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Fintech, la Cina corre (e l’Ue?). Una road map

La tecnofinanza è ormai una realtà, ma troppi tasselli mancano ancora, a cominciare da una regolamentazione uniforme e completa. Gli interventi di Giovanni Tria, Liu Xiaolei e Andreas Kern nell’ambito del ciclo di webinar A Strategic Nexus: the Euro-Mediterranean Region & China

 

Il fintech ormai muove il mondo. Pagamenti, transazioni, scambi di ogni sorta, tutto o quasi avviene grazie alla tecnologia applicata alla finanza. Una rivoluzione figlia del Terzo Millennio di cui si è parlato nell’ambito del panel Finance&Fintech in the development of the Euro-Med organizzato nell’ambito del ciclo di webinar A Strategic Nexus: the Euro-Mediterranean Region & China che Formiche ha organizzato insieme a ChinaMed (la piattaforma di ricerca del TOChina Hub sul ruolo della Cina nel Mediterraneo) in partnership con Peking University – Center for the Mediterranean Area Studies (CMAS) e Institute for Global Cooperation and Understanding (IGCU); Tel Aviv University – Moshe Dayan Center for Middle Eastern and African Studies (MDC) e Department of East Asian Studies; e il Georgetown University Representative Office in Rome.

Al dibattito hanno preso parte Liu Xiaolei, Professore di Finance e Accounting alla Guanghua School of Management of Peking University, Giovanni Tria, Professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, Andreas Kern, professore associato alla McCourt School of Public Policy
at Georgetown University. Tutti moderati da Cristiana Falcone-Sorrell, Trustee of the Jmcmrj Sorrell Foundation.

Il dibattito è partito dall’evoluzione del fintech in Cina, dove la tecnologia finanziaria ha spazzato via gran pare del sistema tradizionale. “C’è una grande lezione da imparare dall’esperienza del fintech in Cina. E cioè che i big data oggi possono fornire una migliore intermediazione tra il cliente e il risparmio”, ha spiegato Liu.

“Tuttavia c’è un punto oscuro. E cioè che il fintech è diversamente regolato nel mondo, a seconda del contesto. In Cina, per esempio, è una regolamentazione molto forte, molto verticale. Cosa che per esempio non c’è negli Stati Uniti. E allora forse sarebbe il momento di un grande coordinamento globale per il fintech. Perché una buona regolamentazione, soprattutto uniforme, può ridurre i rischi che questa industria può contribuire a far insorgere. Dunque, la sfida che adesso si pone dinnanzi a noi, è una regolamentazione il più ampia e uniforme possibile. D’altronde non si può fermare l’innovazione nella finanza, ma si possono mettere regole comuni”. L’esperta ha citato tra gli esempi, “le assicurazioni: oggi il comparto fintech meglio regolamentato in assoluto”.

Andreas Kern si è invece focalizzato sul futuro del fintech nell’area mediterranea e nord-africana. “Sicuramente l’Europa non può considerarsi indietro nel fintech, mentre invece decisamente indietro è l’Africa. Anche se ci sono Paesi che sono più avanti degli altri, nello scacchiere africano, come il Kenya. Il punto è capire come e quanto si vuole investire nel fintech. Che non sostituirà mai la finanza, ma semmai ne cambierà il volto. In questa prospettiva è molto importante il ruolo dei regolatori, come per esempio le banche centrali, come la Banca d’Italia e la stessa Bce, se si parla di tecnologia finanziaria applicata alle banche”, ha spiegato Kern. “L’Europa e in generale l’area mediterranea non possono sottrarsi oggi alla sfida della Cina, che sul fintech è molto avanti ma per vincere serve un grande collaborazione tra le istituzioni europee e dell’area mediterranea”.

Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia, ha ristretto ulteriormente il campo all’Europa. “C’è un grande problema strategico per il fintech in Ue. E cioè, la competizione con la Cina, che nel campo del fintech è il principale comepetitor di ogni economia avanzata, inclusa quella dell’Europa. Il fintech è un grande potenziale, che la Cina ha saputo sfruttare, l’Europa non può e non deve essere da meno”, ha spiegato Tria. “Il grosso della popolazione cinese ha un’educazione al fintech che in Europa non c’è, dunque c’è da lavorare e non poco anche da un punto di vista dell’educazione. Questo è il contesto su cui bisogna muoversi. Nella corsa al fintech, non si possono dimenticare le banche, la cui transizione tecnologica è il sale dell’innovazione finanziaria. La Cina ha già dei campioni su questo fronte, l’Europa da parte sua si sta attrezzando con una progressiva digitalizzazione del suo sistema finanziario.



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