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Primarie Pd, chi si contende la fascia tricolore di Raggi. L’analisi di Giordano

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Il 20 giugno si celebreranno le primarie della coalizione di centrosinistra chiamata a scegliere lo sfidante di Virginia Raggi. Ed è chiaro, stando così le cose e in assenza di importanti fratture sociali che non si intravedono all’orizzonte, solo il voto dei romani potrà confortare o confutare la capacità predittiva dei dati fino ad oggi raccolti. L’analisi di Domenico Giordano

Le primarie dovrebbero essere un esercizio di democrazia partecipata, un’occasione di libera condivisione delle migliori candidature in vista delle elezioni ufficiali, invece, molto spesso in Italia si trasformano in scelte sofferte, diventano terreno di rotture anche traumatiche o peggio di finte legittimazioni popolari per decisioni già prese dalle deboli oligarchie di partito.

E Roma, dove il 20 giugno si celebreranno le primarie della coalizione di centrosinistra chiamata a scegliere lo sfidante di Virginia Raggi, non fa eccezione a questa falsa partenza schierando ben sette candidati, o meglio, sei candidati più Roberto Gualtieri, che stando alle previsioni della vigilia dovrebbe essere poi il vincitore in pectore che andrà a contendere la fascia tricolore alla stessa Raggi, a Carlo Calenda e al candidato che prima o poi il centrodestra deciderà di lanciare nella mischia capitolina.

Ecco, che diventa interessante registrare prima il mood che la rete esprime nei confronti dei candidati che lo scorso 25 maggio hanno presentato le firme per partecipare alle primarie e, non di meno, poi fare una seconda ricognizione sui tre nomi che hanno le maggiori possibilità di duellare al ballottaggio di ottobre.

Da una rapida lettura dei dati sulle menzioni e dell’engagement la partita è ampiamente sbilanciata a favore dell’ex ministro dell’Economia dei governi Conte che rispetto ai suoi competitor interni (fatta eccezione per Cristina Guercio per il numero limitato di menzioni non è stata censita) riesce a coinvolgere maggiormente gli utenti e gli attivisti nelle discussioni in rete.

La vera sorpresa di queste primarie, se pensiamo di dare una proiezione in termini di consensi ai dati comparati raccolti dal 25 maggio al 7 giugno, potrebbe essere Imma Battaglia, storica leader dei movimenti Lgbtq+ della Capitale, che ha ampi margini di crescita soprattutto se guardiamo al mood già positivo al 43% al numero di menzioni e, in particolare, a un engagement di tutto rispetto se paragonato a quello degli altri sfidanti, tanto da poter impensierire seriamente Roberto Gualteri.

Un ulteriore conferma della capacità di Imma Battaglia di poter contenere, se non addirittura mettere in forse, la vittoria di Gualtieri la si ottiene anche sezionando i diversi terreni digitali che accolgono le discussioni: a ben guardare è la candidata che riesce ad avere in assoluto non solo un buon bilanciamento tra social network, avendo nel proprio arco seppur con quote percentuali diversi tutte le principali piattaforme, blog e siti di informazioni.

È chiaro, stando così le cose e in assenza di importanti fratture sociali che non si intravedono all’orizzonte, solo il voto dei romani di domenica 20 giugno potrà confortare o confutare questa previsione e la capacità predittiva dei dati fino ad oggi raccolti.

Se invece spostiamo l’analisi, relativa agli ultimi ventotto giorni, sugli attuali big player della contesa elettorale, Virginia Raggi e i suoi due principali competitor Carlo Calenda e Roberto Gualtieri, ne ricaviamo un quadro di grande incertezza sugli esiti elettorali. La sindaca uscente, nonostante il fuoco incrociato che da tempo le arriva addosso dal centrodestra e, in parte minore, anche dal centrosinistra, le diverse gaffe a ripetizione collezionate nei mesi scorsi e la crescente e diffusa insoddisfazione dei romani sulla qualità dell’azione amministrativa e della vita nella Capitale, già evidenziata dai recenti sondaggi, continua a mostrare una certa presa della rete.

Certo, per la sindaca d’Italia, perché tanto vale simbolicamente la fascia tricolore del titolare del Campidoglio, al termine del primo mandato e già in pista da mesi per la possibile riconferma, non è una grande soddisfazione, né tantomeno un buon viatico, presentarsi con un mood contrastato tra sentiment positivo e negativo: 45% il primo e 46% il secondo.

Una equivalenza che dovrebbe far drizzare le antenne allo staff di Raggi che invece continua, con una punta di masochismo, a puntare su una narrazione di una città fuori dalle sabbie mobili in cui l’aveva relegata la peggior classe dirigente degli ultimi vent’anni.

Ma forse, il dato più interessante di questa comparazione a tre, soprattutto per quello che può accadere nei mesi che ci separano dal voto, non è tanto quello di Raggi, forse in massima parte prevedibile, quanto al contrario, il dato sul mood di Calenda e Gualtieri.

Entrambi al momento catalizzano la medesima attenzione positiva da parte degli utenti con un mood positivo al 33% e riescono rastrellare, pur considerando l’imponente sforzo di sponsorizzazioni dei contenuti sociali da parte del leader di Azione, una quota simile di menzioni e di engagement. Negli ultimi trenta giorni, infatti, Calenda ha speso 13.060 euro per far arrivare i propri contenuti social ai diversi pubblici profilati, a fronte di un decimo investito da Gualteri con solo 1.328 euro, mentre Raggi, avendo dalla sua una fanbase di circa un milione di follower continua a tenersi lontana dalle inserzioni Facebook.

In conclusione, è prevedibile ipotizzare nelle prossime settimane, sempre che continui l’harakiri del centrodestra e che il pronostico delle primarie a favore di Gualtieri venga confermato, una crescita di quest’ultimo a danno proprio di Calenda, che ha già prodotto un significativo sforzo in tutti questi mesi, così come un ulteriore indebolimento del mood degli utenti romani nei confronti del sindaco Virginia Raggi.

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