La relazione al mercato finanziario di Paolo Savona, presidente della Commissione di vigilanza sulla Borsa. La finanza virtuale è un fiume in piena, sulle criptovalute regole subito o rischiamo una crisi globale. Sì all’euro digitale, ma meglio continuare con gli esperimenti. La pandemia? Risparmio ed export certezze italiane
Niente e nessuno si è salvato dalla pandemia, mercati azionari inclusi, ma per fortuna (e merito) l’Italia è ancora in piedi. Di sicuro, la finanza post-Covid non sarà più la stessa perché sarà chiamata a poggiare su nuove e più chiare regole. A cominciare proprio dalla nuova finanza, il Fintech, ma soprattutto le criptovalute, potenziale seme di una nuove crisi mondiali. Paolo Savona è giunto alla sua terza relazione annuale alla guida della Consob, la seconda dell’era pandemica.
Un appuntamento che arriva in un momento che più delicato non poteva essere per il Paese: l’accelerazione della campagna vaccinale, la progressiva riapertura delle attività commerciali, la ripresa dell’economia, lo spettro dell’inflazione e un debito pubblico gonfiato da nove provvedimenti anti-Covid al 160% del Pil. Forse proprio per questo, nell’incontro con il mercato, l’ex ministro degli Affari Ue non si è sottratto dal tracciare una rotta che possa guidare investitori e risparmiatori nei prossimi anni, sotto una vigilanza più serrata e attenta da parte dell’Autorità di Piazza Verdi.
ITALIA, ANNO 2021
Savona è partito da un punto: la consapevolezza di un Paese cambiato ma ancora in piedi grazie alla sua straordinaria resistenza. “A causa della pandemia, il 2020 è stato uno degli anni peggiori vissuti dall’Italia sul piano economico e sociale dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’Unione europea e l’Italia hanno attivato un ampio arco di strumenti di politica economica per controllare gli effetti della situazione emergenziale, anche impegnando le strutture esistenti in compiti nuovi”, ha messo in chiaro Savona. “Dopo aver registrato una caduta rilevante del Pil, il Paese si è avviato verso la ripresa economica fin dalla seconda parte dell’anno e, più nettamente, nei primi mesi del 2021, e mostra volontà propria di affrontare i problemi irrisolti, anche avvalendosi del mutamento di attitudine di politica fiscale dell’Unione europea, necessario fondamento della coesione tra paesi membri”.
I numeri snocciolati dal presidente della Consob hanno certificato il mutamento finanziario del Paese, soprattutto privato. “Il saggio di risparmio delle famiglie italiane rispetto al reddito disponibile è cresciuto nell’anno del 50% ma, ove si escludano i risparmi investiti nelle società quotate, il suo rendimento è restato piuttosto basso, prossimo a zero. Considerata la consistenza di attività finanziarie in mano alle famiglie, ogni punto percentuale di remunerazione si può stimare nell’ordine di circa 30 miliardi di euro, quasi il 2% del PIL, la dimensione di una buona manovra di bilancio pubblico del passato. Tenuto conto degli oneri di gestione, il risparmio ha contribuito significativamente a sostenere la stabilità dei mercati, senza però aver prodotto la crescita reale attesa dalla sua eutanasia ipotizzata da Keynes, anche se questo effetto è oggi il risultato di una crisi insorta per motivi peculiari e contingenti.
E “per fare fronte alle difficoltà economiche e sociali il debito pubblico è cresciuto grandemente, sia pure in forme diverse da quelle che uno stato emergenziale avrebbe richiesto. La fiducia nelle capacità di reazione dell’economia italiana è tuttavia cresciuta, come testimonia la significativa riduzione dello spread tra i tassi dell’interesse dei Btp e Bund”.
CERTEZZE D’ITALIA
Il numero uno della Commissione per la Borsa, ha tuttavia posto l’accento sull’incredibile tenacia dei risparmiatori italiani e più in generale dell’economia tricolore. “I risultati dell’anno hanno confermato la valutazione espressa nei precedenti discorsi che il risparmio e le esportazioni sono i due pilastri della forza sociale ed economica del Paese. La tutela del risparmio svolta dalle istituzioni pubbliche, tra cui la Consob, segue regole sperimentate e perfezionate nel tempo, che tuttavia richiedono un aggiornamento alla luce delle innovazioni tecnologiche in ambito finanziario; la protezione più solida resta però il suo ancoraggio all’attività reale, il cui procedere è plasmato in Italia dall’andamento delle esportazioni. I consumi privati e la spesa pubblica mostrano invece di non possedere da noi la spinta che hanno in altre importanti economie estere”.
