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Elezioni flop in Algeria. Cosa c’è dietro la più bassa affluenza della storia

La percentuale dei votanti alle elezioni politiche è stata del 30 per cento e rappresenta la scarsa fiducia dell’elettorato nelle istituzioni. Non è un dato inaspettato. In realtà, già nelle settimane che precedevano il voto gli osservatori algerini si aspettavano una disaffezione così marcata. Si tratta di un segnale che arriva sia dagli ambienti vicini al potere sia dalla maggioranza degli algerini che si oppongono al governo

Le elezioni politiche del 12 giugno in Algeria rischiano di passare alla storia come quelle con meno partecipazione della storia del paese e dal risultato scontato. L’Autorità elettorale nazionale indipendente per le elezioni di Algeri ha annunciato infatti che il Fronte di liberazione nazionale (Fln), il più grande partito politico del Paese, ha vinto la maggioranza relativa dei seggi parlamentari.

Eppure non è questo dato, ampiamente previsto, ad aver destato interesse tra gli osservatori locali. Le autorità di Algeri hanno rivelato in un secondo momento che l’affluenza alle urne alle elezioni è stata solo del 30%. Si tratta quindi dell’affluenza più bassa della storia. La stessa Autorità elettorale nazionale indipendente ha ricordato come il tasso di partecipazione alle elezioni del 2017 è stato di 35,70%, mentre le elezioni del 2012 hanno registrato un tasso di votanti del 42,90%. Un dato che rappresenta un duro colpo per il presidente Abdel Majid Tabboune il quale ha voluto fortemente questo appuntamento elettorale per segnare una svolta rispetto al precedente regime di Abdel Aziz Bouteflika e dopo le proteste del movimento Hirak, iniziate nel febbraio 2019, che non ha mai creduto nella possibilità di un vero cambiamento dell’attuale apparato statale ad Algeri.

Il partito vincitore, l’Fln, ha ottenuto comunque un risultato inferiore alle aspettative. I 105 seggi conquistati sono molto meno dei 204 necessari per assicurarsi la maggioranza, mentre il partito islamico del Movimento per la Pace sociale, legato ai Fratelli musulmani algerini, ha ottenuto 64 seggi e i candidati indipendenti 78. Terzo partito è il Raggruppamento nazionale democratico (Rnd), con 57 seggi ottenuti. Circa 24 milioni di elettori sono stati chiamati a scegliere 407 nuovi deputati nell’Assemblea nazionale del popolo (la camera bassa del parlamento) per un mandato di cinque anni. Hanno dovuto scegliere tra 2.288 liste – di cui più della metà “indipendenti” – cioè più di 22.000 candidati.

Queste elezioni hanno visto per la prima volta un gran numero di indipendenti che si è fatto avanti contro candidati sostenuti da partiti politici che hanno in gran parte perso la loro credibilità e sono stati ritenuti responsabili delle crisi politiche, economiche e sociali che sta attraversando l’Algeria. Sono anche le prime elezioni legislative dall’inizio del Hirak del 22 febbraio 2019, sullo sfondo del movimento di massa che ha detto no alla candidatura dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika per un quinto mandato, riuscendo a spingerlo alle dimissioni dopo essere stato 20 anni al potere.

Quello dell’affluenza così bassa non è un dato inaspettato. In realtà, già nelle settimane che precedevano il voto gli osservatori algerini si aspettavano una disaffezione così marcata. Si tratta di un segnale che arriva sia dagli ambienti vicini al potere, contrari sin dall’inizio a queste elezioni volute unicamente da Tabboune, sia dalla maggioranza degli algerini che si oppongono al governo. Sarebbe stato difficile ottenere dati diversi in un Paese attraversato da diversi anni da una profonda crisi politica, economica e sociale.

Una dimostrazione è stato il risultato registrato in Cabilia, la regione abitata dalla maggioranza berbera ed attraversata da un’ondata di indipendentismo in passato. La zona montuosa ha registrato un tasso di partecipazione alle elezioni legislative inferiore all’1 per cento, nonostante sia la regione che concentra tutta la ricchezza dell’Algeria ma dove l’Hirak rimane particolarmente forte e dove la rottura tra potere e popolo è evidente. Inoltre non è chiaro se in alcune zone come Bejaia, dove la partecipazione è stata dello 0,5%, le elezioni saranno annullate o meno considerato che sono stati già registrati come eletti i nomi dei 9 deputati vincitori dei seggi questa città, di cui 8 del partito di governo dell’Fln. Lo stesso vale per Tizi Ouzou, con un tasso di partecipazione dello 0,68%. Tizi Ouzou, Bouira e Bejaia sono le tre città della zona dove il boicottaggio del voto è stato più evidente e seguito. In quest’ultima sono rimasti aperti solo 4 seggi a causa delle violenze registrate nella zona da parte di gruppi che hanno sostenuto il boicottaggio del voto. Ha potuto votare quindi solo chi è riuscito a recarsi nei centri del centro della città. Nelle aree limitrofe le sezioni sono rimaste chiuse.

Il giornale locale Echorouk  ha parlato di violenze avvenute in Cabilia il giorno del voto con scontri tra manifestanti che boicottavano le elezioni e polizia schierata in assetto antisommossa. Gli agenti sono intervenuti dopo che alcune persone hanno iniziato ad attaccare e sabotare i seggi elettorali. Centinaia di persone hanno anche sfilato in manifestazioni contro queste elezioni a Kherrata, Awqas e in altri comuni della zona. Le strade nazionali n. 26 e 12, che collegano Bejaia con Bouira e Tizi Ouzou, sono state chiuse per un blocco stradale. I manifestanti hanno impedito in ogni modo che si votasse per attirare l’attenzione sui problemi economici e sociali dell’entroterra algerino.

L’astensionismo ha toccato punte così alte nelle aree dove maggiori sono i problemi economici. Lo ha spiegato Heba Saleh nella sua ultima corrispondenza per il Financial Times dove ha raccolto le testimonianze dagli algerini che hanno espresso le loro preoccupazioni per il degrado della situazione economica. È stato forte l’impatto della pandemia sulle attività delle aziende del settore turistico, attraverso un conseguente calo che ha causato la chiusura di molte società. Non sono pochi gli analisti che paventano una possibile crisi economica ad Algeri in quanto al momento non sono state adottate le misure necessarie per la ripresa post Covid.

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