Una buona fetta di Spazio europeo si è ritrovato a palazzo Farnese, a Roma. L’ambasciatore Masset ha accolto il direttore generale dell’Esa, Aschbacher, il sottosegretario Tabacci, i presidenti di Asi e Cnes, Saccoccia e Baptiste. Ecco cosa hanno detto, tra sfide e opportunità per il futuro extra-atmosferico del Vecchio continente
L’Europa dello Spazio è a un momento di svolta. Di fronte alla rivoluzione targata Elon Musk e all’affermazione extra-atmosferica della Cina, il Vecchio continente deve superare lo scontro tra interessi dei singoli, abbracciano l’idea di una strategia condivisa che non può non partire dalle potenze del settore: Italia, Francia e Germania. È quanto emerso ieri dall’evento “Spazio: il futuro europeo e la collaborazione Italia-Francia”, l’evento organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia (qui è possibile rivedere la diretta).
L’EVENTO
Accolti dall’ambasciatore Christian Masset e moderati dalla direttrice di Formiche e Airpress Flavia Giacobbe, sono intervenuti il sottosegretario Bruno Tabacci (che ha la delega per il settore), il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia e il neo presidente del Cnes (l’agenzia francese) Philippe Baptiste. Presenti in platea, nel rispetto delle norme anti-Covid, tanti rappresentanti dell’industria italiana e francese, tra cui Alessandro Profumo (Leonardo), Massimo Comparini (Thales Alenia Space), Luigi Pasquali (Telespazio), Serafino D’Angelantonio (Airbus Italia), Giulio Ranzo (Avio), David Avino (Argotec). Tutti riuniti per parlare di Spazio, “un tema centrale negli attuali grandi cambiamenti economici, tecnologici e geopolitici”, ha ricordato l’ambasciatore Masset.
SPAZIO EUROPEO
“Il confronto geopolitico che si determinerà nei prossimi anni – gli ha fatto eco Tabacci – impone all’Europa la definizione di priorità e obiettivi”. In altre parole, “lo Spazio può servire a rilanciare l’idea di Europa”, riprendendo “l’intuizione dei padri fondatori” e “l’idea federale”. Visti i budget a disposizione (“rilevanti, ma modesti se confrontati con quelli di Usa e Cina”) per lo Spazio ciò rappresenta un’esigenza, considerando che oltre l’atmosfera si giocano “molte partite” per il futuro sulla Terra, comprese le rivoluzioni green e digitale su cui l’Ue ha puntato con il Next Generation Eu. Per Tabacci bisogno però superare l’idea di “eccezionalità” degli investimenti, rilanciando il Vecchio continente nel contesto internazionale, con migliori strategie industriali e con un maggiore protagonismo politico. L’Italia lo farà approfittando della presidenza del G20, lavorando a una proposta per il nuovo diritto spaziale.
IL RISCHIO GAP
Per Masset lo Spazio europeo si trova a “un punto di svolta”, tra la rinnovata attenzione dell’Ue e la nuova Agenda 2025 lanciata da Aschbacher per l’Esa. “Non è la mia agenda – ha detto il direttore generale – ma un’agenda per l’Esa, le agenzie nazionale, per l’industria, la ricerca, gli Stati membri e i cittadini”. L’obiettivo? Permettere all’Europa di rimanere tra le potenze spaziali. Tra i nuovi privati americani (Elon Musk su tutti) e l’ascesa cinese, il rischio è accumulare gap che si ripercuoterebbe su altri settori, dal digitale alle telecomunicazioni. “L’Europa è ancora al top di molti domini – ha detto Aschbacher – ma per altri siamo sotto pressione”. L’esempio più evidente è l’accesso allo Spazio, i lanciatori, un segmento rivoluzionato da SpaceX.
UN’ALLENAZA TRIPARTITA…
Proprio sui lanciatori Saccoccia e Baptiste hanno avuto “un breve scambio di vedute” prima dell’evento, ha spiegato il presidente dell’Asi. D’altra parte, “Italia e Francia sono gli unici in Europa a poter vantare la capacità di architetti di sistema per i lanciatori”. Per affrontare la sfide del futuro servirà dunque “un confronto continuo” tra i due Paesi, coinvolgendo anche la Germania nel “tavolo a tre gambe” che il sottosegretario Tabacci ha iniziato costituire (incontrato gli ambasciatori a Roma la scorsa settimana). “Sicuramente – ha detto Saccoccia – abbiamo le basi per costruire un futuro solido con un’alleanza tripartita”, partendo da Vega, Ariane 6 e l’elemento in comune, il motore P120, realizzato da Avio a Colleferro.
