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Il Sahel è la vera frontiera dell’Europa. Parla la Rappresentante speciale Del Re

L’ex viceministra degli Esteri ha ricevuto una nomina prestigiosa in ambito Ue, che avvicina l’Italia a una regione cruciale, porta meridionale dell’Europa. “L’Unione europea segue un approccio globale che integra dialogo politico e diplomatico, sicurezza e stabilità, aiuto allo sviluppo e sostegno umanitario”, spiega in esclusiva a Formiche.net

“Il Sahel è una priorità strategica per l’Ue e i suoi Stati membri. L’Ue è impegnata per la sicurezza e lo sviluppo del Sahel di cui l’Unione è il partner principale della regione. L’Unione europea segue un approccio globale che integra dialogo politico e diplomatico, sicurezza e stabilità, aiuto allo sviluppo e sostegno umanitario”, spiega in esclusiva a Formiche.net l’ex viceministra degli Esteri Emanuela Del Re appena nominata Rappresentante speciale per l’Ue nel Sahel.

Regione africana che taglia l’Africa Est-Ovest dalle sabbie del Sahara alla savana sudanese, area ricca di risorse, che attraversa Gambia, Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, il Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Camerun, quella centrale del Ciad, la fascia meridionale del Sudan, il nord del Sud Sudan e l’Eritrea. Il Sahel è un’ara complicata, resa instabile dalla diffusione dei gruppi armati di varia entità (da organizzazioni criminali dedite al contrabbando a realtà jihadiste, spesso in sovrapposizione e mescolati tra loro) e dove le condizioni di vita sono tutt’altro che buone.

Qual è il ruolo dell’Europa? “Le attività e le azioni dell’Ue e dei Paesi membri sono incentrate sia sulla stabilizzazione a breve termine sia su prospettive di sviluppo sociale, ambientale ed economico che sia veramente sostenibile nel lungo termine, oltre all’impegno militare nella regione”, risponde Del Re.

Che incarico ha il Rappresentante speciale? “Il Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, che risponde direttamente all’Alto Rappresentante Borrell, ha un mandato politico chiaro che riflette gli obiettivi strategici definiti dall’Unione Europea per il Sahel al fine di contribuire attivamente agli sforzi regionali ed internazionali per una pace duratura, la sicurezza e lo sviluppo nella regione”, spiega Del Re.

“Si lavorerà – continua – con i partner europei e locali per la promozione, la protezione e il rispetto dei diritti umani che, come affermato anche nelle Conclusioni del Consiglio, continueranno a essere al centro del sostegno dell’Ue alla regione Saheliana, accanto all’impegno in materia di governance e Stato di diritto, di lotta contro la corruzione e di garanzia di accesso ai servizi pubblici di base a tutta la popolazione”.

“Continueremo – aggiunge l’ex viceministra – a sostenere i nostri partner del Sahel nella lotta contro i gruppi terroristici armati e ad appoggiare i loro sforzi nella riforma del settore della sicurezza. Continueremo, inoltre, a rafforzare il sistema multilaterale, in cui le Nazioni Unite hanno un ruolo cardine insieme alle organizzazioni regionali, in particolare l’Unione africana, l’Ecowas e il G5 Sahel”.

Da una parte c’è quindi permettere la costruzione di condizioni di sicurezza che possano rendere aperta la regione a ricevere investimenti dei Paesi Ue (e dell’Ue stessa); dall’altra, lo sviluppo degli attori statuali regionali è necessario per tutti gli abitanti dell’area. Per questo diversi paesi europei, tra cui anche l’Italia, sono impegnate in attività di addestramento e formazione per le forze armate locali. Dalla stabilizzazione securitaria passa la possibilità di dare aiuto allo sviluppo dei Paesi locali, questione articolata che diventa fattore per la sicurezza nazionale europea, essendo la regione connessa a dinamiche che ricadono direttamente nell’area mediterranea.

“La geografia fisica, politica e umana fanno del Sahel la vera frontiera dell’Europa”, spiegava Del Re a novembre, in occasione dell’apertura dell’evento “Pace e mobilità umana nel Sahel” organizzato dalla Cgil. Sociologa, ha condotto negoziati in aree di conflitto, è esperta di mediazione, di politica internazionale, migrazioni e minoranze: expertise fondamentali nella regione saheliana. La sua nomina è stata spinta direttamente Josep Borrell, l’ex ministro spagnolo che ha l’incarico di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ed è stata sostenuta dal ministro Luigi Di Maio. Lo stesso Di Maio ieri, 2 giugno, era in Niger – dove il ministro ha annunciato la costruzione di una base nella capitale Niamey – per una visita che segue di poche settimana quella in Mali. Dimostrazione della priorità che l’areale riveste per l’Italia (e dell’importanza che l’Africa in generale sta ricevendo da parte del governo di Roma, dimostrata anche dall’attenzione speciale che sarà dedicata al Continente africano dalla presidenza italiana del G20).

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