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Il sindacato tra imprese, piazze e governo

Intensa giornata sindacale. Rinnovato il Ccnl del settore dei giocattoli. I sindacati in piazza contro l’articolo 177 del Codice Appalti. La soddisfazione di Pier Paolo Bombardieri, leader della Uil, sull’intesa di ieri a Palazzo Chigi sul blocco dei licenziamenti

“I lavoratori che operano nel settore dei giocattoli hanno il loro contratto ed un altro spazio del manifatturiero risulta coperto dal punto di vista normativo ed economico. Abbiamo determinato un risultato apprezzabile. Ora manca il rinnovo del Ccnl del settore tessile e della moda, ma stiamo facendo del nostro meglio per rinnovare anche questo importante Ccnl del ‘Made in Italy’. Siamo soddisfatti e fiduciosi”. Così Daniela Piras, segretaria nazionale della Uiltec ha commentato la sigla dell’ipotesi di accordo contrattuale del settore dei giocattoli tra le rappresentanze sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e quelle dell’associazione di categoria Assogiocattoli. In questo settore in cui operano oltre 5000 addetti in circa 80 aziende; il contratto in questione era scaduto il 31 dicembre 2019.

LA PARTE ECONOMICA

Per quanto riguarda la parte economica, l’intesa prevede un aumento complessivo di 90 euro sul TEC (trattamento economico complessivo), di cui sui minimi (TEM) 75 euro, nel periodo 2020-2023, suddiviso in tre tranche: 21 euro dal primo giugno 2021; 25 euro dal primo giugno 2022; 29 euro dal primo giugno 2023. Si tratta di un montante complessivo per tutto il periodo succitato di 1.471 euro. Al fine di ridurre la differenza retributiva tra i lavoratori assunti al primo livello quelli assunti al secondo livello, l’accordo di rinnovo prevede che saranno riconosciuti 75 euro di aumento sui minimi anche al primo livello salariale, equiparandolo al terzo livello, senza riparametrazione. Per quanto riguarda l’elemento di garanzia retributiva, per le aziende che non praticano la contrattazione di secondo livello, si prevede sarà l’innalzamento da 200 a 250 euro l’anno dal 2021 e per gli anni a seguire. Sul welfare contrattuale, l’intesa prevede l’aumento della quota per il fondo sanitario Sanimoda, che passa da 8 a 12 euro totalmente a carico delle imprese: consentirà ai lavoratori del settore giocattoli di passare dal piano sanitario di base al piano Plus. Sul fondo previdenziale, Previmoda, si prevede un aumento del contributo a carico dell’azienda che, nel corso della vigenza contrattuale, passa dal 1,5%, al 2 %.

PARTE NORMATIVA

Per quanto riguarda la partecipazione, le Rsu avranno diritto alla consultazione preventiva sui programmi di formazione. Inoltre, viene portata da 6 a 8 mesi l’aspettativa, dopo il termine del periodo di comporto, per quanto riguarda le malattie di lunga durata. Il diritto al congedo matrimoniale viene esteso anche alle unioni civili. Infine, per contribuire allo sviluppo della cultura della responsabilità sociale delle imprese, le parti hanno condiviso delle apposite linee guida su temi come lo sviluppo sostenibile dell’economia e il rispetto dell’ambiente. Allo stesso modo è stato definito, dalle parti, un testo di linee guida per caratterizzare e orientare le dinamiche partecipative dei lavoratori all’interno delle aziende. In tema di diritti civili e sociali, al fine di prevenire ogni forma di violenza, ivi compresa quella di genere, le parti si impegnano a promuovere e sostenere i principi di rispetto verso ogni persona, favorendo l’integrazione e difendendo i diritti di chi subisce ogni tipo di sopruso legato alla cultura, al genere e all’orientamento sessale, anche attraverso l’adozione di avvisi comuni.

OGGI IN PIAZZA I LAVORATORI DEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI DI GAS ED ELETTRICITÀ

Oggi davanti a tutte le prefetture  italiane i lavoratori dei servizi pubblici essenziali organizzati da Filctem Cgil, Flaei e Femca Cisl, Uiltec Uil, hanno manifestato contro l’applicazione dell’art.177 del codice degli Appalti. Tale norma, hanno sottolineato i sindacati, mette a rischio circa 150 mila posti di lavoro nei settori elettrici e gas, oltre che mettere in discussione diritti e conquiste maturate negli anni dai lavoratori dei servizi pubblici essenziali ed avere impatti negativi sulla fornitura di servizi ai cittadini. A Roma il presidio si è svolto in piazza SS. Apostoli e, tra gli altri, ha parlato Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec.

