Skip to main content

Negazionisti sullo Xinjang, Mayer legge il caso Petrocelli

Un rapporto fazioso, parziale, che nega i risultati di inchieste giornalistiche indipendenti collezionate negli ultimi anni sulle persecuzioni cinesi in Xinjiang. C’è la firma di Beppe Grillo, ma è un cittadino privato. C’è anche quella del presidente della Commissione Esteri Vito Petrocelli, e questo è molto più grave. Il corsivo di Marco Mayer

Le dimissioni di Vito Petrocelli da Presidente della Commissione Esteri del Senato sono, a mio avviso, un atto dovuto.

Sui diritti umani e sul diritto alla vita di un popolo non si scherza:  spero che la maggioranza le chiede all’ unanimità anche per non mettere in imbarazzo il Ministro degli Esteri Luigi di Maio e con lui la politica estera del Governo.
Da quasi vent’anni la repressione del popolo degli uiguri è comprovata ampiamente da numerose  fonti documentali indipendenti  nonché da migliaia di drammatiche testimonianze dei sopravvissuti.
Per inciso ricordo nell’ anno accademico 2003/2004 una bellissima tesi di una mia ricercatrice al Master in Human Rights e Genocide Studies diretto da Marcello Flores e organizzato congiuntamente dall’ ateneo  di Siena e dell’università Kingston di Londra.
Petrocelli non può permettersi di negare quanto è  purtroppo documentato da decenni e dovrebbe trarre le conseguenze del  gesto improprio quanto superficiale che ha compiuto.
Beppe Grillo e Massimo D’Alema non sono in Parlamento e sono liberi di osannare il regime di Pechino come e quanto vogliono. Per fortuna  in Italia (a differenza dei regimi autoritari) vige la libertà di pensiero.
Ma il Presidente della Commissione Esteri del Senato ha una responsabilità istituzionale della massima rilevanza e  non dovrebbe prestarsi a operazioni ambigue. Il rischio è alimentare le operazioni di propaganda  e disinformazione del Partito Comunista Cinese sul dramma dello Xinjiang.
La politica verso la Cina è un tema troppo importante per compiere gesti superficiali: l’Italia e i suoi alleati europei e atlantici sono impegnati a trovare un difficile equilibrio tra competizione e cooperazione nelle relazioni con il Dragone.
Proprio in questa fase le diplomazia stanno cercando di definire con puntualità le aree di collaborazione (cambiamenti climatici, salute globale, ecc.) e le aree di contenzioso (sorveglianza digitale di massa,  repressione di Hong Kong, sostegno alle dittature della Birmania e della Corea del Nord, ecc.).
In questa difficile e complessa prospettiva politica e negoziale dal Presidente della Commissione Esteri sarebbe lecito aspettarsi una maggiore serietà, a mio modestissimo parere.
×

Iscriviti alla newsletter