A poche ore dallo squillo di campanella dell’Ue sul Patto di Stabilità, l’ex ministro delle Finanze tedesco Schäuble torna a invocare il rigore fiscale post-pandemico. Cercando la sponda di Mario Draghi
Forse non esiste un falco più falco di lui. Wolfgang Schäuble, per otto anni (2009-2017) alla guida del Tesoro tedesco, teorico dell’austerity dura e pura e grande avversario dell’Italia, sul terreno del debito pubblico, oggi presidente del Bundestag, è tornato a ruggire contro chi pensa di sforare a piacimento gli obiettivi dei conti pubblici nel nome di una pandemia che ha devastato le economie continentali. Con un intervento pubblicato sul Financial Times, pubblicato, nemmeno a farlo apposta a poche ore dal primo squillo di campanella dell’Ue: dal 2023 tornerà il temuto Patto di Stabilità e cioè tagli alla spesa, Fiscal Compact, rientro dal debito per un ventesimo l’anno di quanto eccedente il 60% del pil, misure e sanzioni per chi non lo farà. Insomma, ricreazione finita, pandemia permettendo.
E Schäuble non potrebbe essere più d’accordo. “Durante il mio periodo come ministro delle Finanze tedesco, avevo una reputazione di frugalità. Ma allora, come oggi, il mio obiettivo era la sostenibilità del debito: prendere a prestito in tempi di crisi per stabilizzare l’economia ha senso, purché non si dimentichi la questione del rimborso. La necessità di ripagare il debito in un secondo momento viene spesso trascurata. Molti governi si concentrano sulla parte facile delle teorie keynesiane – l’indebitamento – e poi rimandano il rimborso dei loro debiti. Questo porta ad una continua espansione del debito sovrano”, scrive l’ex ministro tedesco.
“Questo non è un semplice problema economico”, rimarca il falco di Germania. “Perché crea anche rischi per il tessuto sociale. La maggior parte dei prestatori agli Stati sono individui ed entità ricchi. Il prestito pubblico aumenta la loro ricchezza, allargando il divario tra ricchi e poveri. Keynes una volta avvertì che i profittatori sarebbero diventati oggetto di odio. Ora il divario tra abbienti e non abbienti rappresenta una minaccia enorme per la coesione sociale”. Insomma, è l’ora di tornare alle origini, al rigore. Altrimenti si rischia una pandemia da debito più che sanitaria. E molti Paesi potrebbero finire in terapia intensiva.
“Dobbiamo quindi tornare alla normalità monetaria e fiscale . L’onere del debito pubblico deve essere ridotto. Altrimenti, c’è il pericolo che la pandemia di Covid-19 sia seguita da una pandemia del debito, con gravi conseguenze economiche per l’Europa. Con l’invecchiamento della popolazione, i paesi dell’Ue faranno fatica a eguagliare gli Stati Uniti e la Cina in termini di produttività e competitività se consentiranno che un debito eccessivo metta a repentaglio la loro flessibilità finanziaria. Pertanto, tutti i membri della zona euro devono impegnarsi per tornare a una disciplina di bilancio più rigorosa”.
Chissà cosa ne pensa Draghi, che il rigore l’ha accantonato fin dai tempi della sua esperienza al vertice della Bce, con politiche monetarie accomodanti che hanno fatto infuriare non poco i tedeschi. “Ho discusso più volte di questo azzardo morale con Mario Draghi. Siamo sempre stati d’accordo che, data la struttura dell’Unione monetaria europea, la competitività e le politiche finanziarie sostenibili sono responsabilità degli Stati membri. E ora sono sicuro che intende sostenere questo principio come presidente del consiglio italiano. È importante per l’Italia e per l’Ue nel suo insieme . Altrimenti avremo bisogno di un’istituzione europea con poteri per far rispettare le regole concordate congiuntamente. Ciò richiederebbe modifiche al trattato”. Avviso a Roma?