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Ddl Zan, scuole e libertà. Ora Chiesa e Stato devono confrontarsi

Se ovunque prevalgono estremismi e posizioni radicali tenere la bussola diviene difficile. Resta però evidente che se il Concordato assegna alla Conferenza Episcopale Italiana il ruolo di rappresentante della Chiesa verso lo Stato, perché questa nota giunge dalla Santa Sede e non dalla Cei?

Il mondo ha urgentemente bisogno di una bussola. E nessuna bussola può funzionare con solo due punti cardinali, devono necessariamente essere quattro: nord, sud, est e ovest. Il nostro sistema di comunicazione e comprensione dei problemi sta invece pericolosamente sbandando
verso la bi-polarizzazione degli opposti che divengono sempre più opposti, inconciliabili.

Questo rischio riguarda ogni discussione, anche il Ddl Zan. È possibile, ammissibile, la violenza verso chicchessia per come si veste, o per le effusioni affettuose e civili verso qualcuno a cui vuole bene? Non è possibile, o meglio, non è ammissibile. La tutela di questo diritto a essere come si è diviene ancor più importante in un tempo in cui assistiamo con sgomento all’incapacità di unirci anche contro il razzismo.

Neanche su questo i nostri beniamini in uno stadio riescono a unirsi e a unirci. Sarebbe importante, perché il mondo ha bisogno di una bussola. Ma se di qui si volesse arrivare a impedire a uno spettatore di criticare un calciatore di colore per un brutto fallo si interpreterebbe male un’esigenza di civiltà: nessuno può essere insultato per il colore della sua pelle, ma chiunque può essere biasimato per un’azione irregolare.

Il Ddl Zan cerca di sanare una ferita vissuta ogni giorno e in maniera drammatica da chi vive nel mondo Lgbt. È giusto. Per entrare nelle preoccupazioni vaticane occorre premettere a questo una considerazione: l’omofobia ha fatto parte del mondo antico delle religioni, o meglio di quelle ferme a una lettura letteralista che, a volte con fedeltà alla lettera o volte sovvertendone il senso, per secoli hanno fatto di questo sentimento discriminatorio un tabù per molti credenti. Proprio su questo la Congregazione per la dottrina della fede ha recentemente pubblicato un testo fondamentale nel quale si recepisce una lettura diffusa da decenni nelle parrocchie cattoliche: la colpa di Sodoma agli occhi di Dio non era la tendenza omosessuale, ma la negata ospitalità allo straniero.

Una negazione allora come oggi molto diffusa. La forza e importanza di queste riletture decisive di un dettato che per secoli è stato erroneamente presentato come sappiamo confermano però la delicatezza del tema e del problema. Non è un problema del Ddl Zan ma di una libertà che oggi può temere una colpevolizzazione per il rimando evidente in alcuni passi della sacre scritture: se si leggesse un passo di qui o di là dalla Bibbia si potrebbe parlare di istigazione alla violenza? Sono temi da maneggiare con cura, sia perché ci sono pensieri religiosi intrisi di violenza, sia perché superare il lettaralismo è decisivo per tutti, ma richiede impegno chiaro e anche reciproca comprensione. È questo che dice il Vaticano quando dice che il testo del Ddl Zan può creare problemi giudiziari?

L’altro punto sollevato dalla Santa Sede è invece più tecnico. Riguarda l’obbligo anche per le scuole cattoliche di promuovere iniziative nel giorno contro omofobia, lesbofobia e transfobia.

Diciamo così: si può proibire il male, ma non imporre il bene. Giorni fa c’è stata una discussione simile negli Stati Uniti. Le strutture cattoliche che danno assistenza per le adozioni internazionali hanno chiesto di essere esentate dal dare assistenza alle coppie omosessuali. La Corte Costituzionale gli ha dato ragione. Perché? Perché non si può obbligare ad assistere chi può avere la stessa assistenza da altri. Così le scuole cattoliche potrebbero chiedere di non essere obbligate a fare ciò che non vogliono.

Ma perché le scuole cattoliche potrebbero non voler dire no all’odio? Probabilmente qui entra la questione della distinzione tra sesso e genere, cioè la libertà di definire ciò che si è, sulla quale le opinioni divergono. Proprio l’esempio della decisione della Corte statunitense fa pensare poi che questa inattesa protesta vaticana possa originare in una Segreteria di Stato non più italo-centrica, ma anche all’ombra del grande contrasto tra Vaticano e vescovi americani sulla pretesa di questi di arrivare a negare il diritto alla comunione a Biden.

Se ovunque prevalgono estremismi e posizioni radicali tenere la bussola diviene difficile anche per chi la invoca da tutti, anche dai propri. Resta però evidente a mio avviso che se il Concordato assegna alla Conferenza Episcopale Italiana il ruolo di rappresentante della Chiesa verso lo Stato, perché questa nota giunge dalla Santa Sede e non dalla Cei?

Quel che a me piace è vedere alcuni laici che sottolineano alcune carenze espressive della legge Zan e alcuni cattolici che sottolineano alcune rigidità episcopali. Così la bussola tornerebbe ad avere quattro punti cardinali, e non due. Purtroppo non sono tanti, ma ci sono e questo conforta.

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