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Conte non può permettersi il Grillo furioso. Parola di De Masi

Secondo le indiscrezioni sul nuovo statuto del Movimento 5 Stelle, che sarà reso pubblico la settimana prossima, il ruolo del garante sarà fortemente ridimensionato. Grillo non ci sta e piomberà a Roma per allineare i fedelissimi. Secondo De Masi, comunque, “Conte non può rinunciare al fondatore: sarebbe un suicidio”

Chiunque abbia seguito la palingenesi del Movimento 5 Stelle, sa che questo è un momento cruciale. Perché la nuova regia affidata all’ex premier Giuseppe Conte non può prescindere da uno dei cardini del grillismo: le regole. Ed è proprio sullo statuto riformato, ancora coperto dal segreto nella sua complessità, che si stanno consumando i primi malumori. Il punto che desta preoccupazione dalle parti di Sant’Ilario (Genova) è legato al ruolo del garante. Che parrebbe fortemente ridimensionato. Una sorta di confino in una dimensione più museologica che operativa.

Probabilmente l’idea di Conte è quella di plasmare un movimento ‘affidabile’ che abbia una forma verosimilmente partitica. Statuto e Carta dei valori saranno dunque gli atti di coronamento della transizione da movimento a partito Cinque Stelle. D’altra parte Luigi Di Maio veste ormai da anni i panni di ministro e di uomo delle istituzioni. Il burrascoso Beppe Grillo, tuttavia, non sembra aver accettato di buon grado la prospettiva di non poter più esercitare la sua influenza sulle decisioni politiche e di indirizzo. Per cui nei prossimi giorni tornerà a Roma per serrare i ranghi con i suoi fedelissimi. Parlamentari e non. Le frizioni, o quantomeno le differenze di vedute tra Conte e il co-fondatore del Movimento sono evidenti, non solo sul terreno di regolamenti e statuti. Analizzando solamente gli episodi che stanno caratterizzando la tumultuosa vita dei grillini, ce n’è uno che vale la pena tenere in considerazione.

L’invito, disertato da Conte, all’ambasciata cinese per incontrare Li Junhua (con la quale Grillo ha una discreta consuetudine), la dice lunga sulla differenza di prospettive tra il garante del Movimento e il neo leader. Grillo dal canto suo manifesta un certo fastidio rispetto ai leader del G7, che rischia di mettere in una condizione ancor più difficile l’ex premier in linea con Draghi che dispensa pillole di atlantismo. Sono le premesse di un divorzio imminente?

“Politicamente, pensare a un Movimento senza Grillo, sarebbe un suicidio”. E’ l’opinione di Domenico De Masi, sociologo e professore emerito di Sociologia del lavoro alla Sapienza. Si tratta di una versione suffragata da un dato di oggettività: “Il Movimento – dice – è riuscito in passato ad acquisire un largo numero di consensi perché era composto da quattro gambe. I governativi, i barricaderi dibattistiani, i fedelissimi di Davide Casaleggio e i fedelissimi di Grillo”.

Già si è persa la corrente degli adepti di Rousseau, i barricaderi sono all’opposizione e “rischiare di perdere anche i grillini – intesi come fedeli al fondatore – sarebbe un vero problema”. In più, man mano che si perdono fette di movimento e di identità “si contribuisce a plasmare un partito sempre più simile al Pd”.   Conte non può, secondo De Masi, “fare a meno di Grillo: è troppo prematuro”. E comunque la rottura non è nelle corde di Conte: “Si è dimostrato un federatore nell’ambito della sua esperienza governativa. Direi che per questa dote, è secondo solo ad Aldo Moro”. Forse non sarà rottura, ma la convivenza tra i due parte con notevole ostilità.

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