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In Bielorussia c’è chi sceglie la morte alle torture di Lukashenko

Il livello di repressione con cui Lukashenko sta soffocando l’opposizione è altissimo. Prigionieri torturati e ridotti allo stremo, come testimonia il tentativo di suicidio di Stepan Latypov. Ma il padre-padrone bielorusso non si ferma e annuncia la volontà di processare a Minsk l’oppositore Protasevich e la sua findanzata, cittadina russa. Vicenda che aumenta l’imbarazzo di Mosca

L’attivista bielorusso Stepan Latypov, arrestato nel pieno delle proteste in Bielorussia, ha tentato il suicidio nell’aula del tribunale dove si svolgeva il suo processo. Forse stremato dalle torture in carcere, forse un gesto estremo per attirare ancora attenzione sul suo Paese. Il media locale Nasha Niva scrive che Latypov ha tirato fuori “un oggetto, forse una penna” da una cartella con dei documenti e se l’è infilato in gola. Le guardie non hanno potuto aprire subito la porta della cella dov’era rinchiuso: non ne avevano le chiavi. L’attivista ha continuato a perdere sangue ed è stato poi portato in ospedale in ambulanza.

È l’ultimo passaggio, tragico, di una situazione deleteria che si è innescata dall’agosto scorso, quando il presidente eterno Aleksander Lukaskhenko ha stretto i ranghi e iniziato a sopprimere le proteste di chi contestava brogli elettorali. Migliaia di arresti, altrettanti feriti, morti e una campagna coercitiva fatta di torture e minacce che dura ancora: basta guardare la cattura del giornalista Roman Protasevich, vicenda che ha riportato l’attenzione su quanto accade a Minsk con un’ondata di indignazione – e sanzioni – internazionali per come è accaduto.

Protasevich è stato infatti arrestato nella capitale dopo che il suo volo Ryanair Atene-Vilnius era stato dirottato da un intercettazione aerea di un Mig-29 dell’aeronautica bielorussa e costretto (con l’intimidazione armata) alla deviazione e all’atterraggio a Minsk. Un’ondata di critiche era partita da Bruxelles a Washington, con Usa e Ue che stanno decidendo la lista delle entità da colpire con un altro giro sanzionario. Oggi il batka, il padre (padrone) come viene chiamato dai suoi concittadini, è tornato sull’argomento.

“Si svolgeranno in Bielorussia” le indagini sull’oppositore Protasevich e la sua fidanzata Sofia Sapega. La russa Interfax cita il presidente della Bielorussia: “Le indagini riguardanti entrambe le persone saranno svolte in Bielorussia. Non c’è dubbio su questo. Questo è quello che ho detto al presidente russo”. Val la pena ricordare che Sofia Sapega è cittadina russa, e la vicenda rientra tra quelle che espone la protezione di Mosca a Minsk a un certo livello di imbarazzo.

La vicenda dell’arresto si è portata dietro un lungo incontro tra Vladimir Putin e Lukashenko. Tra i due c’è un rapporto di necessità. La Bielorussia sta diventando un alleato scomodo per Mosca, che però non può farne a meno. L’idea del presidente russo è quella di accelerare il processo di integrazione in un unico Stato, e per questo il Cremlino sta da tempo pensando alla sostituzione di Lukashenko. Il bielorusso ha un unico alleato, Putin, e cerca di stressare questo rapporto a proprio vantaggio.

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