Scramble dalla base di Amari, in Estonia, per gli F-35 dell’Aeronautica militare italiana che sono impegnati a difendere i cieli baltici dell’Alleanza Atlantica. Questa volta i velivoli di quinta generazione si sono alzati in volo per intercettare due Tu-160, bombardieri strategici russi, scortati per l’occasione da caccia Su-35 e Su-27
F-35 italiani in azione nei cieli del Baltico. Dopo il confronto con un caccia Su-30 (il primo per un assetto Nato di quinta generazione) il nuovo allarme di scramble è scattato sulla base di Amari, in Estonia, alle ore 10 dello scorso martedì, il primo per gli avanzati velivoli italiani su bombardieri strategici russi. “Una formazione di quattro velivoli stava volando nell’area di competenza della Nato senza aver stabilito il previsto contatto con gli enti del traffico aereo”, spiega la nota dello Stato maggiore della Difesa. Subito è partito l’ordine di decollo rapido per due F-35 dell’Aeronautica militare italiana.
I Joint Strike Fighter “hanno identificato visivamente i velivoli applicando le procedure definite dalla Nato; terminata l’intercettazione, i caccia italiani sono stati nuovamente attivati per identificare altri due velivoli in ricongiungimento con il gruppo precedente, scortando, successivamente, l’intera formazione come disposto dal Caoc”, il Combined air aperations centre basato a Udem, in Germania. “Completata la missione – spiega ancora la Difesa italiana – gli F-35A hanno fatto rientro all’aeroporto di Amari”.
A chiarire la composizione della formazione in questione è stato il ministero della Difesa della Russia, interrogato dalla stampa russa: “Due bombardieri strategici Tu-160 hanno effettuato un volo pianificato sulle acque neutre del Mar Baltico – spiega l’agenzia Tass con tanto di video – e in alcune aree sono stati accompagnati da caccia di Italia, Danimarca e Svezia”. Secondo la Difesa russa, i due Tu-160 stavano effettuando effettuato un volo pianificato della durata di circa otto ore nello spazio aereo sulle acque internazionali del Mar Baltico, scortati da caccia Su-35s e Su-27.
Gli F-35 italiani, del 32esimo Stormo dell’Aeronautica militare, sono arrivati a inizio maggio presso la base di Amari, in Estonia, prendendo in consegna dalla Luftwaffe il comando della missione di Air Policing della Nato. Ciò è bastato per segnare un nuovo primato in ambito Nato per l’Aeronautica italiana, che ha collocato i primi velivoli di quinta generazione a protezione dei cieli del Baltico per l’Alleanza Atlantica. Gli stessi velivoli sono stati protagonisti, nel 2019 del primo impiego operativo di quinta generazione nella Nato. In quel caso, la missione di Air Policing fu in Islanda, poi ripetuta l’estate successiva.
Adesso, dall’Estonia, sono chiamati a proteggere i cieli dell’Alleanza, eseguendo i cosiddetti “Alpha scramble”, cioè dei reali interventi di Difesa aerea in caso di “quick reaction aleter”. L’attività si affianca agli scramble addestrativi, eventi simulati per l’addestramento alla prontezza operativa. Il primo ordine di decollo rapido di categoria “alpha” è scattato il 14 maggio, quando i velivoli italiani sono stati chiamati a intercettare un velivolo non identificato (aveva il trasponder spento) in volo sopra acque internazionali, a largo delle coste estoni, e diretto verso l’enclave russa di Kaliningrad. Il Comando aereo della Nato ha spiegato che in quella occasione si trattava di un velivolo da trasporto An-12, senza però menzionare alcuna scorsa.
Durante gli ultimi anni, gli impegni di Air Policing sono aumentati, in linea con l’aumento di tensione tra Stati Uniti (e Nato) e Russia. Nel 2020 sono stati 350 gli scramble di velivoli dell’Alleanza generati dalle manovre aeree degli assetti russi sui cieli del nord Europa. Quasi un allarme al giorno per rotte sempre più frequentate dalle forze di Mosca (con bombardieri e caccia). Nell’estate del 2020, con il ritorno di sei F-35 italiani in Islanda, c’è stato il primo “Alpha scramble” di quinta generazione. A fine giugno, due dei sei velivoli dell’Aeronautica militare si sono attivati per scortare alcuni velivoli russi in missione sui cieli tra mare di Barents, mar di Norvegia e Atlantico nord-orientale. Si trattava di tre aerei da pattugliamento marittimo Tu-142 (con capacità bombardiere e antisommergibile), scortati da alcuni caccia MiG-31, gruppo del tutto simile a quelli osservati nelle settimane precedenti nei cieli del contesto nord europeo.