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Denigrare il vaccino per soldi. La proposta (russa) agli influencer francesi

I creativi (con milioni di follower) hanno raccontato di aver ricevuto un’offerta: denigrare il vaccino Pfizer per duemila euro. E la pista porta direttamente a Mosca

In Francia è esploso il caso di diversi influencer locali contattati da personalità misteriose con un’offerta: denigrare pubblicamente il vaccino Pfizer/BioNTech in cambio di duemila euro. Sono stati gli stessi creativi a renderle noto di aver ricevuto una proposta di “collaborazione” da parte di un cliente “con un budget colossale” che preferisce restare anonimo e mantenere l’accordo segreto. Tutti loro (più un influencer tedesco, Mirko Drotschmann, a cui è capitata la stessa cosa) gestiscono canali attivi nel campo della scienza e della salute, da centinaia di migliaia, talvolta milioni, di follower.

A queste “personalità” di internet è stato chiesto di far passare alcuni messaggi, tra cui il fatto che “il tasso di mortalità del vaccino Pfizer sia quasi tre volte superiore a quello di AstraZeneca” (con grafico già accluso), l’idea che “i media mainstream ignorino questo tema e che tu abbia deciso di condividerlo con i tuoi iscritti” e includere una domanda del tipo: “perché alcuni governi comprano attivamente vaccini Pfizer, che sono pericolosi per la salute delle persone?”. Il tutto corredato dalla richiesta di presentare il materiale come se fosse l’opinione indipendente del creativo di turno.

A fare da tramite tra il “cliente” e i gli influencer erano i dipendenti di una compagnia di nome Fazze, basata a Londra. Lo youtuber Leo Grasset, gestore di un canale di divulgazione scientifica da quasi 1,2 milioni di iscritti, ha pubblicato su Twitter l’offerta ricevuta e condotto una breve ricerca. Sorpresa: l’indirizzo londinese di Fazze in realtà porta a un centro di chirurgia laser e la compagnia non è mai esistita sul registro inglese.

Naturalmente i profili di Fazze e dei suoi dipendenti sono svaniti nel nulla. Però alcuni elementi possono aiutare a ricostruire l’origine della misteriosa campagna. “Tutti i dipendenti avevano profili LinkedIn strani”, racconta Grasset, e tutti loro, stando ai rispettivi profili, avevano lavorato in Russia, CEO incluso. E i punti chiave che gli influencer avrebbero dovuto inserire nei loro video ricordano parecchio, quasi parola per parola, quelli propalati dal profilo Twitter del vaccino russo Sputnik V e altre amene testate di regime, come Sputnik e RT (sono linkati i rispettivi esempi per quanto riguarda la storia fasulla della mortalità del vaccino Pfizer).

Avevamo già raccontato la strategia di disinformazione vaccinale del Cremlino su Formiche.net a marzo. Però è interessante notare come i conduttori della campagna di disinformazione l’abbiano adattata al contesto francese. Nello specifico: una nazione in cui la fiducia nei vaccini sta crescendo (specie nei confronti del siero Pfizer) dopo i picchi di scetticismo dei mesi scorsi.

Affidarsi a degli influencer significa raggiungere le loro platee (talvolta vastissime) e far convogliare la disinformazione da una figura di cui il fruitore si fida, avendolo scelto personalmente, più dei mainstream media. Senza contare che i loro seguaci sono i più giovani, ossia quelli ancora da vaccinare.

Infine, probabilmente il Cremlino auspicava un aumento della popolarità del proprio vaccino a fronte della perdita di fiducia nel farmaco più popolare del momento. Al momento Sputnik V non è approvato dall’ente europeo del farmaco (e rischia di rimanere bandito date le pesanti irregolarità), per cui un po’ di pressione dal basso sarebbe stato un toccasana per gli esportatori di vaccino (e relativa influenza geopolitica) a Mosca.

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