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Salvate il soldato Huarong (ma senza soldi pubblici). La Cina apre il dossier

Pechino manda una task force ai piani alti del colosso indebitato verso il mercato e dalla salute cagionevole per dare un’occhiata da vicino ai libri contabili. Un salvataggio per mano pubblica è quasi escluso, ma un default avrebbe conseguenze simili a Lehman Brothers. Non resta che la ristrutturazione del debito. Intanto, rallenta la crescita dei profitti industriali del Dragone…

Pechino muove su Huarong e apre la strada alla ristrutturazione del gigante del debito cinese ad oggi insolvente per 600 miliardi di yuan verso il mercato che ne ha sottoscritto i bond. Come raccontato da Formiche.net, il Dragone sconta da mesi gli effetti di un debito locale e sovrano sfuggito di mano e ad alto tasso di contagiosità. E Huarong, primo gestore cinese del debito, è un po’ il simbolo di questa crisi strisciante.

SALVATE IL SOLDATO HUARONG

Una potenziale Lehman Brothers il cui default potrebbe generare quell’effetto a cascata sulle Borse molto simile a quello che nel settembre del 2008 diede origine alla grande crisi finanziaria, prima statunitense, globale poi. Adesso è tempo di prendere in mano la situazione, se possibile mantenendo ben fede alla nuova filosofia cinese in materia di salvataggi bancari, in parziale rottura con un passato in cui il too big to fail imperava.

Il governo cinese, ha scritto Bloomberg, ha chiesto ufficialmente a uno dei suoi più grandi conglomerati di proprietà statale,  Citic Group, di esaminare le finanze di Huarong per capire gli effettivi spazi di manovra sul gigante del debito. Citic, le cui attività spaziano dalle banche ai titoli e all’estrazione mineraria, ha recentemente inviato un pool di tecnici presso Huarong per esaminarne attentamente i libri contabili. L’obiettivo, non dichiarato, è quello di valutare due strade. Primo, la possibile ristrutturazione del debito di Huarong verso il mercato, il che nei fatti eviterebbe soluzioni più dolorose. La seconda, il possibile ingresso di nuovi soci per dare man forte al capitale e con conseguente disimpegno dello Stato cinese. Al momento, comunque, la vigilanza bancaria cinese si è rifiutata di commentare l’operazione.

Tutto, pur di evitare un default che comporterebbe, al netto del panico sulle Borse e la fuga degli investitori dal debito cinese, il rimborso degli obbligazionisti da parte dell’azionista di Huarong, ovvero lo Stato cinese.

FINANZE FRAGILI

Il coinvolgimento di Citic Group come nuovo attore nella saga di Huarong arriva quando il gestore si prepara a diffondere i conti del 2020, dopo aver mancato non meno di due scadenze per la comunicazione dei risultato, innescando crolli su crolli del titolo in Borsa. Questa speculazione ha alimentato i dubbi sulla società, agli occhi di non pochi investitori diretta verso un default storico. Non solo. I dubbi sul sostegno del governo cinese a Huarong hanno indotto, come detto, a un ripensamento più ampio dell’assunto decennale che Pechino sosterrà sempre il debito delle controllate dallo Stato.

Huarong è comunque solo il principale asset cinese in agonia. Anche il gruppo China Evergrande naviga in cattive acque: oppresso dai debiti, per il momento è riuscito a trovare la quadra mettendo da parte 13,6 miliardi di dollari di Hong Kong (circa 1,75 miliardi di dollari) per rimborsare le obbligazioni in dollari statunitensi in scadenza oggi e gli interessi su tutte le obbligazioni offshore. Il gigante del real estate in grave difficoltà ha dichiarato di non avere obbligazioni quotate in borsa in scadenza prima del marzo 2022. Ma non è finita. Dopo il pagamento di 1,45 miliardi di obbligazioni in dollari, Evergrande dovrà ancora onorare circa 17 miliardi di dollari di obbligazioni in circolazione, tutte in debito offshore in dollari.

PROFITTI IN AFFANNO?

E se le finanze cinesi traballano, i profitti delle grandi aziende rallentano. Le imprese industriali cinesi con un fatturato di almeno 20 milioni di yuan hanno registrato nel periodo gennaio-maggio 3.400 miliardi di yuan di utili complessivi, in crescita dell’83,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, duramente colpito dalla pandemia. Ma a maggio, secondo i dati del National Bureau of Statistics i profitti industriali sono aumentati del 36,4% contro il +57% di aprile.

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