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Energie per la transizione. L’industria della carta, il gas e il viaggio verso l’idrogeno

Al live talk di Assocarta e Formiche.net un gruppo di esperti ha messo l’industria cartiera sotto la lente della transizione sostenibile. Ecco come la combinazione di scelta di risorse, l’occhio verso il futuro (dell’idrogeno), il riorientamento verso l’economia circolare e le migliori pratiche disponibili possono traghettare un’industria verso la neutralità carbonica

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Dopo l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano da parte della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel discorso pubblico è emersa una linea comune che suona pressappoco così: “buone notizie, ma la vera sfida inizia ora”. Perché tra oggi e la neutralità carbonica entro il 2050 c’è di mezzo un ripensamento complessivo del funzionamento della nostra economia, dalla produzione energetica all’economia circolare, passando per l’efficientamento e la progressiva decarbonizzazione – il tutto minimizzando l’impatto di questa transizione ecologica, assicurando la crescita economica e la conversione sostenibile delle industrie energivore.

“L’ambiente si tutela non contrastando le aziende ma, al contrario, favorendo gli investimenti e le riconversione, sostenendo dunque attraverso sistemi di incentivi le produzioni pulite e gli investimenti nelle nuove tecnologie”, ha detto il sottosegretario al Ministero della transizione ecologica, Vannia Gava, durante il live talk “Energie per la transizione” organizzato da Assocarta e Formiche.net, e moderato dal direttore Giorgio Rutelli. “Con le risorse del Pnrr è possibile far fare un balzo in avanti al Paese e al nostro sistema produttivo lungo la strada delle sostenibilità”, ha continuato Gava, “intervenendo anche su produzioni considerate fino ad oggi altamente inquinanti e quindi dannose per l’ambiente, hard to abate“.

Durante il webinar gli esperti presenti hanno analizzato l’esempio dell’industria cartiera italiana sotto la lente d’ingrandimento della transizione ecologica. Si tratta di un’eccellenza nostrana, ha sottolineato il presidente di Assocarta Lorenzo Poli; l’Italia nel 2020 è stata il terzo produttore europeo di carta (dopo la Svezia e la Germania) e il secondo utilizzatore di carta da riciclare, pur dovendo ammortizzare lo svantaggio rispetto ai concorrenti di dover pagare parecchio l’accesso alle materie prime (40% dei costi) e i costi del gas naturale e della compensazione della CO2 (20%).

Arvea Marieni, Direttore dell’Energy Transition Programme dello Strasbourg Policy Center, ha posto l’accento sulla necessità di agire oculatamente nella scelta delle fonti e delle tecnologie per la transizione. “Abbiamo più gas in pancia di quello che dovremmo avere tra 10 anni”, ha avvertito, ricordando il global warming power insito nell’utilizzo della risorsa. Eppure resta la necessità di soluzioni “ponte” che ci traghettino verso l’utilizzo esclusivo di tecnologie di produzione energetica sostenibili. “Ancora oggi il gas naturale si conferma il miglior veicolo di decarbonizzazione dell’industria cartaria”, ha commentato Poli, definendolo una BAT (best available technique, migliore tecnica disponibile, ndr), che “alimenta il 90% della capacità di riciclo in Italia e in Europa”.

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“I principali settori energy intensive vanno affrontati con i migliori utensili decarbonizzanti”, ha reiterato Guido Bortoni, senior advisor della DG-Energy della Commissione Europea. L’idrogeno sarà una soluzione praticabile attorno al 2030, ha ricordato, citando il gas e la capacità delle relative infrastrutture di essere gradualmente utilizzate per accomodare il carburante del futuro, anche in forma miscelata. Assenso anche da parte di Poli; suoi associati, ha spiegato, hanno sempre avuto una forte vocazione all’investimento energetico (nutrito dalla necessità di colmare lo svantaggio competitivo), tanto che già si aspettano di utilizzare una miscela di gas naturale e idrogeno già tra qualche anno.

Dopodichè Ignazio Capuano, presidente della Cepi e ceo di Burgo, ha voluto ricordare l’efficacia di una miscela di soluzioni, tra cui l’elettrificazione e l’efficientamento della filiera. L’industria della carta europea svolge “un ruolo fondamentale nella più ampia FBI, forest based industry”, ha spiegato, e contribuisce allo sviluppo e al mantenimento delle foreste europee in rapida crescita – a loro volta un altro strumento da affiancare alla strategia green, dato il loro potere di assorbire CO2. Al tempo stesso occorre ripensare strategicamente tutto l’arco della filiera, ha detto Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, favorendo il riciclo dei prodotti (dal design al conferimento) per compensare il mancato abbattimento della CO2 che deriva dall’utilizzo di tecnologie ancora imperfette.

Gli sforzi da fare sono immensi, le direzioni infinite, ma l’aria è gravida di aspettative – perché aziende, istituzioni e popolazione capiscono di essere a un punto di svolta epocale, sanno che le scelte sbagliate all’inizio di questa mastodontica transizione possono avere ripercussioni gravissime. Maria Cristina Piovesana, Vice Presidente di Confindustria per l’ambiente, la sostenibilità e la cultura di Confindustria, ha esortato il Paese a innescare un cambio di cultura lavorativa che possa accomodare il momento epocale. Condensando la filosofia degli industriali in tre direttrici: “abbattere le barriere non tecnologiche, innalzare la capacità impiantistica virtuosa del nostro Paese, favorire lo scambio di beni e materiali prodotti secondo il principio dell’economia circolare”.

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