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Beppe Mao is back. Così Grillo sbeffeggia Draghi e Biden

Mentre Draghi torna dal summit Nato e dal G7 con Joe Biden, Beppe Grillo torna a cantare le lodi di Pechino con un post del professore Andrea Zhok. A Bruxelles il premier ha preso parte a “una parata ideologica”, condita da “propaganda atlantista sugli uiguri”

Puntuale come un orologio…cinese. Deve essersi indispettito, Beppe Grillo, per il requiem intonato da Mario Draghi al memorandum per la Via della Seta. Al summit Nato di Bruxelles, il premier venuto da Francoforte ha messo la retromarcia, “lo esamineremo con attenzione”.

Non ha apprezzato il guru e fondatore del Movimento Cinque Stelle, il partito che due anni fa, ai tempi del governo gialloverde, su quel foglio di carta ci ha messo la firma e che ancora oggi si fa garante dei buoni uffici con Xi Jinping.

Ecco allora riapparire sul suo blog una lunga, ennesima giaculatoria contro gli Stati Uniti e l’Occidente. Porta la firma di Andrea Zhok, filosofo, professore associato della Statale di Milano, una vecchia conoscenza del sito. Lo sfogo è multidirezionale. Governo: “Negli ultimi due giorni abbiamo assistito a una parata ideologica come non se ne vedevano dalla caduta del muro di Berlino. Il G7 prima e la riunione della Nato poi hanno colto l’occasione per sparare a palle incatenate contro il ‘nemico”. Stampa italiana: “Propaganda atlantista, con servizi a salve sui diritti degli Uiguri, missili terra-aria sulle violazioni degli hacker russi, siluri sulle origini del virus nel laboratorio di Wuhan”.

Zhok, ringraziato di cuore da Grillo, procede nell’invettiva. “È chiaro a chiunque non sia politicamente ipovedente che siamo di fronte innanzitutto ad un richiamo all’ordine degli Usa, che sanno di star perdendo la propria unilaterale supremazia mondiale. Si invoca perciò un compattamento delle fila degli ‘alleati’, in modo da difendere le proprie roccaforti economiche, che non sono più difendibili confidando semplicemente nella superiorità economica e militare”.

Il tempismo è notevole. Mentre Draghi si affretta a convincere il presidente americano Joe Biden e gli alleati Nato che le sbandate cinesi, a Roma, non tornano più, il blog di “Beppe-Mao” (copyright Dagospia) detta la linea. Già, ma a chi? Al Movimento di Giuseppe Conte o a quello di Luigi Di Maio?

Salvo una pizza consumata insieme da “Michele” a Napoli insieme al candidato unitario col Pd Gaetano Manfredi, i due sembrano condividere poco e niente. Tantomeno in politica estera. Conte, non Di Maio, ha fissato in agenda una visita all’ambasciata cinese a Roma con Grillo il giorno d’esordio del G7 a Carbis Bay, salvo dare forfait all’ultimo dopo una valanga di “polemiche sterili”.

Quali siano i clienti, quella servita sul blog di Grillo è una minestra riscaldata. E non riguarda solo l’ex Celeste Impero. A un giorno dal vertice fra Biden e Vladimir Putin a Ginevra, Grillo corre in aiuto di Mosca. “Già se ci limitiamo alla mera Realpolitik, dunque ad una concezione minimalista dei “valori”, appare chiaro come Russia e Cina stiano facendo esattamente ciò che hanno fatto in modo incontrastato gli Usa dal 1945 in poi: stanno usando la propria potenza militare (Russia) e la propria potenza commerciale (Cina) per ampliare la propria sfera d’influenza”, sentenzia il professore ospitato dal “Vate”.

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