NUOVA FINANZA, NUOVE REGOLE
Ma il cuore della relazione della Consob non poteva non essere l’avanzata della nuova finanza, che oggi fa rima con fintech e criptovalute, alias Bitcoin. E qui, la linea di Piazza Verdi è chiara, anzi chiarissima. “Si deve prendere atto che ci troviamo di fronte a mutamenti rivoluzionari dei mercati monetari e finanziari che vanno affrontati con urgenza, perché non bastano più gli avvertimenti rivolti agli investitori sui rischi che corrono operando in cryptocurrency. Il tempo delle riflessioni è ormai esaurito e si deve passare alle scelte. Gli effetti sulla tutela del risparmio degli strumenti virtuali, come le cryptocurrency e l’intercambiabilità tra loro e con gli strumenti tradizionali, appaiono rilevanti e richiedono di essere oggetto di un’esatta comprensione per dare seguito urgente a una regolamentazione che colmi le lacune da questa palesate per evitare conseguenze negative sulla stabilità micro e macro sistemica del mercato mobiliare e, per questa via, sui risparmi e sulla crescita economica”.
Secondo Savona è dunque “necessaria l’attivazione in Italia di strutture di consultazione formale tra organi di governo e autorità indipendenti che imprimano un indirizzo unitario alle scelte in materia, anche in vista della posizione da assumere di fronte alle iniziative europee e internazionali in corso”. Un primo passo, ha spiegato, “sarebbe il recepimento della raccomandazione Cers (Comitato Europeo per il Rischio Sistemico) del 2011 che darebbe vita a una controparte unica nazionale che si dia carico della stabilità macro-prudenziale. La Banca d’Italia manterrebbe un ruolo centrale, giustificato dalla sua partecipazione all’eurosistema intorno a cui ruota la finanza europea, ma verrebbe garantito uno stretto coordinamento tra le tre autorità di vigilanza indipendenti, con la partecipazione del Mef”.
OCCHIO AL BITCOIN
La tecnofinanza avanza insomma, in tutte le sue forme. Savona ha parlato di “un fiume ormai in piena degli strumenti virtuali che si è articolato in molti e variegati rivoli. La necessità di definire norme in materia non è sentita dalle sole autorità di vigilanza, ma anche dagli operatori di mercato più attenti, che riconoscono l’esistenza di rischi per la loro attività in criptovalute derivanti dalle incertezze o imprecisioni decisionali – ha spiegato il presidente della Consob – queste non di rado nascono da pur nobili istanze etiche, sulle quali le discussioni abbondano e si concludono sovente in senso contrario all’uso delle innovazioni nella finanza. Come la storia insegna, ogni rivoluzione tecnologica causa conseguenze culturali e sociali, senza però arrestarne l’affermarsi; lo sviluppo degli strumenti virtuali pare confermare questa esperienza”.
E allora, “se la regolamentazione si limitasse a mettere sabbia nel meccanismo e, come ampiamente si discute, appagarsi nel tassare i guadagni ottenuti, la conseguenza potrebbe essere la continuazione della loro diffusione che potrebbe sfociare in una nuova crisi di mercato. Se così accadesse, la responsabilità per le conseguenze patite dai risparmiatori potrebbe ricadere sullo Stato, come già accaduto in passato, a causa della legittimazione silente o palese della loro esistenza e la coscienza che attraverso le innovazioni finanziarie si possono realizzare manipolazioni del mercato”.
ASPETTANDO L’EURO DIGITALE
Non è tutto. Savona si è soffermato anche sull’euro digitale, ben diverso dalle criptovalute, perché emesso dalle banche centrali e dunque a differenza del Bitcoim, avente corse legale. “Nell’Unione Europea, la Bce ha proposto la creazione di una Cbdc, Central Bank Digital Currency (o cryptoeuro), spostando la sua attuazione avanti nel tempo. La Commissione europea ha avanzato una Strategia per la finanza digitale, sottoponendola all’esame del Parlamento e aprendo un’ampia consultazione tra operatori. La presidenza di turno portoghese va imprimendo un’accelerazione all’approvazione del programma Mica (Market In Crypto-Asset), non sempre secondo le linee di regolamentazione qui suggerite. Sono però già in corso alcuni esperimenti o decisioni di Stati membri: la Banca di Francia ha effettuato un’operazione di creazione a livello nazionale di cryptoeuro che si auto estinguono, come parte del processo di collocamento di obbligazioni Bei virtuali (o tokenizzate). Il Parlamento federale tedesco ha autorizzato le circa 4 mila Spezialfonds di investire in cryptocurrency fino al 20% dei loro investimenti, per un ammontare stimato in 240 miliardi di euro”.
Per la Consob l’euro digitale non è comunque un problema. “Se i tempi di maturazione di un’iniziativa a livello europeo fossero lunghi, il Paese dovrebbe provvedere autonomamente, non foss’altro per essere pronto a integrarsi nelle istituzioni comunitarie, quando esse entreranno in vigore. Gli esperimenti rappresentano la migliore scuola di formazione di professionisti del tema capaci di pervenire a normative in una materia che, per la sua rapida evoluzione, richiede continue messe a punto”.
FARO SU BORSA-EURONEXT
Un passaggio della corposa relazione è poi stato riservato al recente ingresso di Borsa Italiana nel consorzio a trazione francese, Eurobext. Nei primi mesi del 2021 “è stata rilasciata la non-obiezione per il passaggio del gruppo Borsa Italiana dal gruppo London Stock Exchange al gruppo Euronext, cui seguirà il continuo monitoraggio della Consob sugli impatti operativi dell’operazione in attuazione del piano di integrazione e del piano industriale su basi federali previste dall’accordo tra soci”.