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Regioni autonome, ma non da Pechino. Anche Macao tronca con Taiwan

L’Ufficio economico e culturale di Macao a Taiwan sospenderà temporaneamente le operazioni dal 19 giugno. Gli scambi economici e sociali non saranno più trattati senza passare per la politica

Poche ore dopo l’annuncio della chiusura dell’ufficio di rappresentanza di Hong Kong a Taiwan (qui l’articolo di Formiche.net), anche Macao ha deciso di sospendere le operazioni nella loro sede sull’isola.

Lo stop partirà questo fine settimana e, anche se prevede la gestione delle richieste generali e assistenza presentate fino ad oggi, il resto delle attività sarà sospeso.

Sul sito Nikkei Asia si legge che “l’Ufficio economico e culturale di Macao a Taiwan sospenderà temporaneamente le operazioni dal 19 giugno”.

Nel comunicato delle autorità cinesi non sono fornite le ragioni della chiusura dell’ufficio, ma alcune fonti sostengono che vogliono reagire contro la “grossolana interferenza” negli affari interni di Macao da parte del governo di Taiwan per per proteggere il proprio personale dalle minacce alla loro sicurezza sull’isola. Già in altre occasioni Macao aveva agito in modo simile.

La mossa aumenta le tensioni nello Stretto di Taiwan e arriva dopo che la Cina ha inviato 28 aerei militari, inclusi aerei da combattimento e bombardieri con capacità nucleare, nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan.

Il Consiglio per gli affari continentali di Taiwan ha dichiarato al sito Nikkei Asia di condannare questa decisione: “Il governo taiwanese ha sempre fatto del suo meglio per assistere l’Ufficio economico e culturale di Macao a Taiwan da quando è stato istituito nel 2011. Ci rammarichiamo fortemente che il governo di Macao abbia preso questa decisione unilateralmente”.

Toru Kurata, professore di Politica e diritto alla Rikkyo University di Tokyo, ha spiegato a Nikkei Asia che la situazione nello Stretto di Taiwan “è un’indicazione che gli scambi economici e sociali tra Taiwan e Hong Kong non possono più essere trattati senza toccare la politica […] Dovrebbe esserci una relazione in atto per non ostacolare le interazioni umane tra regioni così strettamente collegate, ma ora sta diventando difficile. Devo dire che questa è una situazione anormale”.

Per il ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, le ultime minacce non sono fonte di preoccupazione, tuttavia ha detto di essere pronto per qualsiasi attacco: Non prevediamo davvero che scoppierà presto un conflitto o una guerra, ma stiamo cercando di prepararci, se la guerra avrà luogo domani, o sei anni dopo, o 10 anni dopo, dobbiamo prepararci”.

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