PERCHÉ NON VA L’ARTICOLO 177 DEL CODICE APPALTI

“Oggi stiamo facendo uno sciopero, a cui ha aderito il 95 per cento degli addetti interessati, perché è quasi una beffa – ha ribadito Pirani- che, mentre si trovano accordi sui licenziamenti siamo alla vigilia dell’apertura di una procedura di mobilità per 150mila lavoratori e lavoratrici dei servizi pubblici essenziali riguardanti luce, gas, igiene ambientale. Si tratta di addetti che hanno fatto andare avanti l’Italia nel pieno della pandemia. Esiste un articolo di legge, il 177 del codice appalti, che dice infatti come questi settori debbano essere frammentati, smembrati, e per l’80% messi in appalto. Precarietà, incertezza, incidenti sul lavoro: è questa la beffa, è questo quello a cui noi diciamo di no. Vogliamo dei servizi pubblici industrialmente avanzati che diano un servizio, che diano tutela e dignità a chi ci lavora. Via l’articolo 177 , cambiamo questa legge iniqua, mandiamo avanti delle politiche per un settore importante come quello dei servizi pubblici”.

UTILITALIA ED ELETTRICITÀ FUTURA D’ACCORDO COI SINDACATI

L’applicazione dell’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici può mettere a rischio la qualità e la continuità dei servizi, con gravi ricadute sul fronte occupazionale. Le imprese, quindi, condividono le preoccupazioni dei sindacati rispetto a una norma che potrebbe destrutturare aziende sane ed efficienti. È la posizione espressa da Utilitalia (Federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia) ed Elettricità Futura (principale associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano) nel giorno dello sciopero nazionale indetto dalle sigle di categoria. L’esternalizzazione per l’80% dei servizi e delle opere – evidenziano – è una norma che non tiene conto di legittimi affidamenti, di situazioni transitorie legate ai processi di liberalizzazione concordati con Bruxelles e della tutela costituzionale della libertà d’impresa. L’applicazione della normativa vigente, che prevede pesanti sanzioni dal 1 gennaio 2022 nei confronti delle imprese inadempienti, comporterà la necessità di esternalizzare la pressoché totalità delle attività attualmente gestite, comprese quelle più strategiche ed anche in caso di standard qualitativi ed economici ottimali. Per Utilitalia ed Elettricità Futura, più che un’efficienza a favore delle comunità, si finirebbe per creare una destrutturazione delle imprese e una perdita del valore patrimoniale dello Stato e degli Enti Locali che spesso ne detengono la partecipazione, oltre alle condizioni per il licenziamento di migliaia di lavoratori altamente specializzati. I concessionari, infatti, dovrebbero necessariamente operare una drastica riduzione della forza lavoro nei settori della distribuzione dell’energia elettrica e gas; con l’esternalizzazione forzata dell’80% delle attività, si avrebbe la perdita o la precarizzazione di oltre 145mila posti di lavoro nel breve-medio periodo nell’intero comparto, come denunciato dai sindacati.  Nei giorni scorsi, concludono Utilitalia ed Elettricità Futura, sono stati presentati al Ddl di conversione del Dl Semplificazioni 24 emendamenti da dieci forze politiche che, nella sostanza, vanno tutti nella medesima direzione; si auspica, pertanto, un ripensamento deciso da parte del Governo, anche perché l’incertezza di questi anni rispetto all’applicazione della norma ha già penalizzato il settore sul fronte degli investimenti e dell’occupazione.