…E IL TEMA DEI LANCIATORI
Musk e SpaceX rappresentano “una grande sfida”, ha ammesso anche Philippe Baptiste, che da poco più di un mese ha assunto la guida del Cnes. “Non c’è industria spaziale senza una strategie di accesso autonomo allo Spazio, e la Francia è molto attaccata a questo concetto”, ha aggiunto. La sfida, ha spiegato, è riuscire a trovare pieno accordo per coprire la totalità dei lanci istituzionali, e poi elaborare strategie innovative per essere competitivi su quelli commerciali. Nel breve termine, “l’obiettivo è avere successo con l’Ariane 6”, al debutto nel 2022, ma occorre “pensare da subito al futuro”, magari “guardando a come oltreoceano hanno affrontato alcune difficoltà”. Per Baptiste tale approccio supera il perimetro dei lanciatori. Le grandi opportunità arrivano dalla rivoluzione digitale, dall’enorme mole di dati spaziali che possono tradursi in innovative applicazioni e utili servizi per la vita sulla Terra. Il nuovo presidente del Cnes ha proposto per questo la creazione di “un ecosistema europeo”, che coinvolga “attori tradizionali”, ma anche “i player del digitale” e tutta la filiera, “aziende, istituzioni e accademia”.
LA RIFORMA DELL’ESA
L’idea è di riprodurre una sorta di modello americano, descritto da Aschbacher in riferimento al “caso Musk”. Si basa su tre elementi, ben visibili nella Silicon Valley: il talento e le buone idee; l’accesso alle risorse (venture capital compreso); la rapidità con cui si crea l’innovazione grazie a procedure snelle e veloci, imparando dagli errori. “La stessa cosa vogliamo farla in Esa”, ha detto il direttore generale. “Il capitale umano con buone idee non mancano”, ma occorre fare di più sull’accesso alle risorse (“voglio lanciare partenariati con istituti di credito e fondi di venture capital”) e sulla velocità (“poter prendere decisioni in Esa e ridurre i tempi della burocrazia è una mia priorità”).
IL RAPPORTO ESA-UE
È questo l’obiettivo dell’Agenda 2025 lanciata da Aschbacher per riadattare l’Esa alla nuova governance europea, contraddistinta dall’accresciuto ruolo rivendicato dall’Ue, con tanto di un’apposita agenzia (l’Euspa). La “top priority”, ha detto il direttore generale, è “fare in modo che lavorino bene insieme”. Per questo, sono terminati i complessi negoziati sull’implementazione dei programmi che verranno co-finanziati dalle due organizzazioni. “Posso dire che, dopo sforzi molto intensi, le relazioni sono state chiarite”. Si attende ora la formalizzazione da parte degli Stati membri, e poi la vera sfida: “mettere in pratica gli accordi, con team integrati Esa-Ue, uffici congiunti e programmi comuni”. L’obiettivo, ha chiarito Tabacci, è “evitare sovrapposizioni”, lanciando un messaggio al commissario Thierry Breton, tra i più determinati sostenitori dell’impegno Ue nello Spazio.
IL CONTRIBUTO ITALIANO
In tutto questo l’Italia, terzo contributore Esa, vuole essere protagonista. Il contributo sarà “la nostra storica capacità di interlocuzione con i grandi player internazionali, l’abilità di coinvolgimento ampio nei programmi spaziali”, ha detto Saccoccia. Il nostro Paese vanta “una tradizione atlantica fortissima”, da tenere in rilievo nella “capacità d’interazione tipica del nostro essere italiani che, in questo momento rilevante per lo Spazio europeo, sarà preziosa”. Preziosa anche per superare la principale “debolezza” riscontrata da Saccoccia nello storico rapporto Italia-Francia nello Spazio: “occorre riuscire a parlare la stessa lingua quando andiamo ad affrontare la competizione al di fuori dell’Europa, superando gli interessi della singola industria e del singolo ente”. Poi, servono “risorse e supporto dei governi”. Prospettiva condivisa da Tabacci: “Gli investimenti europei per lo Spazio sono rilevanti ma, se confrontati con quelli di Usa e Cina, appaiono molto modesti”.
IL SOGNO ESPLORATIVO
Anche Aschbacher ha rivolto il suo appello ai governi, lanciando una “sfida politica” ai leader del Vecchio continente, chiedendo loro di esporsi come fece John Fitzgerald Kennedy nel celebre discorso del 1962 alla Rice Universiy con il quale diede slancio al programma spaziale americano. “Io vorrei che i capi di Stato e di governo europei, allo stesso modo, si alzassero e dicessero: ‘vogliamo che l’Europa arrivi su Marte con l’invio della prima donna entro il prossimo decennio”. Gli ha risposto Giorgio Saccoccia, ricordando la recentissima nomina per Samantha Cristoforetti al comando, come prima donna europea, della Stazione spaziale internazionale: “Ci stiamo attrezzando, caro Josef”.