Biden che studia “tutti i giorni” il giusto registro per parlare a Putin. La delegazione americana che fa cambiare all’ultimo i fiori, e si è portata dietro il cherosene per rifornire l’Air Force One. Il peso del vertice Usa-Russia a Ginevra è anche nei dettagli. De Maio (Brookings): c’è un solo dossier dove si può davvero cooperare
Il vertice viene definito dalle rispettive delegazioni “interlocutorio”. Ma la posta in palio non è banale. Vladimir Putin e Joe Biden si incontrano nella neutrale Ginevra, in Svizzera. Come con i cinesi ad Anchorage, gli Stati Uniti vogliono tracciare alcune, nette linee rosse.
Troppe, in questi primi mesi della nuova amministrazione democratica, sono state già sorpassate. Dagli attacchi cibernetici a Solar Winds al caso Navalny fino alle manovre al confine ucraino e al sostegno del regime bielorusso di Alexander Lukashenko, quella di Mosca è stata più di una semplice routine. Sono passati tre mesi da quando Biden ha definito “un killer” il suo omologo russo in una ormai celebre intervista, scatenando l’ira e l’indignazione del Cremlino.
Ieri, dal quartier generale della Nato a Bruxelles, lo ha chiamato “un degno avversario”. E Putin, alla vigilia del faccia a faccia, in un’intervista alla Nbc ha ricambiato la cortesia, Biden è “un professionista” della politica, ha detto il presidente russo, peraltro prendendo le distanze dall’ex inquilino della Casa Bianca Donald Trump, “oggi mi aspetto che non ci siano movimenti impulsivi, che potremo osservare alcune regole di interazione”.
A dispetto dei convenevoli, però, il clima che si respira a Ginevra è tutt’altro che sereno. “Con l’interferenza elettorale del 2016, il dibattito politico interno americano ha visto una marcata divisione tra coloro che cercano il dialogo con Mosca e quanti invece credono che il dialogo in sé debba essere una ricompensa per la Russia, e non un dato di fatto” dice a Formiche.net Giovanna De Maio, Nonresident Fellow della Brookings Institution – Alla luce di quanto successo non solo negli ultimi anni, dall’annessione della Crimea all’interferenza elettorale, ma anche negli ultimi mesi (attacchi cyber provenienti da piattaforme russe, incremento della presenza militare in Ucraina orientale, prigionia dell’oppositore politico Navalny), si comprende come Biden cammini sul filo del rasoio”.
Nessuno a Washington DC si fa illusioni. Non può bastare un vis-a-vis in terra neutrale per trasformare la principale minaccia militare per l’Europa in un semplice competitor. La tensione si respira anche nei preparativi. Fonti vicine alla delegazione di Biden raccontano come il presidente abbia deciso di portarsi il tappeto rosso e perfino il rifornimento di cherosene per l’Air Force One dagli Stati Uniti, forse diffidando del “pit-stop” europeo.
Si è allenato ogni giorno con i suoi consiglieri, svela la Cnn, per trovare il giusto registro con cui parlare a Putin. Non solo: la delegazione americana ha rifiutato fin da subito l’idea di una conferenza stampa unitaria, preferendone due separate, per non ripetere il “disastro” di Helsinki, quando Trump lasciò a Putin il palcoscenico per un vero e proprio one-man-show. Fino alla tarda serata di martedì, a nessun giornalista russo era stato ancora rilasciato l’accredito per la conferenza di Biden, fra le proteste del drappello di cronisti radunatosi a Ginevra.
Per dare un’idea dell’attesa che ha preceduto il vertice, c’è stato anche un piccolo incidente di diplomazia da giardinaggio. La sala principale di Villa La Grange, la lussuosa residenza preparata per l’occasione, era stata inizialmente arredata con fiori bianchi, rossi e blu, per un totale di una cinquantina di composizioni. Tutto da rifare: per il team degli americani il colpo d’occhio finale era “troppo russo”. Così si è trovato un altro compromesso: fiori bianchi e verdi, dunque neutrali.
Sono anche questi i segnali di un vertice che, con i suoi limiti, ha generato aspettative da l’una e l’altra parte. Più di tutto, ha spiegato a Formiche.net Stephen Walt, Renée and Belfer Professor di Relazioni internazionali ad Harvard, Putin cerca un “riconoscimento” da parte di Biden, e questo motiva la cautela americana, la scelta americana di un incontro riservato, senza un comunicato congiunto.
Sul piano sostanziale, si contano sulle dita di una mano i settori in cui le due parti possono trovare una forma di collaborazione senza incappare in un’escalation di sanzioni o, peggio, militare. “Russia e gli Usa hanno interesse a collaborare su almeno un dossier, quello del controllo degli armamenti che rischia di avere conseguenze irreparabili qualora ci dovesse essere un’escalation in uno dei teatri di contesa – nota De Maio – Meno ottimismo c’è invece sul lato cyber, dove il presidente russo Putin si è detto aperto a collaborare in ben due occasioni, anche se ovviamente ha negato il coinvolgimento russo nei recenti attacchi all’oleodotto Crudeoil e alla fabbrica di carne JBS”.