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La “Prossima” sinistra ha come obiettivo il benessere diffuso. Parla Oddati

Il promotore della nuova realtà progressista presenta il progetto. “Bisogna cercare nuove risposte a problemi nuovi, con la stessa ansia di giustizia sociale”. I 5 Stelle vanno inclusi nel campo del centrosinistra, mentre con Salvini al governo non c’è sintonia

“Non è l’ennesima corrente del Partito Democratico: è un laboratorio per portare avanti le idee della sinistra”. La presenta così, Nicola Oddati, esponente dem e promotore di ‘Prossima’. Una nuova propaggine del partito “fatta di persine singole e associazioni interne ed esterne al Pd, che hanno come obiettivo l’allargamento del campo progressista e la riscoperta di parole che la sinistra non usa più da tempo”. Dopo il lancio ufficiale, qualche giorno fa l’ex assessore partenopeo spiega a Formiche.net il senso del contenitore per gli ex zingarettiani e non solo.

Oddati, prossima nasce in un momento storico non facile per la sinistra, attraversata da divisioni e malumori. L’avvicendamento della segreteria da Nicola Zingaretti e Enrico Letta, i difficili rapporti con (alcune) delle altre forze di Governo, un’identità da ritrovare. Cosa l’ha spinta a fare il grande salto?

Proprio la necessità di svegliare risvegliare, nella sinistra, un’attenzione alle tematiche che hanno da sempre costituito la base delle nostre rivendicazioni e battaglie. Prossima è un insieme di persone che hanno consolidato un rapporto tra di loro e vogliono mettersi a disposizione del progetto di allargamento del campo progressista.

Scendiamo un po’ più nel concreto.

Le faccio tre esempi. L’umanità ha risorse scientifiche e materiali per sconfiggere il problema della povertà che tuttavia sussiste. La tecnologia e il progresso compiono quotidianamente passi in avanti che tuttavia non riescono sempre ad essere propulsori per aumentare il benessere diffuso e, ancora, non si sono eliminati gli ostacoli per il raggiungimento della felicità. Questi sono i tre cardini, le tre questioni che vorremmo prioritariamente affrontare.

Come l’hanno presa in casa Pd?

Non c’è una reazione univoca. Ci sono i curiosi e ci sono gli scettici. Ma anche questi ultimi è legittimo che ci siano. Starà a noi dimostrare quello che valiamo.

‘Prossima’ ha anche una valenza territoriale o è uno slogan di anelito alla vicinanza con la base elettorale?

No, Prossima nasce proprio dai territori. E’ fra la gente. Forse la nostra forza è proprio quella di avere poca rappresentanza in parlamento e tanta fuori.

Le imminenti elezioni amministrative in alcune città strategiche (Bologna, Roma, Napoli) saranno un bel banco di prova sotto questo profilo.

Ne sono convinto. Potremo riconquistare Torino, la sfida nella Capitale è apertissima mentre per Bologna sono ragionevolmente convinto che il Pd abbia buone chance per continuare il lavoro svolto fino a oggi da Virginio Merola.

Lei è stato assessore a Napoli. Oltre che responsabile per il Pd del Mezzogiorno. Come vede la situazione del centrosinistra nella città partenopea?

A Napoli c’è un sindaco uscente che ha letteralmente devastato la città. Non solo sotto il profilo economico, bensì sotto il profilo del tessuto sociale. Quindi occorre imprimere un cambio di passo significativo. Penso che il candidato del Pd Gaetano Manfredi sia assolutamente adatto ad assolvere questo compito. E’ chiaro che in caso di ballottaggio il mio auspicio è che tutte le forze progressiste convergano sul nostro candidato.

Lei era molto legato all’ex segretario dem Nicola Zingaretti. Tuttavia ha detto che sarebbe riduttivo pensare a ‘Prossima’ come una casa per gli ex fedelissimi del governatore laziale. Perché?

Perché la nostra è una realtà plurale che mira a fare della diversità un valore. Un mix di esperienze, culture, valori. Ci sono tanti che vengono dall’esperienza di piazza grande con Zingaretti. Ma non si riduce a questo la nostra operazione.

Al nuovo segretario Enrico Letta si sente di poter dare qualche consiglio?

Più che altro mi sento di dirgli di continuare sulla strada che ha intrapreso. Il posizionamento politico del Pd sotto la sua egida è giusto. Noi dobbiamo rappresentare le esigenze concrete delle persone, anche in ordine ai diritti civili e alle libertà personali. Sul piano delle alleanze Letta ha fatto molta chiarezza: abbiamo la necessità di una coalizione di centrosinistra. E questa in effetti è una prospettiva sulla quale collimiamo perfettamente. Così come ci piace molto l’idea di istituire le agorà democratiche. Creare spazi partecipativi è sempre positivo.

Quale deve essere secondo lei il rapporto fra Pd e Movimento 5 Stelle?

Di dialogo e di collaborazione. Grazie alla svolta impressa dall’ex premier Giuseppe Conte, il Movimento sta attraversando una fase molto complessa di trasformazione e maturazione che salutiamo favorevolmente. E’ una forza che dovrà essere parte integrante del campo progressista.

Stare al Governo con Salvini le crea qualche fastidio?

Francamente sì. D’altra parte è evidente che ci siano molte cose che dividono la nostra idea di Paese, di società e di politica rispetto a quella della Lega. Il governo Draghi è nato per dare una risposta a una precisa esigenza. Ed è nato per far uscire il nostro paese dalle lacerazioni provocate dall’esperienza pandemica, vincendo la sfida del Recovery e del piano vaccinale. Per fare questo occorreva la più ampia base parlamentare possibile. Ma, terminata questa esperienza, ognuno tornerà a calpestare la sua strada.

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