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Cattivi pagatori, ma a livello globale. Il report di Atradius sull’Asia

Un po’ la pandemia, un po’ le finanze ballerine, nella disciplinata Repubblica Popolare quasi la metà delle fatture è pagata in ritardo. Ma c’è chi fa peggio, come gli Emirati Arabi, dove sei pagamenti su dieci vengono saldati fuori tempo massimo

Forse sarà colpa del mastodontico debito cinese più volte finito fuori controllo e spesso e volentieri contagioso per le economie circostanti. Fatto sta che in Asia si paga in ritardo, a cominciare dalle fatture. Se poi ci si è mette di mezzo la pandemia, allora il gioco è fatto. Un report di Atradius, gigante europeo della riassicurazione del credito da quasi 2 miliardi di fatturato, alza il velo sulle negligenze cinesi e non in materia di pagamenti.

Ebbene, il 50% delle fatture B2B (principalmente tra aziende e operatori di mercato) in Asia viene pagato in ritardo. Molte imprese hanno riferito di aver sofferto gli effetti della recessione economica provocata dalla pandemia da Covid-19. E anche il futuro non sembra tanto roseo con circa il 40% degli operatori intervistati decisamente pessimista sulle previsioni riguardanti i giorni medi di incasso (Days Sales Outstanding – DSO) mentre il 25% è preoccupato per la tenuta dei livelli di liquidità mentre la pandemia continua farsi strada nel continente.

Complessivamente, secondo Atradius, il 40% delle aziende in Asia ha registrato un aumento dei ritardi di pagamento dai clienti B2B nell’ultimo anno, seppur con delle diversità dovute alle peculiarità dei numerosi mercati presenti in un continente così vasto. I Paesi in fondo alla classifica sono, e qui c’è una sorpresa, gli Emirati Arabi Uniti, con il 60% del totale delle vendite a credito che viene pagato in ritardo, seguiti da Hong Kong e Singapore entrambi al 50%.

Il 48% in media degli intervistati (in Indonesia il tasso più alto, al 60%) ha riferito la necessità di adottare alcune misure correttive per contenere gli impatti delle insolvenze sul proprio business, in particolare viene menzionato il ritardo a loro volta nei pagamenti ai propri fornitori (riferito in media dal 40% degli intervistati, con gli Emirati Arabi Uniti al 47%, il livello più alto). Il 31% degli intervistati (Hong Kong al 37%) è stato costretto a ricorrere ad ulteriori finanziamenti esterni per poter pagare i propri creditori. Questo potrebbe spiegare quel 25% di aziende asiatiche (Singapore al 32%) che ha espresso preoccupazione sul mantenimento di flussi di cassa adeguati per i prossimi mesi.

E la Cina? Il Dragone non è esente dai ritardi nei pagamenti delle fatture, con circa il 46% del debito saldato in ritardo. Il 36% degli operatori di mercato cinesi della Repubblica Popolare ha spiegato che i clienti hanno ritardato i pagamenti. Il governo comunque si è mosso, arrivando cancellare il 4% del debito a lungo termine, ovvero le fatture oltre i 90 giorni.

Gli economisti comunque sono preoccupati.  Secondo Andreas Tesch, chief market officer di Atradius “tendenze quali l’aumento anno su anno dei ritardi possono rappresentare la campanella di allarme che anticipa le condizioni sotto pressione di un determinato settore. Sebbene l’economia mondiale sembri destinata a riprendersi nel 2021, permangono alcuni rischi strutturali. La recente risalita dei casi di Covid-19 in molte zone dell’Asia potrebbe rivelarsi una concreta minaccia per la ripresa economica a breve termine nella regione. Pertanto, è ancora piuttosto azzardato offrire una previsione certa sui futuri sviluppi economici e commerciali dei principali paesi asiatici. Ci sono comunque dei segnali positivi di attese ottimistiche per i prossimi mesi”.

Ancora, secondo Eric den Boogert, capo di Atradius per l’Asia  “non ci aspettiamo che il trend di ritardo nei pagamenti migliori rapidamente e restano valide le preoccupazioni delle aziende su un ulteriore deterioramento della situazione. Processi aziendali di gestione del credito saranno messi alla prova e solo le aziende che adotteranno un approccio olistico e flessibile alla gestione del credito avranno gli strumenti necessari per affrontare al meglio il periodo di incertezza”.


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