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Verso il vertice di Bruxelles. La Nato si ritrova (con Di Maio e Guerini)

Ultimi preparativi a Bruxelles in vista del vertice Nato del 14 giugno con Joe Biden. Jens Stoltenberg riunisce oggi i ministri degli Esteri e Difesa, per una doppia ministeriale ricca di temi, tra Afghanistan, Nato2030 e Bielorussia. E la Francia rinnova il suo attivismo…

“È un momento fondamentale per la Nato e per la nostra sicurezza collettiva”. Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica, alza l’asticella in vista del vertice dei capi di Stato e di governo, in programma a Bruxelles il prossimo 14 giugno. Oggi, per ultimare i preparativi, si riuniscono in video conferenza prima i ministri degli Esteri, poi i ministri della Difesa. Con Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, si punta a definire l’agenda del summit, chiarendo alcuni punti tra quelli più delicati e attuali, come la Bielorussia, per cui Stoltenberg ha rinnovato il messaggio già espresso dal Consiglio atlantico: “ferma condanna” per il dirottamento del volo Ryanair.

VERSO IL VERTICE DI BRUXELLES

L’attenzione è tutta per il futuro dell’Alleanza, al lavoro per essere “più politica e globale”. Per questo si sta chiudendo il processo di riflessione strategica Nato2030, affidato al segretario generale alla fine del 2019, e proceduto in varie sessioni e consultazioni. Sarà presentato da Stoltenberg ai capi di Stato e di governo il 14 giugno, e lascerà dunque il campo all’avvio dei lavori sul nuovo Concetto strategico (quello attuale risale al 2010). Con Nato2030 “vogliamo prima di tutto rafforza la nostra unità”, ha detto Stoltenberg, senza citare la sfida maggiore: ricucire la frattura innescata con la Turchia. Poi, “amplieremo l’approccio della Nato alla sicurezza”, aumentando il focus su “resilienza, infrastrutture critiche, comunicazioni e catene di fornitura”, ma anche impatto di pandemia e cambiamenti climatici. Terzo, l’approccio globale, tra partnership con “like-minded countries” per promuovere “un ordine internazionale basato su regole”.

L’ATTIVISMO FRANCESE

Sul futuro dell’Alleanza c’è da registrare il discreto attivismo della Francia. Fu Emmanuel Macron, con la sentenza di “morte cerebrale”, a innescare il dibattito sulla riflessione strategica. La scorsa settimana il presidente ha ricevuto Stoltenberg all’Eliseo: “La sovranità europea è un progetto di responsabilità che rafforza l’Alleanza Atlantica; so che alcuni vedono ancora le cose in termini di competizione”, ma “credo che questo atteggiamento sia superato”. Certo, resta la richiesta di “chiarimenti politici”, con riferimento in particolare alla Turchia e alla sua assertività nel Mediterraneo orientale.

IL MESSAGGIO DI PARIGI

Oggi, a confermare la rinnovata attenzione di Parigi per il contesto Nato è arrivata l’intervista della ministra Florence Parly a Politico. La Francia è “felice” dei toni tradizionali riportati da Biden rispetto a Donald Trump, ma è anche “preoccupata” che ciò distolga gli europei dagli impegni di budget. Il messaggio sembra tendere la mano a Washington che, nonostante toni più morbidi, mantiene inalterata la richiesta all’Europa di una maggiore assunzione di responsabilità. L’impressione è che Parigi voglia proporsi come primo interlocutore europeo nella Nato, potendo vantare di essere l’unico membro Ue con status nucleare e seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Parly coglie la richiesta americana per rilanciare la Difesa europea, sfuggendo il concetto di “autonomia strategica” del Vecchio continente che ha creato più di qualche divergenza.

I TEMI

Intanto, in cima all’agenda degli incontri odierni c’è l’Afghanistan, dove le forze di Resolute Support hanno iniziato il ritiro, con l’obiettivo di chiuderlo entro l’11 settembre, data simbolica, a vent’anni dagli attacchi che hanno lanciato l’epoca dalla “war on terror”. Dalla Nato, come da Italia e Stati Uniti, il messaggio è di evitare la logica “dell’abbandono”, considerando che lo scenario di sicurezza resta incerto (qui l’analisi del generale Marco Bertolini). Il supporto militare lascerà il campo dunque a un’attenzione più forte sulla cooperazione allo sviluppo, ma non solo.

I PIANI PER L’AFGHANISTAN

“Prima di tutto – ha detto Stoltenberg – manterremo la nostra presenza civile in Afghanistan per fornire consulenza e rafforzamento delle capacità alle istituzioni di sicurezza afghane; finanzieremo le forze di sicurezza afgane, assicurandoci di destinare somme di denaro significative; stiamo anche progettando di fornire addestramento all’estero per le forze di sicurezza afghane, e stiamo lavorando su come sostenere le infrastrutture critiche”, tra cui “l’aeroporto, che è importante per la continua presenza della comunità internazionale nel Paese”.

LA CINA SI AVVICINA

Ma gli Stati Uniti sono pronti a ribadire alla Nato anche l’esigenza di uno sguardo più attento alla Cina. “Non c’è dubbio che l’ascesa cinese pone serie sfide”, ha detto Stoltenberg. “La Cina avrà presto la più grande economia del mondo; hanno già il secondo budget per la difesa e la più grande marina al mondo, stanno investendo pesantemente in nuove capacità moderne, compresi i sistemi d’arma ipersonici, integrando nuove tecnologie dirompenti come il riconoscimento facciale, l’intelligenza artificiale e i big data nei nuovi sistemi d’arma”. Ma soprattutto, ha detto il segretario generale, “la Cina non condivide i nostri valori; non crede nella democrazia, nella libertà d’opinione e nella libertà d’informazione”. E poi la Cina “sta arrivando più vicino”, nel cyber-spazio, nell’Artico, in Africa, con gli investimenti nelle infrastrutture critiche europee. Su questo, ha anticipato Stoltenberg, il comunicato finale del prossimo vertice rifletterà “una maggiore consapevolezza e un più alto grado di comprensione comune”.


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