I SINDACATI CONFEDERALI CONTRO L’ARTICOLO 177 DEL CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI

”In questi mesi Cgil, Cisl e Uil hanno posto più volte l’attenzione sulle conseguenze occupazionali dell’applicazione dell’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici: un provvedimento che, a partire dal prossimo anno, obbligherà le imprese che gestiscono in concessione settori strategici come il gas, l’elettrico ed i rifiuti ad esternalizzare l’80% delle attività con conseguenze sociali e ricadute occupazionali pesantissime. A queste ricadute si aggiungerebbero inevitabilmente disservizi nella gestione di servizi essenziali”. Lo hanno dichiarato in una nota unitaria i Segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil Emilio Miceli, Andrea Cuccello, Tiziana Bocchi. ”Abbiamo proposto di modificare radicalmente l’articolo per evitare queste ripercussioni senza aver avuto finora l’attenzione necessaria da parte delle Istituzioni -continuano i tre sindacalisti-: queste sono le ragioni che hanno spinto le nostre federazioni di categoria ad indire lo sciopero di oggi, 30 giugno. Il sostegno pieno allo sciopero delle tre Confederazioni si poggia sulla necessità di evitare che si generi precarietà attraverso la moltiplicazione degli appalti in questi settori, nonché per garantire, in vista dell’attuazione del Pnrr, un sistema di gestione dei servizi a rilevanza economica più solido e non frammentato come emergerebbe all’indomani dell’applicazione dell’articolo 177”. I tre segretari confederali – Miceli, Cuccello e Bocchi – fanno appello al Governo e, in particolare, ai Ministri competenti ”affinché si possa trovare la necessaria soluzione ad un tema dirimente per le politiche di sviluppo del Paese: l’immobilismo su questo fronte sarebbe un pessimo segnale per tutto il mondo del lavoro e un arretramento su settori strategici che pagheremmo caramente nei prossimi anni”.

IL GIUDIZIO POSITIVO SULLA PROROGA DEL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI

Secondo il leader della Uiltec ieri sera a Palazzo Chigi, tra sindacati confederali e governo, è stata determinata un’utile intesa sul blocco dei licenziamenti: “Ieri sera – ha ricordato Paolo Pirani, margine della manifestazione in piazza Santi Apostoli a Roma, è stato raggiunto un importante accordo. Non è tutto quello che volevamo ma viene mantenuto il blocco dei licenziamenti in importanti settori come il tessile, l’abbigliamento, il calzaturiero e viene assunto un impegno a utilizzare per tutte le altre aziende tutti gli ammortizzatori sociali, le 13 settimane di Cig, prima di avviare procedure di licenziamento. Ecco perché questo è un accordo importante”.

L’INTERVISTA DI BOMBARDIERI SUL QUOTIDIANO LA STAMPA

C’è un “segnale politico importante”, al termine della maratona di palazzo Chigi. Lo sottolinea Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil in un’intervista a La Stampa, che con i segretari generali della Cgil Landini e della Cisl Luigi Sbarra ha avuto il merito di allungare la trattiva sul blocco dei licenziamenti e di “non mollare di fronte a un pacchetto di norme che sembrava chiuso con determinazione abbiamo convinto il governo a cambiare scelte già fatte”. “La decisione del governo” di sbloccare i licenziamenti per l’industria e l’edilizia “resta e ne abbiamo preso atto, ma con il compromesso che abbiamo ottenuto le aziende si impegnano a usare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione prima di aprire qualsiasi procedura di licenziamento”, sottolinea il leader della Uil. “È stata prevista la creazione di una cabina di regia per monitorare le situazioni di crisi e verificare se ci saranno casi in cui le imprese verranno meno a questo accordo. Così si è avviato un percorso che consente di controllare quello che succede nei territori, visto che la legge prevede il coinvolgimento dei sindacati al momento di avviare procedure di licenziamento”, sottolinea ancora Bombardieri. “Ha pesato – sottolinea Bombardieri – la nostra mobilitazione di sabato scorso e il fatto che abbiamo posto dei problemi concreti sull’applicazione del decreto in preparazione. Abbiamo evidenziato dubbi e incongruenze, chiesto approfondimenti per capire le ricadute delle norme. Devo dire che il premier Draghi è stato disponibile a ridiscutere e così siamo entrati nel merito delle questioni”, aggiunge il leader della Uil. “Abbiamo fatto definire meglio il perimetro delle aziende in crisi, interessate dalla proroga del blocco dei licenziamenti e coperte dalla cassa straordinaria: non solo quelle con tavoli aperti al Mise, ma anche con procedure avviate in prefettura o in Regione. Poi abbiamo chiesto di perfezionare i codici Ateco delle aziende del tessile e della moda, coinvolte nel blocco selettivo fino a ottobre”, rileva. Draghi ha fatto un appello a evitare lo scontro sociale? “sì, c’è un impegno comune in questo senso. Draghi – sottolinea Bombardieri – si è speso in prima persona nella mediazione tra le parti, ha convinto Confindustria e le associazioni datoriali ad accettare la nostra proposta, arrivando alla firma di questo avviso comune. Può essere l’inizio di un percorso che rimette al centro il rispetto delle persone e del lavoro. In questo modo, viene data una risposta alle tante persone che in questo periodo avevano una preoccupazione su cosa sarebbe potuto succedere nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”.

 

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