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Copasir, si riparte. Fico e Casellati fermano Salvini e riaprono i giochi

Una lettera dei presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati spiega che le dimissioni dei leghisti dal Copasir, il comitato di controllo degli 007, non sono valide. Il comitato può riunirsi ed eleggere il nuovo presidente con l’attuale composizione. Ma la strada per Urso (FdI) non è ancora in discesa

Due settimane. Tanto è durata la nuova, effimera tregua delle forze politiche sul Copasir, il comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti. Il 20 maggio, dopo mesi di tiro alla fune con Fratelli d’Italia per la presidenza, la Lega ha fatto dimettere i due componenti del comitato: il deputato e presidente Raffaele Volpi, e il senatore Paolo Arrigoni. Quelle dimissioni, spiegano oggi in una lettera i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, non hanno valore.

“In mancanza di una indicazione da parte Vostra, in tempi solleciti, di una rosa di nominativi per procedere alla sostituzione del deputato Volpi e del senatore Arrigoni, le dimissioni di questi ultimi da componenti del Comitato restano prive di efficacia e non potranno costituire impedimento alla convocazione dell’organo ai fini dell’elezione del nuovo presidente”, si legge nella missiva indirizzata ai capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.

Con o senza i due leghisti dimissionari, il comitato può riunirsi per eleggere un nuovo presidente, avvisano Fico e Casellati. Anche perché, pur potendo, la Lega non ha indicato due nuovi candidati per sostituire i parlamentari uscenti. Un sonoro stop alla manovra di Matteo Salvini. Con le dimissioni di Volpi e Arrigoni il segretario della Lega aveva provato a mettere alle corde FdI.

La legge 124 del 2007 assegna infatti all’opposizione non solo la presidenza ma anche la metà dei componenti del Copasir (5 su 10). Ritirando i due leghisti, Salvini aveva chiesto le dimissioni dell’intero comitato per poterne nominare uno nuovo, lasciando cinque componenti al partito di Giorgia Meloni. Un’evidente provocazione: nessuno degli altri partiti è infatti disposto a concedere tanto a una forza politica che, in Parlamento, pesa il 4% dei seggi.

Oggi i presidenti di Camera e Senato spiegano come una simile soluzione porterebbe a “un palese sovradimensionamento della rappresentanza dell’opposizione” e chiedono di trovare una soluzione politica allo stallo sulla presidenza. La strada però resta in salita.

Nella lettera, revocando di fatto le dimissioni di Volpi e Arrigoni, Fico e Casellati autorizzano la convocazione del Copasir per eleggere il presidente. Una convocazione che, così vuole la legge, dovrebbe partire proprio dal vicepresidente in carica Adolfo Urso, unico candidato dalla Meloni per succedere a Volpi.

Sul suo nome Salvini e tutta la Lega hanno messo un veto, sollevando dubbi su una vecchia società che aveva rapporti di business con la Repubblica iraniana, la Italy World Service Srl. Numeri alla mano, la strada per l’elezione del senatore alla presidenza è ancora piena di ostacoli. Avrebbe dalla sua il forzista Elio Vito, dimessosi in protesta e ora pronto a tornare al suo posto, ma si troverebbe contro i due voti dei leghisti.

Un’altra via d’uscita consiste nello scioglimento del comitato da parte di Fico e Casellati. Un’ipotesi per ora da scartare, fanno trapelare dai rispettivi team. È successo in casi eccezionali della storia parlamentare italiana e mai per il Copasir, una commissione particolarmente sensibile per i temi che tratta.

In assenza di “accordi generali tra le forze politiche”, lo stallo è destinato a continuare. Con buona pace dei tanti, delicati dossier rimasti a prendere polvere a Palazzo San Macuto, dall’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci in Congo fino alla crisi in Libia e all’emergenza cybersecurity.

Uno di questi è al centro di nuovi sviluppi in queste ore. Ovvero l’indagine interna al Dis chiesta dal comitato per fare chiarezza sull’incontro fra Matteo Renzi e lo 007 Marco Mancini in un autogrill, lo scorso dicembre, nel pieno della partita delle nomine. Dopo aver avuto un confronto con i vertici dell’intelligence italiana, Mancini è infatti pronto a presentare le sue dimissioni, riporta il Corriere della Sera.

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