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La crisi tra Marocco e Spagna finisce sulle autostrade del mare

Il Marocco non coinvolge le compagnie e i porti spagnoli nell’operazione che riporta in patria per le vacanze 3 milioni di residenti in Europa. Danni per Madrid di oltre un miliardo di euro

La crisi diplomatica che va avanti da aprile tra Marocco e Spagna, a causa della decisione di Madrid di accogliere il leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali sotto falso nome per un ricovero ospedaliero, tenendolo nascosto al suo alleato strategico, andrà avanti per tutta l’estate nonostante una settimana fa il leader della formazione separatista sahrawi abbia fatto rientro ad Algeri.

Dopo aver toccato il campo dell’immigrazione, con la decisione di Rabat di aprire le frontiera con l’enclave spagnola di Ceuta per 48 ore, consentendo quindi l’arrivo di 9 mila migranti, questa volta la ritorsione del Marocco ha il carattere economico e colpisce il settore marittimo. Ogni anno infatti 3 milioni di migranti marocchini residenti in Europa fanno rientro in patria per le vacanze estive di agosto. Per accogliere questo esodo di persone, che per lo più si muove via mare, le autorità di Rabat hanno dato vita da anni alla cosiddetta “Operazione Marhaba”, sospesa solo lo scorso anno a causa della pandemia.

La novità di quest’anno è che per i porti spagnoli non ci sarà alcuna “Operazione Marhaba”. Le compagnie marittime e i porti spagnoli non godranno quindi dell’afflusso di centinaia di migliaia di marocchini di ritorno in patria per le vacanze, con il conseguente ritorno economico. La cancellazione di questa operazione per i soli i porti spagnoli “avrà un costo economico alto per i bilanci delle compagnie di navigazione spagnole che, durante i mesi estivi, hanno lavoravano con il trasferimento di queste persone. I danni di quest’anno si aggiungono alle perdite dell’anno scorso, quando la pandemia ha anche causato l’annullamento dell’operazione”, afferma il giornale spagnolo Abc del 6 giugno.

“L’anno scorso il Marocco ha annullato l’Operazione Marhaba a causa della complicata situazione sanitaria causata dalla crisi del coronavirus. Tuttavia, quest’anno, mentre la situazione epidemiologica è meglio controllata grazie ai vaccini, il governo marocchino ha ripetuto la manovra senza dare ulteriori spiegazioni”, indica il quotidiano, aggiungendo che tale decisione “coincide con una delle peggiori crisi diplomatiche degli ultimi decenni tra i due Paesi, aggravati nelle ultime settimane dall’affare Ghali e dalla valanga migratoria su Ceuta concordata da Rabat”.

La decisione del Marocco di riprendere i viaggi e limitare il passaggio attraverso i porti di Genova e Sète ha fatto scalpore sui giornali e sui siti web spagnoli. L’annuncio è stato commentato dai canali e dalle radio del Paese iberico che parlano già di notevoli perdite per alberghi, agenzie di viaggio, ristoranti, aree di sosta e porti di Algeciras, Almeria, Tarifa e di Ceuta.

Fino a pochi giorni fa si pensava che l’operazione, volta ad accogliere in modo ordinato e organizzato il rientro dei marocchini residenti in Europa, saltasse anche quest’anno sempre per motivi sanitari. Ma il giornale marocchino Assabah ha affermato che il governo di Rabat ha effettivamente avviato i preparativi per lanciare l’operazione “Marhaba 2021″ e in un primo momento erano state coinvolte anche le compagnie spagnole. Infatti, prosegue il quotidiano, la direzione della Marina mercantile, che fa capo al ministero delle Attrezzature e dei trasporti, aveva infatti contattato le compagnie di trasporto marittimo spagnole, chiedendo loro di comunicare il loro piano di traversate per il periodo estivo. Ma, insiste il quotidiano, nessuna decisione era stata presa.

Solo successivamente il governo del Marocco ha escluso tutti i porti spagnoli dall’”Operazione Marhaba”, che regola dal 1987 il flusso di viaggiatori marittimi tra il Paese nordafricano ed il resto d’Europa. In un comunicato emesso da Rabat, il governo ha precisato che il ritorno dei marocchini sarà effettuato esclusivamente dagli stessi porti di transito dell’anno scorso, vale a dire con imbarcazioni provenienti dai porti di Sète e di Genova. L’Operazione inizia solitamente a giugno e finisce a settembre e nelle ultime edizioni ha regolato il passaggio dall’Europa al Marocco di tre milioni di passeggeri ogni estate e quasi 800 mila veicoli. Quest’anno, i marocchini residenti all’estero che si imbarcano a Sete o a Genova dovranno sottoporsi a un test Pcr anti-Covid prima dell’imbarco e, una volta a bordo, sarà effettuato un altro test.

