Cybersecurity, terrorismo, minacce ibride. La pandemia forse è al tramonto, l’emergenza sicurezza che ha scatenato no. Dall’agenzia per la cybersecurity alle missioni italiane all’estero, il Pd presenta la sua road map, ogni venerdì di giugno alle 18. Il commento di Enrico Borghi, responsabile sicurezza Pd e componente del Copasir
Viviamo dentro un mondo in metamorfosi, e come in tutti i processi di cambiamento è la fase in cui l’organismo è più esposto e più fragile.
Il nostro organismo è il sistema democratico, liberale e capitalistico. In una parola, l’Occidente. Che si trova impegnato oggi in un contesto globale estremamente fluido, che riconsidera le magnifiche e progressive sorti della globalizzazione e che intercetta la sfida per la leadership globale lanciata dalla Repubblica Popolare Cinese, che punta a diventare la potenza egemone del XXI secolo con il relativo corollario di sistemi di valori e di modalità di organizzazione sociale.
Nella metamorfosi in atto, ben riassunta dall’opera di Branko Milanovic in “Capitalismo contro capitalismo”, si gioca il confronto-scontro tra il capitalismo liberale occidentale (che ha in sé il serio problema delle iniquità e delle diseguaglianze sociali prodotte) e il capitalismo politico orientale (che ha il terribile marchio di fabbrica dell’autoritarismo, della corruzione e del neo-imperialismo).
Non a caso in queste ore, Joe Biden atterra in Europa per rilanciare una nuova stagione di rapporti rafforzati tra le due sponde dell’Atlantico.
In questo contesto, l’emergenza sanitaria ha reso ancora più ampio e complesso il quadro della sicurezza già caratterizzato dalla dimensione di metamorfosi sopra accennata, al quale vanno aggiunti anche le proiezioni di influenza di Russia e Turchia, le drammatiche crisi interne di paesi emergenti come India e Brasile, i nuovi picchi di violenza in Africa, il Medio Oriente in un quadro complesso e articolato, con fenomeni complessivi generalmente inaspriti dalle condizioni di disagio socio-economico enfatizzati dal Covid-19.
Si incrociano, come dentro un puzzle, su questo scenario antiche e nuove forme di minaccia alla nostra sicurezza. Il mai scomparso terrorismo jihadista, che gode dell’incremento di attività di Daesh in Africa e in Iraq per giungere a lambirci con i Balcani diventati l’epicentro europeo del proselitismo; l’immigrazione clandestina, con l’aumento dell’instabilità politica e delle difficoltà economiche dei paesi di origine e di transito dei migranti ed il salto di qualità organizzativa delle reti criminali dedite al traffico di esseri umani; la criminalità organizzata, che punta a trarre profitto dall’impatto della pandemia sul tessuto socio-economico italiano; l’eversione e gli estremismi,che utilizzano in maniera strumentale la pandemia per enfatizzare soprattutto sul web teorie cospirative e propositi violenti. A tutte queste forme “classiche” di minaccia, si stanno aggiungendo le nuove realtà.
La cosiddetta “minaccia ibrida”, che ha visto nella pandemia impennarsi le campagne disinformative e le fake news ai fini di manipolazione e di influenza dell’opinione pubblica; le nuove minacce all’economia nazionale, amplificate dalla pandemia (dall’aggressività di competitor esteri sugli assetti strategici che ha reso necessario l’ampliamento della golden power fino al rischio condizionamento della filiera sanitaria, del comparto aerospazio, difesa e sicurezza, delle telecomunicazioni, della logistica portuale e del manifatturiero di eccellenza, nonché sui settori bancario, finanziario e assicurativo). E infine la minaccia cibernetica, che ha visto lo sfruttamento dell’emergenza pandemia per incrementare le azioni ostili contro l’Italia, soprattutto nei confronti dei soggetti pubblici, e che ha richiesto un impegno prioritario della nostra intelligence per tutelare le strutture sanitarie e di ricerca e distribuzione dei vaccini.
Insomma, un quadro rilevante di evoluzione, che impone a chi ha rappresentanze politiche ed istituzionale una doppia capacità: la consapevolezza di compiere analisi raffinate e non superficiali, e la capacità di mettere in campo un adeguamento del sistema alle nuove realtà che si vanno creando.
La normativa di settore nel campo dell’intelligence risale all’era della “belle epoque” della globalizzazione, quando da un lato erano ancora avvertite sul piano interno le conseguenze delle storiche caratteristiche dei nostri servizi segreti (la cui deviazione è stata alla radice di un periodo tragico della nostra Repubblica) mentre per converso sul piano internazionale non si erano ancora affacciate le dinamiche del digitale, della rivoluzione tecnologica e dell’impiego dei servizi di informazione nelle dinamiche imprenditoriali ed economiche.
Per fare ciò, il Partito Democratico ha deciso di dedicare il mese di giugno ad una serie di approfondimenti specifici su tutti questi aspetti, con un ciclo di seminari che nell’alternanza tra esperti del settore, mondo dell’accademia, operatori della comunicazione e responsabili delle istituzioni e della vita parlamentare, cercherà al tempo stesso di cogliere la complessità del momento e di fornire strumenti ed elementi di positivo governo della realtà storica.
Sarà una conferma in più del ruolo che il Pd svolge a supporto delle istituzioni repubblicane, della loro aderenza ai valori fondamentali della nostra Costituzione e dello sforzo di costruire un Paese moderno, adeguato e all’altezza della propria storia e del proprio ruolo sul piano internazionale, per completare la metamorfosi di questi tempi con una democrazia più robusta e un’Italia più forte e più giusta.