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Egitto-Turchia, perché il riavvicinamento vacilla

Il Cairo insiste per ricevere i suoi ricercati dalla Turchia nonostante il rifiuto di Ankara. Ma un altro punto di contrasto, che sembra quasi insanabile, riguarda la vicina Libia. La Turchia respinge le richieste egiziane di ridurre il numero delle forze turche nell’ovest del Paese. Il punto di Massimiliano Boccolini

Il tentativo di riavvicinamento avviato da alcuni mesi tra Egitto e Turchia sta vacillando ed è sul punto di fallire. Lo rivelano fonti diplomatiche del Cairo a Formiche.net. L’Egitto ha infatti rinviato i nuovi incontri con la controparte turca a causa della mancata attuazione delle condizioni e delle richieste egiziane per arrivare ad una ripresa delle relazioni bilaterali.

Le fonti affermano che il Cairo insiste per l’estradizione di alcuni ricercati dalla Turchia, nonostante il rifiuto di Ankara. Pur non specificando di quali ricercati si tratti, si ritiene che la causa di questo stallo nelle trattative sia legata alla richiesta della consegna di alcuni esponenti dei Fratelli musulmani riparati a Istanbul da anni. Il rinvio, spiega la fonte egiziana a Formiche.net, è stato deciso però quando si è toccato il tema dell’accordo per la demarcazione dei confini marittimi tra i due paesi nel Mediterraneo orientale.

Un altro punto di contrasto, che sembra quasi insanabile, riguarda la vicina Libia. La Turchia respinge le richieste egiziane di ridurre il numero delle forze turche nell’ovest della Libia. Dal Cairo fanno sapere che i diplomatici egiziani hanno collegato il ritiro delle forze turche dalla Libia alla ripresa delle riunioni di sicurezza con Ankara. Il Cairo richiede impegni scritti ai turchi di rispettare la sovranità della Libia.

Non a caso ieri, 17 giugno, il capo dei servizi segreti egiziani, generale Abbas Kamel, si è recato in visita in Libia andando prima a Tripoli e poi a Bengasi. Nel corso della riunione a Tripoli con il premier Abdulhamid al-Dabaiba, Kamel avrebbe ricevuto l’invito da consegnare al presidente Abdel Fattah al-Sisi di visitare Tripoli “al più presto possibile”. Poche ore dopo Kamel si è recato a Rajma, poco fuori Bengasi, dove è stato ricevuto dal generale Khalifa Haftar.

La scorsa settimana il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), al governo in Turchia, ha annunciato che il rapporto tra Turchia e Egitto è in corso, spiegando che “l’intelligence e gli affari Esteri dei due paesi sono in costante contatto”. Il partito ha affermato che si concentrerà su “questioni concrete durante i colloqui reciproci con l’Egitto” ed ha invocato la necessità di “discutere con il Cairo del futuro della Libia e della questione del Mediterraneo orientale”.

All’inizio di questo mese il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ha espresso la speranza di aumentare al massimo la cooperazione con l’Egitto e gli Stati del Golfo, sottolineando che il suo Paese ha l’opportunità di avviare una seria cooperazione con l’Egitto in una vasta area dal Mediterraneo orientale alla Libia. Tuttavia, il consigliere di Erdogan, Yassin Aktay, continua a rilasciare dichiarazioni critiche nei confronti del Cairo. Le ultime sono arrivate dopo che nei giorni scorsi la Corte di cassazione egiziana, la più alta istanza della magistratura del Cairo, ha confermato le condanne a morte di 12 persone, tra cui alcuni alti esponenti dei Fratelli Musulmani, a seguito di un processo che aveva visto 739 persone imputate per la partecipazione a un sit-in antigovernativo ad Rabaa Al-Adawiya, al Cairo, nei mesi di luglio e agosto del 2013. Inoltre, nonostante i tentativi di corteggiamento tra le diplomazie dei due paesi, gli esponenti dei Fratelli musulmani egiziani riparati a Istanbul cercano di ostacolare in ogni modo la piena normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi anche tramite i propri canali satellitari, sempre ostili alle autorità egiziane.


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