È un duro colpo per il porto di Algeciras, ma anche per le regioni di transito spagnole, principalmente nel sud del regno iberico. Le autorità portuali spagnole sembravano scommettere pesantemente su questa operazione per rivitalizzare il regione economia nel sud della penisola iberica per l’estate del 2021. Apprendiamo che i funzionari di Rabat hanno lavorato su due scenari come parte dell’attuazione di questa operazione. “L’operazione di transito è una delle più grandi della regione, se non del mondo. Le cifre sono istruttive. Nel 2019, 2,5 milioni di passeggeri e 600.000 veicoli sono transitati nel periodo dal 5 giugno al 1 settembre, in entrambe le direzioni, attraverso i quattro porti interessati dall’operazione, ovvero Tanger Med, Tanger City, Nador e Al Hoceima.

Il Marocco ha quindi inferto un colpo alla Spagna con un danno che in termini economici è stimato in 1.150 milioni di euro. Sarebbero queste, secondo il giornale spagnolo La Razon le entrate che portano ogni anno i 3 milioni di viaggiatori che ogni anno attraversano la Spagna e che mancheranno quest’anno. Secondo Macarena Olona, ​​membro del parlamento spagnolo, questa esclusione avrà un impatto disastroso sui porti spagnoli. “Nella sola Motril, questo rappresenta una perdita di 20 milioni di euro. È un’attività che ha un grande impatto economico per questa città. Questa esclusione interesserà i porti di Algeciras, Tarifa, Malaga, Motril, Almeria, Alicante, Ceuta e Melilia”, ha twittato.

Per il secondo anno consecutivo non ci saranno operazioni di attraversamento dello stretto in Spagna. In questa occasione, è stato il Marocco che, unilateralmente, ha annunciato che non accetterà trasferimenti nel suo territorio da porti spagnoli come quelli di Algeciras, Tarifa o Almería. Questi tre terminal raccolgono la maggior parte dei 3 milioni di emigranti maghrebini. Il Marocco aveva già avvertito che la decisione di consentire al leader del Polisario, Ghali, di accoglierlo in Spagna avrebbe avuto conseguenze. Per alcuni settori, come quello marittimo, la perdita è più che importante.

L’importanza dal punto di vista economico di questa mossa è legata non soltanto alla mole di persone che in un così breve periodo si spostano ogni anno verso il Marocco, ma anche al fatto che è da almeno 10 anni che Rabat punta sulle cosiddette autostrade del mare non solo per dare impulso al commercio, ma anche per potenziare i collegamenti con l’Europa. E’ questa la prova generale che avviene ogni anno per dimostrare lo sviluppo del Marocco nel settore infrastrutturale e portuale, in modo specifico, che scatta con l’Operazione Mahraba (Benvenuti), messa in campo da re Mohammed IV e gestita dalla Fondazione che porta il suo nome, per garantire un’adeguata accoglienza agli immigrati che dal vecchio continente si accingono a tornare a casa per le vacanze. Il 50 per cento dei marocchini residenti all’estero infatti si muove in nave e del totale il 33 per cento sbarca a Tangeri Med, il più importante scalo del paese, inaugurato nel 2007 e situato sulla seconda via marittima più frequentata al mondo, lo stretto di Gibilterra.

Le autorità portuali hanno speso 16 milioni di euro per realizzare infrastrutture che consentiranno la separazione fisica di pedoni e auto in arrivo e in uscita dal porto. Analoga attenzione è stata riservata a Nador e al Hoceima che insieme accolgono più del 20 per cento degli arrivi. Anche qui sono stati predisposti centri di assistenza proprio come quelli tradizionalmente allestiti negli aeroporti di Casablanca, Agadir e Fes, con personale specializzato e volontari, che parlano oltre all’arabo anche francese, inglese, italiano e tedesco, per un totale di 400 operatori, dislocati nei punti chiave di tutto il territorio.



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