Un’operazione dei Carabinieri del Ros contro un gruppo neonazista conferma l’attenzione di magistratura e investigatori verso l’estremismo di destra che stavolta ha portato a 12 ordinanze emesse dal gip del tribunale di Roma, con obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria, nei confronti di persone tra i 26 e i 62 anni residenti in cinque regioni: Lazio, Sardegna, Calabria, Abruzzo e Lombardia. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa
Dall’antisemitismo e il razzismo alla pianificazione di un attentato a una base Nato, anche se con ordigni artigianali. L’operazione dei Carabinieri del Ros contro un gruppo neonazista conferma l’attenzione di magistratura e investigatori verso l’estremismo di destra che stavolta ha portato a 12 ordinanze emesse dal gip del tribunale di Roma, con obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria, nei confronti di persone tra i 26 e i 62 anni residenti in cinque regioni: Lazio, Sardegna, Calabria, Abruzzo e Lombardia. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa.
Gli estremisti utilizzavano Vk, il più conosciuto social network russo, pagine Facebook e chat su Whatsapp per scambiarsi immagini di ispirazione nazista e per diffondere un’ideologia suprematista con particolare odio nei confronti di ebrei e immigrati. Nei loro programmi c’era un salto di qualità con un attentato a una base Nato da realizzare con ordigni esplosivi artigianali confezionati con istruzioni trovate sul web e con l’aiuto di militanti stranieri, in particolare del gruppo portoghese Nova ordem social. La preparazione dell’attentato è definita dagli investigatori allo stato embrionale, anche se una dura opposizione all’Unione europea e all’Alleanza atlantica è un punto fermo della politica filonazista, come rilevato anche nell’ultima relazione dei Servizi al Parlamento che sottolineava anche “l’intensificazione della propaganda di stampo razzista e xenofobo attraverso piattaforme online e social media, unitamente al proliferare di teorie complottiste e messaggi dal contenuto violento e nichilista”, tale da essere monitorata costantemente per i “rischi connessi alla possibile influenza di tali teorie sulle progettualità di frange e micro-gruppi, ma anche sui più invisibili e imprevedibili processi individuali di radicalizzazione”.
Sempre secondo l’intelligence, la propaganda filonazista su web e sui social network “ha concorso ad alimentare il fenomeno dell’estremismo violento e a favorire percorsi di radicalizzazione tra comunità di utenti sempre più estese e meno relegabili agli specifici ambienti di riferimento”. Uno degli indagati era già noto alle cronache: Francesca Rizzi, 38 anni, nota come miss Hitler da quando aveva vinto un concorso di bellezza su Vk e indagata nel novembre 2019 per gli stessi motivi. La donna, in quell’occasione, aveva anche insultato sul web la senatrice a vita Liliana Segre.
Secondo gli investigatori, inoltre, i neonazisti avrebbero avuto contatti sui social network con Marco Gervasoni, docente universitario, già indagato nelle scorse settimane per minacce e offese al Presidente della Repubblica. Gervasoni smentì all’epoca e oggi su Twitter ha scritto: “La prossima volta troveranno ‘contatti social’ tra me e presunti brigatisti e dovrò smentire di essere comunista?”. Il gruppo cercava nuovi adepti per l’Ordine Ario Romano mentre uno dei gruppi social si chiama “Judenfreie Liga (Oar)”, cioè “Lega libera dagli ebrei”: i contenuti multimediali sono stati individuati dal Reparto indagini telematiche del Ros. Durante le perquisizioni effettuate con la collaborazione dei comandi provinciali dell’Arma di Cagliari, Cosenza, Frosinone, L’Aquila, Milano, Roma e Sassari è stato trovato molto materiale d’ispirazione nazista come croci celtiche, testi di antisemitismo e per l’affermazione della razza oltre a busti di Adolf Hitler e Benito Mussolini.