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Sul Sahel l’Italia proietta la propria politica estera

Dalla nomina di Del Re al potenziamento della presenza politica, diplomatica e militare: il Sahel è una regione da cui passano gli interessi dell’Italia e su cui l’impegno di Roma trova riconoscimento internazionale

L’ex viceministra italiana Emanuela Del Re entra ufficialmente in carica come Rappresentante Speciale dell’Unione Europea in Sahel: fatto politico importante, che racconta di per sé un interesse che l’Ue – e certamente l’Italia – affidano a quella regione dell’Africa e testimonia la volontà di giocare un ruolo sempre più decisivo.

Analizzando le scelte di Roma, si nota che dal 2015 l’Italia ha progressivamente rafforzato la presenza nella regione, sia dal punto di vista politico e diplomatico — con l’apertura di ambasciate in Niger, Burkina Faso e Mali — che militare. Dopo una decisione di adesione dello scorso anno, è infatti recentemente partito il primo contingente italiano inserito nel dispositivo a guida francese “Takuba”.

L’obiettivo di questa missione è facilitare la creazione di un adeguato contesto di sicurezza in un territorio in cui invece la presenza di gruppi armati (anche jihadisti, collegati alle sigle internazionali del terrorismo internazionale come al Qaeda e Is) sta crescendo.

A guidare la proiezione italiana in Sahel, c’è anche la centralità dell’area per fenomeni di migrazione: la regione è un’area di transito dei flussi verso l’Europa, e cresce la necessità di contribuire al rafforzamento dei regimi locali per il miglioramento dei controlli alle frontiere, oltre che le preoccupazioni di sicurezza legate ai traffici criminali, come analizzato in un approfondimento dell’Ispi redatto dagli analisti Camillo Casola e Edoardo Baldaro.

La regione del Sahel è teatro di uno degli sviluppi più significativi della politica estera italiana dell’ultimo decennio, spiega il policy brief dell’Ispi: “Come conseguenza dell’intersezione tra shock esterni, pressioni interne e riorganizzazioni interne, l’Italia sta sperimentando nuovi approcci, strumenti e strategie nel Sahel per promuovere il proprio interesse nazionale, inteso tanto in termini di sicurezza nazionale quanto di stabilità interna e statuto internazionale”.

Questo progressivo e convinto rafforzamento contribuisce a ridefinire la posizione italiana negli equilibri europei e nelle relazioni con gli alleati francesi e tedeschi — anche loro impegnati nella stabilizzazione della regione — spostando tali rapporti anche su questioni e interessi di politica estera e di sicurezza.

“La geografia fisica, politica e umana fanno del Sahel la vera frontiera dell’Europa” ha sottolineato Del Re intervistata da Formiche.net appena nominata, specificando che “il Sahel è una priorità strategica per l’Ue e i suoi Stati membri, e che “l’Ue è impegnata per la sicurezza e lo sviluppo del Sahel di cui l’Unione è il partner principale della regione”.

“Sarà nell’assoluto interesse italiano sostenere [Del Re] perché ben sappiamo come le criticità del Sahel siano state e siano tuttora foriere di nostre potenziali fonti di criticità”, ha commentato su queste colonne l’ex ambasciatore italiano Armando Sanguini.

Il Sahel è d’altronde parte di quel “Mediterraneo Allargato” di cui ha parlato anche oggi, martedì 22 giugno, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ospite al webinar del Partito democratico “La sfida della sicurezza nazionale nel mondo che cambia”: l’Italia, ha detto, sta lavorando a una strategia strategia di sicurezza nazionale considerando la macro-regione dove si snodano “sfide di natura globale, poste alle democrazie liberali, a cui non possiamo sottrarci”.


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