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La visita lampo a Tripoli di una delegazione turca (partita dalla Sicilia)

La Turchia mantiene costanti i contatti con Tripoli. Visita a sorpresa in Libia del ministro della Difesa, nel Mediterraneo per incontri (anche con il ministro Guerini) e per il vertice Nato

 

Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, è arrivato venerdì sera all’aeroporto Mitiga Tripoli per una visita alle autorità libiche organizzata all’ultimo minuto (o almeno non annunciata i precedenza). Akar era in Sicilia, dove ha partecipato a un doppio bilaterale con il collega italiano Lorenzo Guerini è quello inglese Ben Wallace: incontri sotto il tema “Nato2030, un’agenda transatlantica per il futuro”, come ha raccontato su queste colonne Stefano Pioppi, che anticipano il vertice Nato di lunedì 14 giugno, e che sono avvenuti nella cornice pittoresca di “Nave Cavour” e a bordo della “HMS Queen Elizabeth” (nel Mediterraneo per le prime esercitazioni della sua storia operativa).

Il blitz libico di Hakar è interessante perché racconta come la Turchia abbia intenzione di mantenere costante la presenza nel paese — dopo l’intervento militare al fianco del precedente governo onusiano di Tripoli, sotto l’assalto militare dei ribelli dell’Est. Secondo quanto riportato per primo da Al-Arabiya, le autorità aeroportuali non erano a conoscenza del viaggio del ministro turco, arrivato con un volo privato dalla Sicilia. A quanto pare, solo i soldati turchi ne sarebbero stati informati e hanno chiesto alle guardie libiche dello scalo di Mitiga di non essere presenti sul luogo di atterraggio dell’aereo del ministro. Secondo le informazioni disponibili Akar — accompagnato da altri funzionari tra cui il capo dell’intelligence — si è diretto immediatamente al quartier generale delle forze turche, di stanza a ovest dell’aeroporto tripolino.

Una deviazione dalla norma diplomatica, con parti della variegata composizione politica libica che vengono citate dal media emiratino (solitamente non tenero con la Turchia) come “imbarazzate” e “umiliate” — la ragione è, al di là della narrazione, l’atteggiamento sfacciato turco. I media ufficiali della Turchia hanno invece riportato di un’ottima visita, da parte di una delegazione turca di alto livello comprendeva i ministri degli Esteri, della Difesa e dell’Interno, il capo dell’intelligence, il capo del dipartimento delle comunicazioni presso la Presidenza della Repubblica e il portavoce presidenziale.

È interessante notare che l’8 marzo il governo turco ha inviato 380 mercenari in Libia, secondo l’Osservatorio siriano, mentre più di seimila sono ancora sul suolo libico. Secondo i dati, la Turchia potrebbe avere intenzione di mantenere in Libia gruppi di siriani fedeli per proteggere le proprie basi. Secondo le Nazioni Unite, in Libia sono ancora schierati più di 20.000 mercenari e soldati stranieri, tra cui diversi spostati per dare manforte ai ribelli dell’Est. Questo nonostante gli impegni presi dalle parti libiche e nonostante una delle clausole più importanti del cessate il fuoco dello scorso ottobre sancisca la necessaria ritirata di tutti gli attori esterni dal Paese. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha confermato che la Libia non ha registrato alcun calo del numero di combattenti stranieri.

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