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Il “caso Azelio” e gli altri reati contro la lingua italiana

Il caso del nome di battesimo del ex presidente della Repubblica Azeglio Ciampi, senza la “g”, sulla targa affissa per fini toponomastici, non è colpa né dell’Amministrazione di Roma, né del dipendente o dipendenti. Le “colpe” vanno trovate altrove. Il preside Ciccotti: “Multiamo, per danni al patrimonio culturale, chi commette errori di lingua italiana in TV, sui media, pubblicamente. Il ricavato alle scuole”

Sono d’accordo con il frizzante pezzo di Massimo Gramellini, Azelio e la povera Itaglia (che potrebbe sollecitare una variante nel titolo, dalla congiunzione “e” al verbo “è”), sul Corriere della Sera del 2 giugno 2021, tranne nella chiusa. Servirebbe a poco rimandare “in prima elementare” chi, già adulto, non ha voluto studiare. L’itagliano medio, pur esibendo qualche imprecisione nell’esercizio della lingua itagliana, ha oramai acquisito tutti i diritti garantiti dalla Repubblica. Ha “preso” (altri lo hanno conseguito) un diploma, ha capito e superato tutti i quiz della patente, vota da anni, guida un camper e magari va a caccia. Perché scandalizzarsi se denota talune esitazioni di grammatica e/o sintassi? Sulla scheda elettorale, semioticamente parlando, deve semplicemente segnare/crociare un simbolo. Se poi, aggiungendo il nome del candidato, sbaglia il cognome, il voto non può essere annullato perché “è chiara l’intenzione dell’elettore” di votare, per esempio, “Rossi”, anche se ha vergato “Rosi”.

RESPONSABILITÀ A MONTE

Una piccola parte di responsabilità ricade anche sulla formazione. Sulla, credo, mancata riforma delle discipline scolastiche. Ad esempio, da sempre, chi insegna, sa che la docenza di lingua italiana va scissa dalla letteratura e dalla storia o dal latino o dal greco, a seconda dei corsi di studio. Un docente non può insegnare più materie con centinaia di compiti da correggere e verifiche orali da condurre. La lingua italiana andrebbe affidata a un docente che si occupi solo della storia della lingua italiana. E della sua messa in pratica.

PROMOSSO CERTIFICATO

Sempre in ambito scolastico vanno rintracciate altre cause. Negli ultimi venti anni non si può più bocciare in Italia con serenità. Diversi genitori (grazie a Dio non tutti), come si dice in gergo, sono pronti a “fare causa alla scuola”. Infatti, costoro, oggi, sono così premurosi da far pervenire alle segreterie, via PEC, tra il 15 maggio e il 31 maggio, qualcuno anche ai primi di giugno, certificati di psicologi, psicoterapeuti e neuropsichiatri, con diagnosi riguardanti i propri pargoli. Le due tipologia che vanno per la maggiore sono “attacchi di panico prima delle verifiche” e, l’immancabile, copyright 2020, “evidente stato depressivo dovuto alla Dad”. Alcuni certificati includono chiuse del tipo “si sconsiglia il fermo didattico (sic) che potrebbe aggravare la delicata situazione psicologica del minore…”. Quale Consiglio di classe si prende la responsabilità di causare danni psicologici o passare agosto a rispondere alle comunicazioni del TAR? Promosso e certificato. Pazienza se ha quattro in matematica e cinque in italiano. La salute innanzitutto.

DUE ANNI SENZA COMPITO DI ITALIANO AGLI ESAMI DI STATO

Pur rispettando le scelte di chi è il mio datore di lavoro, ossia il ministero dell’Istruzione, le molte persone capaci che vi lavorano, mi permetto di dissentire sulla scelta di non far redigere, in sede di esame di Stato, per la secondaria superiore, almeno una prova scritta di lingua italiana. Quanto meno il semplice tema. Magari quest’anno lo si doveva a Dante Alighieri.

ASPETTIAMOCI ERRORI ANCHE NEI PROSSIMI ANNI

Va da sé che il caso dei dipendenti del Comune di Roma riguarda tutta l’Italia. La non conoscenza della lingua italiana da parte di molti diplomati (e qualche laureato) è una onda lunga. Considerato che i docenti hanno perso autonomia, giuridicamente sono indifesi, e chiunque a suon di certificati può reclamare una promozione, non dovremmo meravigliarci se i casi di lingua violentata continueranno, sia in conversazioni private che pubbliche, sia nei messaggini che in documenti ufficiali.

ERRORE DI LINGUA IN PUBBLICO? REATO CONTRO IL PATRIMONIO

Credo che la Crusca e le varie altre associazioni, quali, l’Adi (Associazione degli italianisti), la ANP (Associazione Nazionale Presidi), la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), dovrebbero promuovere una legge che preveda una “sanzione etica e formativa” per chi commette errori di lingua e cultura italiana in pubblico. Una sorta di danno al patrimonio culturale, paragonabile al danneggiamento, seppur di minore entità, di un bene artistico. Se l’asino di turno commette il “reato formativo” di lingua e cultura italiana sia egli stesso a risarcire; o il responsabile del sito, della testata, del programma. Il ricavato potrebbe andare al ministero dell’Istruzione.

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