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Jihad ed eversione, ecco le minacce all’Unione nel report dell’Europol

minniti strasburgo

Foreign fighters, proselitismo via web ed estremismo sia di destra sia di sinistra. Il report dell’Europol 2021 evidenzia tutte le criticità sul terrorismo in Italia e in Europa. Lo sforzo coordinato è alla base del lavoro per riuscire a fermare la violenza terroristica ed estremista online e non solo, sostiene Claudio Galzerano, direttore del centro antiterrorismo dell’Europol

Il terrorismo jihadista resta la più grande minaccia per l’Unione europea perché l’Isis ancora attivo in Siria e in Iraq è in contatto con gli affiliati in Europa per spingerli a organizzare attentati. È uno degli elementi del rapporto Europol 2021, appena pubblicato, sulla situazione terrorismo e sulla tendenza per quest’anno.

In generale, la radicalizzazione online è il rischio maggiore sia sul fronte jihadista che su quello degli estremismi di destra e di sinistra. Il Covid-19 ha contribuito perché le persone hanno trascorso più tempo sul web ed è stato più facile influenzare i soggetti fragili mentalmente. L’anno scorso furono 57 gli attacchi, sia tentati che riusciti, con 21 vittime e 47 feriti, in Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia e Spagna e sono state arrestate 449 persone in 17 Paesi membri (45 in Italia), un terzo in meno dell’anno precedente.

GLI IMAM RADICALI

Gli attacchi jihadisti sono opera di lupi solitari che alcune volte alla radicalizzazione uniscono un precario stato mentale. Un vecchio problema che caratterizza tutta l’Europa è l’influenza delle correnti religiose radicali: l’Italia, rileva l’Europol, è concentrata su imam e predicatori che diffondono una versione radicale dell’Islam, spesso salafita ma non solo, e che si trovano soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali provenienti da Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Balcani occidentali e Bangladesh. Sono persone che hanno un ruolo importante in centri culturali islamici, quando non sono propriamente imam, e riescono a coinvolgere soprattutto i più giovani.

IL CARCERE E I CENTRI PER IMMIGRATI

L’Italia da sempre controlla con attenzione i detenuti e gli immigrati nei centri di accoglienza, che l’Europol definisce “terreno fertile per la radicalizzazione” anche per chi è recluso per crimini comuni. È proprio monitorando gli ambienti dell’immigrazione che gli investigatori hanno notato molti casi di persone arrivate dalla Tunisia, dal Marocco e dai Balcani che hanno manifestato un profondo odio verso l’Italia e la cultura occidentale auspicando attentati suicidi. Problemi che hanno anche altrove: in Spagna un marocchino di 32 anni arrestato per omicidio e furto di armi aveva radicalizzato diversi detenuti in varie prigioni pianificando un attentato dopo il rilascio mentre in Austria un albanese aveva reclutato un ragazzo tedesco per un attacco.

IL RUOLO DEL WEB

La campagna di radicalizzazione sul web sta continuando incessantemente anche con la traduzione dei messaggi jihadisti in varie lingue. In Italia, sottolinea l’Europol, l’anno scorso c’è stato un aumento della propaganda in italiano su Telegram così come in spagnolo in Spagna: segnali di potenziali obiettivi. Perfino l’omicidio di George Floyd negli Stati Uniti il 25 maggio 2020 è stato sfruttato per invocare la punizione divina per l’aggressione ai musulmani. La propaganda online è una minaccia crescente: l’Isis cerca di raggiungere determinati target, al Qaeda punta sulla discriminazione nelle società occidentali ponendosi come difensore degli oppressi, altri gruppi jihadisti sfruttano la ripubblicazione delle vignette su Maometto.

FOREIGN FIGHTERS E IMMIGRAZIONE

I numeri ballano, ma il totale dei combattenti andati in Siria e in Iraq dall’Europa dovrebbe aggirarsi intorno a 5mila: per esempio dal 2012 sono partiti dalla Francia in 1.451, di cui circa 700 sono morti, e dalla Germania in 1.070, di cui almeno 260 morti. Nessun combattente ha viaggiato in Italia l’anno scorso e solo uno è tornato. Dal 2011, 146 persone (132 uomini e 14 donne) in vario modo collegate all’Italia si sono unite a gruppi armati in Iraq e Siria: si ha notizia di 53 morti, di 61 dalla sorte incerta e di 32 tornati in Europa di cui 10 in Italia.

L’Italia è convinta delle potenzialità dell’Isis di riorganizzarsi e di far partire verso l’Europa soggetti con esperienza di guerra in Siria, Iraq e Libia, contando sul supporto di organizzazioni all’arrivo. Dunque, il nostro Paese tiene d’occhio soprattutto la rotta del Mediterraneo centrale per possibili infiltrazioni nell’immigrazione irregolare. Due i precedenti pericolosi di soggetti giunti nel centro Europa passando dall’Italia: il 4 aprile 2020 un sudanese, entrato in Francia nel 2016, uccise due persone e ne ferì quattro a Romans-sur-Isère (nel Sud-Est del Paese); il 30 ottobre 2020 Brahim Aoussaoui uccise tre persone e ne ferì altre nella cattedrale di Notre-Dame di Nizza un mese dopo essere sbarcato a Lampedusa. E’ la rotta dalla Tunisia quella più rischiosa, oltre a possibili cellule dell’Isis, di al Qaeda o di suoi affiliati come Aqim (al Qaeda nel Maghreb islamico).

ESTREMISMO DI DESTRA E DI SINISTRA

L’anno scorso 24 attacchi terroristici realizzati da estremisti di sinistra o anarchici sono avvenuti in Italia e uno in Francia: gli obiettivi sono molto spesso le telecomunicazioni, come infrastrutture 5G, e in generale lo sviluppo scientifico e le misure contro il Covid-19 per “disobbedire” alla “dittatura sanitaria”, temi che si sono aggiunti all’antifascismo e antirazzismo. Gli arrestati nel 2020 furono 24 in Italia, 14 in Grecia, 11 in Francia, 2 in Spagna e uno in Portogallo. Anche il terrorismo di estrema destra sta dando maggiore importanza alle comunità online per raggiungere i giovani protestando contro le misure sanitarie, oltre all’aumento dell’immigrazione e ai temi ambientali. L’anno scorso in Italia c’è stato un solo arresto, ma nel report dell’Europol non sono comprese le operazioni delle scorse settimane in Italia e Francia.

I COMMENTI

Ylva Johansson, commissario europeo agli Affari interni, è preoccupata soprattutto dal rischio di radicalizzazione online, in particolare per l’estrema destra, tema di cui ha appena parlato con il Segretario americano per la sicurezza nazionale, Alejandro Mayorkas. Anche Catherine De Bolle, direttore esecutivo dell’Europol, si concentra sulle piattaforme online e sulla necessità di condividere le informazioni e di utilizzare le tecnologie migliori. Infine, secondo il direttore del centro antiterrorismo dell’Europol, Claudio Galzerano, la cosa più importante è un’attenta valutazione della minaccia insieme con uno sforzo coordinato per riuscire a fermare la violenza terroristica ed estremista sul web e non solo.



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