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L’idea del Supergruppo europeo di Salvini? Serve solo a una cosa, secondo Tarchi

Il politologo boccia la proposta lanciata dal leader del Carroccio, di creare un gruppo al Parlamento europeo che convogli le forze di Id, Ecr e Ppe. “É una mossa mediatica”. Salvini tenta l’escalation in Ue a detrimento di Meloni? “Certo, ma non funzionerà”. E Forza Italia…

Matteo Salvini vuole contare, e contarsi, in Europa. Non è ancora chiara la meta finale, e la proposta ha già sparigliato le carte. Il leader del Carroccio vuole creare un unico gruppo al Parlamento europeo, convogliando le “forze migliori” di Id, Ecr e Ppe insieme al leader ungherese Viktor Orban. Una sparata mediatica o fa sul serio? Lo abbiamo chiesto a Marco Tarchi, politologo e docente all’università Alfieri di Firenze.

Salvini vuole il supergruppo in Ue. Pensa che una simile compagine sia attuabile?

No. È una delle tante trovate estemporanee a cui Salvini si sta affidando per mantenere una centralità mediatica e accrescere la “destrizzazione” dell’immagine del suo partito, reagendo alla concorrenza di Fratelli d’Italia. Il Ppe nel Parlamento europeo si è molto spesso contrapposto ai partiti populisti e sovranisti e un terreno d’incontro è impossibile. Non siamo più ai tempi della Guerra Fredda e della sinistra longa manus del “Nemico”.

Il primo niet Salvini lo ha incassato dal forzista Antonio Tajani, secondo cui il Ppe non potrà mai allearsi con Id. Come valuta questa presa di posizione? 

È un semplice constatazione realistica, a cui si accompagna il desiderio di Forza Italia di mantenere una cauzione “moderata” a livello europeo, anche per avere mani libere per eventuali alleanze future che varcassero il perimetro del centrodestra.

L’incompatibilità tra il Ppe e Id è reale o è un modo, per Forza Italia, per ribadire una forma di distanza rispetto alle posizioni della Lega?

Ci sono entrambi gli ingredienti. Forza Italia vive male la subalternità a Lega e FdI che è venuta a determinarsi in questi ultimi anni e che pare destinata a persistere, per cui vuole lasciarsi aperte delle vie di uscita.

Ci saranno ripercussioni anche sugli equilibri interni della coalizione del centrodestra in Italia?

Per il momento no. Ma certamente Forza Italia è un alleato inaffidabile e provvisorio per i due maggiori partiti della coalizione.

Giorgia Meloni è il presidente dei Conservatori europei. Lei pensa che questa proposta lanciata dal leader leghista sia un modo per acquisire rilievo in Europa, restituendo centralità al Carroccio? 

Non c’è dubbio. Ma è una mossa che non funzionerà.

In ottica di contrasto alle formazioni progressiste, secondo lei sarebbe maggiormente auspicabile un’alleanza tra Ppe, Conservatori e Liberali, piuttosto che Id ed Ecr?

Considerato che Ppe e progressisti, in sede di Parlamento europeo, si sono spesso trovati sulle stesse posizioni – è una delle ragioni del contrasto con Orbán che ha portato alla rottura di Fidesz –, non vedo ragioni che possano spingere i popolari a creare questa sorta di “diga”. Il generale appiattimento verso il centro di programmi e politiche rende sempre più obsoleto il paradigma conflittuale sinistra/destra. Se lo si vuole mantenere in piedi, è per ragioni di bottega elettorale, perché è un espediente che semplifica (e mistifica) agli occhi di elettori poco interessati ad informarsi più attentamente quel groviglio di interessi, mediazioni e compromessi a cui si è ridotta la politica attuale.

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