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Anche Bini Smaghi si schiera contro Schäuble (e con Draghi)

L’ex membro del comitato esecutivo della Bce risponde all’editoriale di Schäuble e smonta il “ritorno alla normalità”, ovvero al rigore dei conti pubblici: la fase pre-Covid non era affatto “normale”, ma sbilanciata e asfittica, per molti cittadini europei si è trattato di un decennio perso. E dà una ricetta alla Banca centrale (che non piacerà a Berlino)

Un tema ricorrente in questa fase di uscita dalla fase più acuta della pandemia è: torneremo alla normalità? Ma cosa si intende per normalità? Sotto il piano del rigore fiscale, ha provato a darne una definizione Wolfgang Schäuble, che è stato ministro delle finanze tedesco negli anni di Mario Draghi alla Bce. In un editoriale sul Financial Times, l’attuale presidente del Bundestag ha richiamato all’ordine le economie europee che hanno fatto massiccio ricorso al deficit per superare la recessione legata al Covid-19. I parametri di Maastricht e il Fiscal Compact devono tornare in vigore il prima possibile, così da abbandonare “l’azzardo morale” di una spesa pubblica slegata da principi di austerità e prudenza.

Quell’appello, che chiamava in causa direttamente Mario Draghi, è stato duramente criticato in patria, con la Süddeutsche Zeitung – quotidiano vicino al partito di Schäuble, la Cdu – che considera la nomina di Draghi a Palazzo Chigi “un vero colpo di fortuna, e metterlo in discussione sulla base di considerazioni da campagna elettorale è irresponsabile”.

Oggi sul tema interviene anche Lorenzo Bini Smaghi, già nel comitato esecutivo della Bce e oggi al vertice di Société Générale. Sempre sul Financial Times replica al “falco” tedesco e smonta la premessa suo editoriale, perché “presuppone che gli anni precedenti al Covid-19 fossero ‘normali’. Non lo erano. In effetti, non erano nemmeno buoni. Nel 2019 la crescita del PIL dell’eurozona stava rallentando (all’1,3%), l’inflazione si aggirava intorno all’1%”, al di sotto del target della banca centrale. “Per molti cittadini europei, in particolare per i giovani, si è trattato (…) di un decennio perduto”.

Per il banchiere, il mix tra politiche monetarie e fiscali era squilibrato. E anche le politiche di bilancio tra i paesi non erano omogenee. “Mentre il rapporto debito/Pil scendeva gradualmente in alcuni paesi come Francia, Italia e Spagna, in altri, in particolare Germania e Paesi Bassi, scendeva rapidamente grazie ad ampi surplus di bilancio”.

“Schäuble sbaglia – continua Bini Smaghi – a suggerire che un ritorno alla normalità dovrebbe riguardare solo i paesi con un debito elevato. Dovrebbe riguardare anche quelli che hanno costantemente attuato una politica fiscale eccessivamente restrittiva, creando così un mix di politiche squilibrato nell’eurozona”.

Parla ovviamente della Germania che, grazie ai bund considerati “asset sicuri” con rendimenti sottozero, e a ricchi avanzi primari, ha potuto ridurre il suo debito di oltre il 20% (“la più grande riduzione di qualsiasi grande economia avanzata”), e in caso di un ritorno al rigore fiscale ci metterebbe meno di 5 anni a riportare la proporzione debito/Pil sotto la fatidica soglia di Maastricht del 60%.

Bini Smaghi, d’altro canto, ha una proposta per la Bce: non dovrebbe più basare i suoi acquisti di obbligazioni sulla quota di capitale dei singoli paesi. Servirebbe un altro approccio, come quello basato sulle quote di debito scambiato, che però “sarebbe mal accolto in Germania. Eppure le politiche economiche tedesche potrebbero finire per lasciare la banca centrale con poca scelta”.

Se vuole davvero seguire il consiglio di Keynes (evocato da Schaeuble nel suo editoriale) e dunque aumentare la spesa in tempi di difficoltà economiche, “l’Europa dovrebbe rivedere il suo quadro di politica fiscale in modo più simmetrico”. Ovvero modificando il Patto di stabilità per impedire gli eccessi rigoristi. “Altrimenti, l’eurozona potrebbe ricadere negli stessi risultati deludenti che prevalevano prima della pandemia”.

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