccinale è in continua estensione, grazie a quattro diversi vaccini. Pfizer-Biontech e Moderna, entrambi sviluppati con macromolecola mRNA. Astrazeneca e Janssen, invece, vaccini a vettore virale. Quest’ultima categoria però è da mesi nell’occhio del ciclone, subendo cambiamenti di fasce di età, sospensioni temporanee e il rifiuto dei pazienti, a causa di una generale psicosi vaccinale.
Questo sentimento si è presentato in concomitanza di casi di reazioni avverse e, in rarissime eventualità, di morti. Ciò ha comportato anche un disallineamento tra le raccomandazioni emesse e il piano d’opera regionale. A fronte del caso Canepa, il Comitato Tecnico Salute ha raccomandato lo stop ad Astrazeneca per gli under 60. Ora sulla tragedia ligure indagherà la magistratura, al fine di comprendere i reali collegamenti tra l’assunzione del vaccino e il decesso della diciottenne.
GLI SPOSTAMENTI DELLE FASCE DI ETÀ
Il 30 gennaio, AIFA approva Astrazeneca, autorizzando il vaccino per gli individui sopra i 18 anni, e raccomanda una corsia preferenziale per le categorie fragili e per coloro rientranti tra i 18 e i 55 anni. In questo comunicato, AIFA sottolineava come Astrazeneca mostrasse incertezza clinica nei soggetti over 55, considerando come nei primi trial clinici, questa fascia di popolazione fosse scarsamente rappresentata. L’otto marzo, il vaccino viene esteso anche agli over 65. La prima battuta di arresto si è verificata l’11 e il 15 marzo. Prima con la sospensione del lotto Astrazeneca ABV2856, poi con la temporanea sospensione della somministrazione del vaccino, in attesa del pronunciamento dell’EMA. Dopo la nuova approvazione dell’Ema, e la rimozione dello stop temporaneo dal 19 Marzo, l’Agenzia ha pubblicato dettagliate note informative sul legame tra l’assunzione di vaccini a vettore virale e rari casi trombotici.
Il documento ha compreso anche il prodotto Janssen. Nelle note si ribadisce il positivo rapporto costo-beneficio e, in riferimento a J&J, si specifica come i casi evidenziati facessero inizialmente parte di circoscritti eventi negli Stati Uniti. Gli adenovirali, inizialmente designati per coloro tra i 18 e i 55 anni, ora sono raccomandati, senza natura obbligatoria, per gli over 60. Il 12 maggio il CTS afferma che non vi siano ragioni per limitare le iniziative di open day vaccinale, dando quindi il via libera dell’adenovirale a tutti coloro sopra i 18 anni. Ancor prima della valutazione odierna del CTS, la Regione Sicilia ha sospeso la somministrazione a soggetti sotto i 60 anni, dando ragione alla decisione di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte nell’adozione di una strategia indipendente. Ora, secondo il parere del Comitato, Astrazeneca dovrà essere somministrato solo agli over 60. Per chi invece ha già ricevuto la prima dose AZ, sarà predisposto il richiamo con vaccino mRNA, quindi con Moderna o Pfizer-Biontech. Sciolti questi due nodi e consegnato il parere all’esecutivo, tocca al ministro Speranza prendere la decisione finale e emanare una circolare contente le nuove linee guida.
IL RAPPORTO TRA GLI SPOSTAMENTI DI ETÀ E IL PIANO VACCINALE
Quindi quali sono le responsabilità governative riguardo queste esitazioni? Parlando con la dottoressa Maria Manfredi, Consigliere dell’Ordine dei Medici di Milano e specializzata in malattie infettive, capiamo come leggere le responsabilità del governo. Prima di tutto, spiega la dottoressa, bisogna sempre tenere conto dei tempi record della ricerca al vaccino e che la conseguente raccolta dati avviene in tempo reale. Questo comporta una fisiologica riallocazione dei target di età al passo dell’ingrandimento della campagna vaccinale.
Maggiore è l’estensione, maggiore sarà la possibilità di annoverare nuove reazioni su fasce precedentemente non comprese. Lo spostamento delle fasce, aggiunge Manfredi, non si tratta di una manovra politica, ma scientifica. Ogni riallocazione corrisponde ad un nuovo optimum nell’assegnazione della popolazione target. Per i vaccini a vettore virale ora si vuole indicare una dimensione ben più circoscritta, tra i 60 e i 70 anni, mentre per gli over 70 rimane ferma la raccomandazione di priorità per versione mRNA.
IL VERO DANNO ALLA SALUTE
A fronte degli attuali risultati, il panico scatenatosi risulta poco giustificato, afferma Manfredi. Alla luce del quinto rapporto di farmacovigilanza emesso dall’AIFA si evince che: “Al 26 maggio 2021 sono state inserite 204 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal vaccino e dalla dose somministrata”. Specificatamente, nel caso dei vaccini vettoriali: “Il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni”.
Si apprende che per Janssen si registra solo lo 0,3% di sospette reazioni avverse. Lo stato di allerta però danneggia il piano vaccinale ed esacerba l’esitazione della popolazione. Molti soggetti over 60, spiega Manfredi, hanno rifiutato Astrazeneca e J&J, ritardando la propria immunizzazione, il programma vaccinale e esponendosi così al rischio di ammalarsi. E questo sembra essere il principale danno, tenendo conto dei dati precedentemente riportati.
NUOVO SCONTRO TRA GOVERNO E CTS
Come riportato da La Stampa, il governo si è scagliato senza esitazioni sul Comitato Tecnico Scientifico. Quest’ultimo è ritenuto reo di non aver ben considerato la profilassi nelle popolazioni più giovani. Una colpa che, sempre secondo l’esecutivo, è da spartirsi con alcuni Presidenti delle Regioni, che pur di esaurire le dose vaccinali senza sprechi, non hanno ben ponderato le precedenti raccomandazioni emesse. In attesa di nuove evoluzioni sulle ammissioni di responsabilità, sembra però ovvio ricordare il ruolo dei medici e degli operatori sanitari. Questi, in quanto subalterni, hanno eseguito gli ordini emanati e, per questo motivo, non devono essere coinvolti in un probabile nuovo ciclone politico.